Gravidanza e lavoro

Eowyn, non so quanto il tuo stato d'ansia sia causato dagli ormoni e quanto effettivamente l'ambiente di lavoro sia tossico, posso dirti che io la scorsa estate mi sono trovata in una situazione profondamente malsana (sotto tanti punti di vista) e la cosa migliore che abbia fatto nella mia vita è stato mandarli a quel paese, quindi diciamo che posso capire bene le sensazioni che stai provando.

Parlando della tua situazione posso dirti una cosa dal profondo del mio cuore? Fregatene completamente. Sarò diventata un po' cinica, ma vedila così: loro possono pure fare gli st****i e farti pressioni psicologiche, ma finché tuo figlio non compirà un anno anche volendo non ti possono licenziare, quindi fino a quel momento sei in una botte di ferro. Ora pensa ai progetti che devi concludere e soprattutto alla tua gravidanza, se quando tornerai dalla maternità effettivamente la situazione tornerà a essere come in passato hai tutto il tempo per cercare altro.

Credimi, sono la prima a ritenere di fondamentale importanza la correttezza e la fiducia sul lavoro, ma quando almeno uno di questi aspetti viene meno allora l'altra parte (che in questo caso sei tu) ha tutto il diritto di pensare ai beneamati fatti propri, quindi pensa che al momento sei tutelata e che hai la fortuna di fare un lavoro per il quale c'è richiesta.

Mulan, mi ricordo che ci avevi parlato del tuo lavoro e di come stavi male...
Io non so se quello in cui sono sia un ambiente tossico...gli altri ci stanno bene... e forse sono io a volte quella "difficile"...
In realtà dopo tutti quei discorsi di due anni fa le cose sono pian piano migliorate, ho ricevuto complimenti ecc... ma, tra orario ridotto e poi poche interazioni coi colleghi causa correre da mia figlia a fine orario, e questa diffidenza verso tutti che mi è rimasta, non ho un bel rapporto con quasi nessuno dei colleghi. Mi sembra sempre di dovermi "guardare le spalle", di non potermi fidare di nessuno. Sembrerà patologico lo so...ma è quello che percepisco in questo momento...
E continuo a sentirmi un fallimento, a pensare di dover fare il doppio degli altri, di dover dimostrare ogni giorno che io valgo qualcosa. E poi odio i colleghi che pur non facendo molto e avendo a volte anche scarse capacità tecniche (ma grandi abilità di "intortare" i capi facendo credere di saper tutto loro) vengono apprezzati e magari ricevono un aumento. Ma è un problema mio, mica loro, lo so...

È vero che per il primo anno non mi possono licenziare... ma non è quella la paura che ho... Non so neanche quale sia in realtà...
Forse ho paura di continuare a lavorare in questa spirale di diffidenza... Non riesco neanche più a lavorare bene in team...

Per quel che riguarda l'offerta di lavoro nel mio campo... sarà che è da 5 anni che non mi guardo in giro ma non mi pare ce ne sia così tanta... Mi sono specializzata su un settore molto molto particolare, che unisce ingegneria ambientale e software, e siamo quasi l'unica azienda in Italia che fa una cosa del genere. So programmare ma conosco pochi linguaggi e poco approfonditi, solo per quel che mi serve usarli... ultimamente ad esempio inizio a usare un bel po' python, ma sono al livello di conoscenze di un neolaureato triennale in informatica! Mi hanno dato delle mansioni da project manager (anzi, più da program manager) ma quando ho chiesto di fare un corso e magari certificarmi hanno rifiutato. Ok, potevo farmelo da sola, ma non avevo energia fuori dall'orario per fare anche quello...
Se poi unisci le necessità che si hanno con due bimbi piccoli (no trasferte lunghe... poi vorrei cercare nella città dove viviamo ora...) capisci che la vedo nerissima la ricerca di un nuovo lavoro? :-(

