Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
+11
Julmax
sea
luisav
Stelladelmattino
Zara
Jessica
Sharon
fatina
Parsley
ArdathLilith
Jillian
15 partecipanti
Pagina 2 di 5
Pagina 2 di 5 • 1, 2, 3, 4, 5
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Faccio tesoro di tutte le vostre risposte ed esperienze, davvero.
Di giri e attività ne facciamo veramente tante, siamo tutti i giorni fuori casa, ma diciamo che non mi basta! Quando rientro in casa siamo ancora sole io e lei fino alle 18.30-19 ogni sera. E sicuramente nella mia situazione particolare ha un forte peso la lontananza dalle mie persone e luoghi, ma non ci posso fare niente.
L'oretta per me la posso avere solo nel fine settimana quando c'è il papà e generalmente la occupo a pulire casa perchè in settimana non riesco. E un po' mi spiace perdermi altro del poco tempo che siamo solo noi 3 insieme per fare qualcosa solo per me. Su questo posso sicuramente lavorare.
Volevo rispondere un attimino a questo per far capire il mio percorso personale che è praticamente l'inverso di quanto vissuto da Sharon.
Quando Anita è nata io mi aspettavo pianti e strepiti, ma il primo mese tutto sommato era tranquilla a parte la sera. Poi ha cominciato a piangere tutto il giorno tranne che nei momenti di tetta fino ai tre mesi compiuti e io pensavo fosse solo una fase che sarebbe passata con la fine delle coliche. Poi ha cominciato a non voler stare con le nonne le poche volte che venivano a trovarci, e io ho pensato che fosse solo una fase. Poi ha cominciato a non passare mai più di 5 minuti da sola, e io pensavo che appena fosse cresciuta un po' sarebbe passato. Idem per i pianti ogni volta che mi allontano di 1 m da lei.
Ora ha 8 mesi e avendo passato un po' di tempo con altri bimbi ho capito che no, non è solo una fase. E' lei che è così, e confesso che un po' mi sono sgravata da un senso di incapacità che mi portavo dietro. Pensavo che sicuramente stavo sbagliando io qualcosa, e invece ora capisco che tranquilla e pacifica mia figlia non lo sarà mai.
Non so se questo rientra nel comportamento che PQ "condanna", ma a me questo passaggio sta servendo per vedere la situazione in modo più chiaro e riuscire a reagire di conseguenza.
No, i bambini non sono tutti uguali. Andiamo a fare merenda in 5/6 e alcuni stanno un'ora tranquilli in braccio o addirittura nel passeggino senza piangere nè essere sempre distratti. Altri, tra i quali lei, sono incontenibili. Devono muoversi e essere intrattenuti. Al corso massaggi era l'unica che piangeva sempre.
E sono arrivata a credere che non sia a causa mia, di quello che faccio o non faccio con lei.
L'alto contatto (concordo su tutta la riflessione di fatina e PQ ma ormai si chiama così) mi ha creato non pochi complessi, perchè sembra che se non hai tua figlia sempre addosso allora crescerà insicura e piena di complessi. Mi sono fatta condizionare molto, poi ho capito che facevo certe cose (bed sharing, tentativi inutili con la fascia) solo perchè avevo letto che era la cosa giusta da fare. Ora ho deciso di non leggere più nulla e di seguire quello che credo sia giusto per me.Non sarei una mamma serena e di conseguenza tutto peggiorerebbe. Penso che sia molto bello che mia figlia sia così attaccata a me, ma nella mia situazione concreta non posso permettermi di stare tutto il giorno con lei addosso, devo darle anche gli strumenti per capire che c'è anche altro oltre la mamma. Ho puntato molto sullo svezzamento e ho avuto la fortuna (o merito?) che sia andato bene. Ho capito che l'allattamento notturno per me era un peso, e l'ho tolto. Il mio corpo ha agito di conseguenza e praticamente ho smesso da una settimana di allattare anche di giorno non perchè abbia deciso una data ma perchè mi sono accorta che veramente di latte ce n'era molto poco. Penso che la mia mente abbia avuto un notevole peso in questo.
