Economia domestica: come gestite il denaro?

A casa mia i soldi li gestisco solo io, e annotto scrupolosamente entrate e uscite. Quando mio marito lavorava regolarmente, il giorno della paga arrivava a casa e dava tutti i soldi a me che li mettevo via. Perchè dice che una donna sa gestire meglio l'economia della casa. Ma, in realtà, soldi entranti sono pochi e solo suoi (a parte quelli che mi da mia mamma e quelli sul mio conto messi via per il futuro). Infatti gli ho proposto, quando avrei lavorato anch'io, di mettere lo stipendio di tutti e due sul conto mio (per i maggiori benefici in caso di credito), ma di fargli una carta di credito anche a lui (sennò mi sento troppo monoplizzatrice). Ma lui ha risposto di no, che i soldi guadagnati da entrambi sono di entrambi e che in caso gli servissero li chiederà a me. Meglio per me allora, se a lui sta bene così. Almeno riuscirò a gestire meglio il denaro tenendo tutto io.
Inoltre mamma e nonna insegnano che una donna debba avere sempre da parte dei soldi "in segreto", che non si sa mai cosa può capitare. Immagino ciò sia uno strascico di quando la donna non era economicamente indipendente e dipendeva dal marito per tutto.
Però devo dire che quei pochi soldi che ci entrano siamo bravi a farceli durare. Fortunatamente non abbiamo il bisogno di uscire spesso o comprare cose e ogni acquisto è ponderato e si cerca di guadagnarne il più possibile dalla relazione qualità-prezzo.

Bisogna aggiungere un paio di cose:
1) il fallimento riguarda solo gli imprenditori commerciali, mentre ne sono esclusi tutti i liberi professionisti (medici, farmacisti, avvocati, notai, ingegneri...) e - almeno in linea di massima e quindi con eccezioni - non riguarda neppure gli imprenditori agricoli;
2) se un imprenditore fallisce ed ha la casa familiare in comunione dei beni con il proprio coniuge, il fallimento potrebbe, al massimo, aggredire 1/2 della casa: cioè la metà di proprietà del fallito. In quel caso, però, il curatore non estenderà mai - ripeto e sottolineo mai - la procedura sulla mezza casa, perchè la massa fallimentare spenderebbe una barca di soldi e, messa all'asta, nessuno si comprerebbe la mezza casa di un altro, con dentro coniuge e figli del fallito. Si tratta, di fatto, di un bene incommerciabile.

Si però Elly facciamo un esempio. Io molte cose "solo mie" tipo il mio portatile, che uso solo io ed è stato comprato per metà da noi per metà da mia mamma, l'ho comprato dopo il matrimonio, e noi abbiamo la comunione dei beni. Quindi in caso di pignoramento per debiti passati di mio marito, me lo porterebbero via, no?

Ranina... Giorgio, il marito di elly, non poteva rispoderti meglio di così!

Noi ovviamente speriamo nell'apertura di una clinica vostra (come ricorderai io sono già in lista per una mastoplastica riduttivissssssima... che ovviamente beneficierà del trattamento preferenziale di affiliata a ladyfertility... ovvero trattamento aagggratisss! )

Però faccio un'altra domanda a Giorgio. Partendo dal presupposto che per me matrimonio=comunione dei beni, quindi è assolutamente una domanda astratta.

Supponiamo che una persona prima del matrimonio abbia un conto con sopra 20000 euro. Si sposa, chiude il conto e ne apre uno con il coniuge versando i soldi. Il coniuge fallisce. Quei 20.000 sono ancora consideti antecedenti al matrimonio e quindi di sola proprietà del coniuge non fallito?

Risposta a Gipsy
Non te lo porterebbero via per una semplice ragione: essendo per metà tuo, gli eventuali creditori di tuo marito non potrebbero di fatto aggredirlo, salvo voler mettere all'asta 1/2 computer, per giunta già in parte usato...chi lo comprerebbe? E, anche nel caso, tu potresti riscattarlo con pochi spiccioli, avendone diritto come comproprietaria.
Certo, per dimostrare che è in parte tuo ed in parte dei tuoi, in teoria dovresti avere la fattura di acquisto cointestata, ma anche qui non c'è problema, perchè ti salva in extremis la presunzione legale dell'art. 183 cod civ. (sto andando a memoria, per cui potrei non avere imbroccato il n° esatto dell'articolo), che dice che di tutti i beni mobili di cui non si riesca a dimostrare se sia del marito o della moglie, si considerano comuni tra i 2. Quindi, alla fine, si ricade nel discorso di prima.