Eowyn, non sentirti tu strana o difficile per il disagio che provi, se esiste non ha certo origine dal nulla.
Capisco perfettamente quello che dici, dall'inizio alla fine, anche se nel mio caso non c'era di mezzo la maternità ma ero in effetti anche io un'"outsider", e ciò ha acuito tutto il disagio che provavo. Io penso, Eowyn, che ognuno di noi nella vita fa determinate scelte: tu hai scelto di creare una famiglia con tuo marito e allo stesso tempo realizzarti professionalmente, altre persone decidono di dedicarsi completamente alla carriera mettendola al primo posto di fronte a tutto, altre ancora decidono di occuparsi al 100% della famiglia. Tutte le decisioni sono rispettabili, ci mancherebbe, ma noto che negli ultimi tempi chi dà una certa importanza agli affetti è visto come "strano" e chi invece vive per il lavoro è quello "normale": considera che io venni derisa pubblicamente in una riunione perché un paio di giorni prima avevo osato esprimermi in modo contrario alla pratica di rimanere A PRIORI (non in casi particolari di effettiva necessità) a lavoro fino a tarda sera perché ho addirittura la pretesa di voler cenare a casa mia con il mio compagno. Ripeto, qui non si parla nemmeno di maternità, ma di visioni completamente diverse in cui non c'era il minimo rispetto per l'altro, posso quindi immaginare che pressioni possa sentire tu che hai ovviamente necessità di dedicare del tempo a tua figlia.

Ora viviti la tua gravidanza con più serenità possibile, Eowyn, e se non ti è possibile inizia a guardarti intorno per capire anche cosa cerca il mercato, anche solo per rassicurarti un po' e/o per porti di fronte al problema in un'ottica più propositiva, del tipo: cosa mi serve per rientrare in questo profilo? Però ecco, tutto questo con calma, perché il tempo al momento è tuo alleato.

Oggi sono in vena polemica...
Due casi nel mio ufficio:
- io all'ottavo mese, manca una settimana di lavoro e sto facendo fatica, nessuno ha preso in mano il mio lavoro nonostante io abbia chiesto più volte a tutti di passare le informazioni, nonostante abbia detto che alcune cose dovevano iniziare a farle gli altri perché io avessi il tempo di scrivere procedure e di assisterli mentre sono in ufficio. Domani riunione alle 8.30 e stamattina (domenica) il capo scrive che devo preparare un tot di cose prima della riunione (si parla di almeno due ore di lavoro). Domenica. E io ho pure la febbre, ma non starò a casa se no mi scatta la maternità.
- mia collega al terzo mese, con nausee ed emicranie, fa fatica, chiede al capo di comprenderla se in un certo giorno è meno produttiva del solito perché è sempre in bagno a vomitare, e lui risponde "è proprio adesso che non ti devi lamentare e devi dare il massimo!"
In tutto ciò:
- collega dell'amministrazione, maschio con 2 figli piccoli, dice in pausa pranzo agli altri, con noi presenti, che le donne in età fertile sono un problema per le aziende e non dovrebbero essere assunte.
- cercando di passare un lavoro ad altri, con calma, ben un mese prima della maternità, mi sento rispondere "eh se c'è tutto questo lavoro da fare mi metto in maternità anch'io!" (collega maschio senza figli)
- altro collega, maschio con figli: "beh ma tanto tu lavorerai da casa anche prima del parto, no?"
Umiliazioni continue...
Si può fare qualcosa o solo stringere i denti e far finta di nulla?

... No ma sul serio? Non so come hai fatto a non mandarli gentilmente a quel paese finora....

Guarda Jul, non lo so neanch'io... Ma la cosa peggiore secondo me è quella che hanno detto alla mia collega! E in generale, alle donne chiedono molto di più che agli uomini, non so perchè.
Mi chiedo se c'è un modo di far capire che quello che stanno facendo è.. sbagliato... non è etico... non so, forse non è abbastanza grave...
E il bello è che noi due abbiamo dato un preavviso di quasi 7 mesi (appena scoperta la gravidanza lo abbiamo comunicato), due colleghi invece hanno deciso di punto in bianco di cambiare lavoro, con un preavviso di un mese previsto dal contratto... Chi crea più disagio secondo voi? Ma le donne in gravidanza, ovvio! Niente contro quei miei colleghi, hanno pieno diritto di cambiare, però è ora di finirla con queste discriminazioni! Anzi, paradossalmente una madre è molto meno incentivata a cambiare lavoro, vita, rischiare eccetera, tenderà di più a restare nella stessa azienda... Sono allibita...