Io mi aspettavo una neonata che piangesse e assorbisse tutte le mie attenzioni (poi per carità viverla è un altro discorso) ma pensavo che verso i 6 mesi quella fase sarebbe finita.
Secondo me (ma su questo accetto opinioni differenti) ora che ho questa consapevolezza sarà più facile, come dice anche Sharon.
Penso che i figli ti smuovano tanto dentro, e Anita sembra essere fatta per farmi mettere in gioco proprio su quello su cui faccio più fatica...e penso non sia un caso
Di giri e attività ne facciamo veramente tante, siamo tutti i giorni fuori casa, ma diciamo che non mi basta! Quando rientro in casa siamo ancora sole io e lei fino alle 18.30-19 ogni sera. E sicuramente nella mia situazione particolare ha un forte peso la lontananza dalle mie persone e luoghi, ma non ci posso fare niente.
L'oretta per me la posso avere solo nel fine settimana quando c'è il papà e generalmente la occupo a pulire casa perchè in settimana non riesco. E un po' mi spiace perdermi altro del poco tempo che siamo solo noi 3 insieme per fare qualcosa solo per me. Su questo posso sicuramente lavorare.
Panicqueen ha scritto: E' un modo politically correct di dire "non ti preoccupare! è il tuo bambino che è fatto così - non è colpa tua , quindi tu non puoi farci nulla". Che bella visione edificante, eh? E' il comunismo delle società materne. Serve a dire "guarda che non c'è una madre più brava di un'altra (sottotesto: non potrai quindi essere certamente tu), quella della tua amica è solo fortuna". Allora la madre torna a casa e si arrende davanti al suo bambino/destino con l'etichetta sbagliata/speciale. Però almeno non si sente incapace, è solo sfortunata! Allora va tutto bene.
Non fraintendemi, proteggere le capacità materne è esattamente ciò che è necessario: ma bisogna sostenerle, contribuire ad alimentarle e rigenerarle. E per fare questo a volte bisogna anche mettere in discussione il punto di vista da cui si proviene.
Volevo rispondere un attimino a questo per far capire il mio percorso personale che è praticamente l'inverso di quanto vissuto da Sharon.
Quando Anita è nata io mi aspettavo pianti e strepiti, ma il primo mese tutto sommato era tranquilla a parte la sera. Poi ha cominciato a piangere tutto il giorno tranne che nei momenti di tetta fino ai tre mesi compiuti e io pensavo fosse solo una fase che sarebbe passata con la fine delle coliche. Poi ha cominciato a non voler stare con le nonne le poche volte che venivano a trovarci, e io ho pensato che fosse solo una fase. Poi ha cominciato a non passare mai più di 5 minuti da sola, e io pensavo che appena fosse cresciuta un po' sarebbe passato. Idem per i pianti ogni volta che mi allontano di 1 m da lei.
Ora ha 8 mesi e avendo passato un po' di tempo con altri bimbi ho capito che no, non è solo una fase. E' lei che è così, e confesso che un po' mi sono sgravata da un senso di incapacità che mi portavo dietro. Pensavo che sicuramente stavo sbagliando io qualcosa, e invece ora capisco che tranquilla e pacifica mia figlia non lo sarà mai.
Non so se questo rientra nel comportamento che PQ "condanna", ma a me questo passaggio sta servendo per vedere la situazione in modo più chiaro e riuscire a reagire di conseguenza.
No, i bambini non sono tutti uguali. Andiamo a fare merenda in 5/6 e alcuni stanno un'ora tranquilli in braccio o addirittura nel passeggino senza piangere nè essere sempre distratti. Altri, tra i quali lei, sono incontenibili. Devono muoversi e essere intrattenuti. Al corso massaggi era l'unica che piangeva sempre.
E sono arrivata a credere che non sia a causa mia, di quello che faccio o non faccio con lei.