Risposta a pippi
E' proprio come hai detto tu: puoi spostare i soldi sul conto di chi vuoi, ma se quei soldi erano tuoi prima del matrimonio restano tuoi personali anche dopo; e questo anche se li metti su un conto di tuo marito.
Dimostrare che quei soldi erano tuoi prima del matrimonio è molto facile, perchè tutte le operazioni di trasferimento da un conto ad un altro lasciano una traccia (cosiddetta paper trail: pista di carta), per cui non ci vuole Sherlock Holmes per ricostruire la pista di un bonifico dal tuo conto a quello di tuo marito senza che ci sia un rogito di donazione di denaro a monte...Quindi puoi stare tranquilla, perchè anche il giudice più ottuso (io forse farò il concorso per entrare in magistratura fra qualche mese...) non ti darebbe mai torto.

Ciao a tutti!

Giorgio

Si un computer a metà non serve a nessuno. Ma se fosse qualcosa di più grande e di maggior valore? Se non gli conviene niente allora che pignorano quando vengono a pignorare? I mobili? Non credo.
Quindi se comunque non gli conviene confiscare i beni perchè non se li prende nessuno (essendo sempre divisi a metà) a che serve fare la separazione dei beni? Che tutela può dare in più?

Anche noi abbiamo unico conto e comunione di beni. Però col senno di poi , se avessi saputo che avrei perso il lavoro, avrei scelto la separazione, perchè il mutuo è cointestato e la mia parte adesso non la possiamo scaricare .
Anche il sacerdote che ci ha sposati ci aveva detto che la comunione/separazione dei beni era solo una formalità fiscale e che non inficiava assolutamente l'unione della coppia. Ognuno sceglie ciò che gli conviene di più da un punto di vista fiscale

Dunque Gipsy,
io non sono tra quei legali che amano terrorizzare la gente prospettando scenari tanto apocalittici quanto irreali, anche perchè esercito per un ente pubblico, quindi non devo accaparrare clienti e parcelle; al contrario uso quello che ho studiato per cercare di tranquillizzare le persone sul fatto che, spesso anche se non sempre, il diavolo non è così brutto come sembra.

Detto questo, quello che io e tanti come me sosteniamo, è proprio il fatto che non sia poi così conveniente la separazione dei beni: tant'è che io e mia moglie siamo in comunione dei beni. Il vantaggio effettivo della separazione è la maggiore chiarezza: ciascuno si tiene quello che ha e buona notte al secchio, senza se e senza ma. Questo anche perchè le norme sulla comunione dei beni, introdotte nel 1975, sono scritte malissimo e lasciano adito a molti dubbi interpretativi, che fanno la fortuna di tanti miei colleghi in mala fede.

Io continuo a preferire la comunione dei beni, anche perchè ci sono varie norme che tutelano i beni comuni proprio contro i creditori personali di uno dei due. Anzi, l'art. 186 cod. civ. tutela contro i creditori della comunione, ponendo proprio dei limiti al pignoramento. Qui mi fermo, per non scendere troppo nei tecnicismi della professione. Aggiungo solo che anche la cosiddetta "azienda coniugale" che è diversa dall'impresa familiare e che nessuno applica, è in realtà, in virtù del potere di delega assente nelle comuni imprese, un modello molto efficiente.

Che vantaggio hanno i creditori a pignorare? La risposta è semplice: se il debitore ha molti beni conviene, se ne ha pochi no. E questo che sia o meno in comunione dei beni.

Cosa pignorano? I mobili di casa, quasi sempre; i gioielli e le suppellettili (quadri, argenteria...) se ve ne sono. Pignorare un computer e basta non conviene, se non si tratta di una attrezzatura di grandissimo valore tecnologico ed economico (di certo non è tale il mio computerino scassato con cui sto scrivendo). L'atto di pignoramento, con intimazione e notifica del precetto e deposito degli atti in cancelleria, costa al creditore pignoratizio, a stare stretti, almeno 1000-1500 euro. Se il debitore possiede di meno è più vantaggioso lasciare perdere.

Se non ci sono debiti macroscopici o problemi di rilevanza penale, in generale non ci sono motivi di eccessiva preoccupazione.

Io non mi trovo con questo discorso, non vedo nessun vantaggio nella comunione ma anzi solo complicazioni in caso di problemi fiscali di uno dei due. Non sono affatto convinta che un debito non vada a ricadere su un bene comune.

Infatti BS quel che dice Giorgio è che formalmente il debito può ricadere su un bene comune, ma nella pratica è difficile che venga pignorati per i motivi di invendibilità del bene ampiamente spiegati.

Il mio fidanzato mi stava raccontando di una cugina di sua mamma che aveva una attività di commerciante ed è fallita e le avevano pignorato beni per un totale di 8000 euro, tra i quali un divano, un televisore e un tavolo in comunione dei beni, che tuttavia ad oggi a ormai 9 anni sono ancora dov'erano... immagino per i motivi di cui sopra.