Non sono nuovi i tuoi colleghi e i tuoi capi a certe uscite, mi pare. E mi sembra proprio che questo sia mobbing bello e buono!!!

Guarda Zara, non credo sia mobbing perché se non sbaglio il mobbing deve essere premeditato e volto a portare la persona alle dimissioni... Questi invece sono semplicemente ignoranti e idioti...Non credo (almeno spero) lo facciano nell'intento di far male...magari il loro intento è quello di spronare e di dare motivazione!

Eowyn ha scritto:Guarda Zara, non credo sia mobbing perché se non sbaglio il mobbing deve essere premeditato e volto a portare la persona alle dimissioni...

E' mobbing il fatto che certe affermazioni, se sono testuali come riportate, sono emotivamente violente e possono dunque indurre il lavoratore ad una crisi psicologica da pressioni eccessive. Un esempio lampante è la collega che dice "portate pazienza,non sto bene" e la risposta è "non ti devi lamentare". E' vero che la cosa migliore per fare le cose "pulite" sarebbe che se il lavoratore non è in condizioni fisiche non va al lavoro e il datore di lavoro si può rallegrare del problema; il lavoratore, però, a tutela reciproca, fa lo sforzo di venire al lavoro nonostante la non completa idoneità e informa ,a titolo colloquiale e semplicemente umano, che se ci saranno piccole limitazioni nel suo operato è dovuto allo stato di salute. Spetta al datore di lavoro qui rispondere a) cordialmente (se è una brava persona) b) in modo neutrale, sostanzialmente ignorando il commento (se è una persona non eccellente, ma che almeno non fa danno) e c) in modo aggressivo, cogliendo l'occasione di attaccare la performance del lavoratore e mettendolo dunque sotto pressione (mobbing).

La tua collega (e tutti voi) farebbe ottimamente a mettere TUTTE le comunicazioni per iscritto, documentare e conservare, così quando la situazione precipita e si fa insostenibile (perché se incontrastata, ogni forma di violenza è solo questione di tempo prima che peggiori), è già pronto un bel fascicolo da recapitare a chi di dovere (servizi interni o esterni): sindacati, risorse umane, avvocato e/o psicologo esperto di mobbing che può certificare lo stato, ecc.)

Domani sono ufficialmente a 19 settimane e inizio ad accusare parecchio la situazione a livello lavorativo.
Lavoro in una azienda di servizi IT della quale sono direttore tecnico, ho una decina di persone che riportano a me e questo ovviamente è una grossa responsabilità, che a sua volta porta anche molto molto stress. A inizio gravidanza il medico del lavoro ha richiesto per me lo smart working sia per il rischio covid sia per gli spostamenti, quindi dal punto di vista strettamente fisico la situazione è abbastanza tranquilla, ma tutto questo stress è veramente pesante. Sono entrati nuovi progetti anche di rilievo internazionale ed è sicuramente molto stimolante lavorarci su, ma gran parte del tempo lo occupo a seguire i ragazzi, ognuno dei quali ha le sue peculiarità (chi è ansioso, chi tende a prendersi troppe libertà se non gli si sta addosso...) e le scadenze dei progetti.
Molto spesso mi ritrovo a metà giornata completamente distrutta, anche ieri ho dovuto prendere permesso perché non ero assolutamente in grado di proseguire pur stando a casa, e allo stesso tempo non riesco a non sentirmi in colpa perché in un certo senso sono anche "privilegiata" a poter lavorare in queste condizioni.
Tra l'altro mi preoccupa non poco la situazione che si verificherà in mia assenza: ancora non è stato trovato alcun sostituto, chiunque venga designato risponde picche perché, giustamente, sono l'unica deficiente che ha accettato un ruolo di responsabilità con lo stipendio da semplice impiegata.
Tutto ciò è abbastanza frustrante.