L'alto contatto (concordo su tutta la riflessione di fatina e PQ ma ormai si chiama così) mi ha creato non pochi complessi, perchè sembra che se non hai tua figlia sempre addosso allora crescerà insicura e piena di complessi. Mi sono fatta condizionare molto, poi ho capito che facevo certe cose (bed sharing, tentativi inutili con la fascia) solo perchè avevo letto che era la cosa giusta da fare. Ora ho deciso di non leggere più nulla e di seguire quello che credo sia giusto per me.Non sarei una mamma serena e di conseguenza tutto peggiorerebbe. Penso che sia molto bello che mia figlia sia così attaccata a me, ma nella mia situazione concreta non posso permettermi di stare tutto il giorno con lei addosso, devo darle anche gli strumenti per capire che c'è anche altro oltre la mamma. Ho puntato molto sullo svezzamento e ho avuto la fortuna (o merito?) che sia andato bene. Ho capito che l'allattamento notturno per me era un peso, e l'ho tolto. Il mio corpo ha agito di conseguenza e praticamente ho smesso da una settimana di allattare anche di giorno non perchè abbia deciso una data ma perchè mi sono accorta che veramente di latte ce n'era molto poco. Penso che la mia mente abbia avuto un notevole peso in questo.
Io mi aspettavo una neonata che piangesse e assorbisse tutte le mie attenzioni (poi per carità viverla è un altro discorso) ma pensavo che verso i 6 mesi quella fase sarebbe finita.
Secondo me (ma su questo accetto opinioni differenti) ora che ho questa consapevolezza sarà più facile, come dice anche Sharon.
Penso che i figli ti smuovano tanto dentro, e Anita sembra essere fatta per farmi mettere in gioco proprio su quello su cui faccio più fatica...e penso non sia un caso
Ultima modifica di Jillian il Gio Nov 17, 2016 1:49 pm - modificato 4 volte. (Motivazione : Riformulazioni)
Jillian- Numero di messaggi : 4598
Età : 38
Data d'iscrizione : 26.08.12
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Mi piacerebbe capire meglio cosa intendi, PQ, perchè per me è proprio così: i bambini sono tutti diversi, come gli adulti, d'altronde. E ognuno ha il suo background familiare, ovviamente, che parte come ormai sappiamo dal concepimento.
Mi sembra che tu la stia mettendo un po' troppo sul semplice, invece. Soprattutto se non prendiamo in considerazione solo il pianto, ma anche tutto il resto. Come se a tutto ci fosse una soluzione per far cessare il comportamento del bambino. A volte può essere così, per molte cose ci sono delle soluzioni, e credo che tutte le madri che tengono alla relazione con il proprio figlio facciano di tutto per trovarle. E se sono più ambiti vuol dire che la madre non è una madre sufficientemente buona? O forse la soluzione è semplicemente davvero faticosa e prostrante per la madre, che magari decide di assecondare le richieste del bambino.
C'è stato un periodo in cui avrei dato un braccio per avere un bambino che stava volentieri mezz'oretta al giorno con il papà, o che dormisse anche solo tre ore di fila a notte, che potessi appoggiare un attimo per fare pipì senza sentirlo piangere.
E io mi sentivo abbastanza pronta a molte richieste, ero disposta a dare tantissimo, ero pronta a numerosi risvegli, ad usare fascia perchè sapevo che avrebbe avuto bisogno di molto contatto. Ma non dormendo, ero distrutta, ogni cosa mi costava una grandissima fatica. E ovviamente lui aveva la priorità, perchè era un neonato. Non poteva rimanere affamato, sporco o piangente. Mi sembrava che le attenzioni che gli davo non potessero bastare mai. Ero prosciugata. Mio marito è sempre stato molto presente, ma nonostante tutto a Dante non interessava. Solo verso i 20 mesi ha iniziato a creare un buon rapporto con il papà.
Quindi sì, per me tutti i bambini sono ad alto bisogno (non ad alto contatto, non necessariamente almeno), ma alcuni lo sono più di altri. Per il modo in cui piangono, reagiscono agli stimoli, al cambiamento.
Panicqueen ha scritto:Ma se piange (uso il pianto, ma può essere qualunque comportamento), allora scopriamo perché. "Che ci vuoi fare, è nato così" è arrendersi. Perché la verità è che, in tanti casi, la spiegazione delle dinamiche c'è. Deve solo essere trovata, a partire dall'iniziativa della mamma e con i mezzi giusti.
I bambini non sono tutti uguali, è vero, ma:
a) hanno bisogni molto, molto, molto basilari - più sono piccoli e più basilari e simili sono. Quasi tutto si riconduce alla sicurezza, una merce rara anche per gli adulti stessi (indovinate perché?)
b) non sono nemmeno pacchetti confezionati con il loro temperamento di fabbrica (e caso mai la "fabbrica" è comunque la sua famiglia). Infatti anche le teorie del temperamento oggi prendono in considerazione la vita prenatale, gli eventi di vita della madre, delle generazioni, ecc.
Ma non è veeeeero, ogni bambino è fatto a sé...non si può dire/non si può sapere/ognuno deve fare quello che crede . Tradotto, dato che non si trova una soluzione, buttiamola in buonismo.
Mi sembra che tu la stia mettendo un po' troppo sul semplice, invece. Soprattutto se non prendiamo in considerazione solo il pianto, ma anche tutto il resto. Come se a tutto ci fosse una soluzione per far cessare il comportamento del bambino. A volte può essere così, per molte cose ci sono delle soluzioni, e credo che tutte le madri che tengono alla relazione con il proprio figlio facciano di tutto per trovarle. E se sono più ambiti vuol dire che la madre non è una madre sufficientemente buona? O forse la soluzione è semplicemente davvero faticosa e prostrante per la madre, che magari decide di assecondare le richieste del bambino.
C'è stato un periodo in cui avrei dato un braccio per avere un bambino che stava volentieri mezz'oretta al giorno con il papà, o che dormisse anche solo tre ore di fila a notte, che potessi appoggiare un attimo per fare pipì senza sentirlo piangere.
E io mi sentivo abbastanza pronta a molte richieste, ero disposta a dare tantissimo, ero pronta a numerosi risvegli, ad usare fascia perchè sapevo che avrebbe avuto bisogno di molto contatto. Ma non dormendo, ero distrutta, ogni cosa mi costava una grandissima fatica. E ovviamente lui aveva la priorità, perchè era un neonato. Non poteva rimanere affamato, sporco o piangente. Mi sembrava che le attenzioni che gli davo non potessero bastare mai. Ero prosciugata. Mio marito è sempre stato molto presente, ma nonostante tutto a Dante non interessava. Solo verso i 20 mesi ha iniziato a creare un buon rapporto con il papà.
Quindi sì, per me tutti i bambini sono ad alto bisogno (non ad alto contatto, non necessariamente almeno), ma alcuni lo sono più di altri. Per il modo in cui piangono, reagiscono agli stimoli, al cambiamento.
Zara- Numero di messaggi : 3785
Età : 38
Data d'iscrizione : 19.08.12
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Immagino che non sia un discorso facile da affrontare senza che qualcuno si senta, in qualche modo, accusato di qualcosa.
Io sinceramente non so se ho avuto un bambino ad alto bisogno, c'è da dire che per alcune cose Leonardo è stato diverso dai bambini bambolotto, però ci ha sempre fatto dormire, e questo ha ridimensionato tutto il resto.
Io non leggo il messaggio di Panicqueen come te, Zara, non lo interpreto come " E se sono più ambiti vuol dire che la madre non è una madre sufficientemente buona?", piuttosto come - e qui do la MIA interpretazione delle sue parole, non il vero significato, ovviamente - la Natura non fa le cose a caso: può davvero essere che, per avere un bambino felice e che crescere bene, si debba avere una madre prosciugata, inservibile, che arriva a non volerne più sapere del bambino? È veramente questo che siamo programmati a fare? Non è che, forse, quando si instaurano queste dinamiche (ossia madre troppo stanca per la cura del figlio e le sue richieste nei suoi confronti) c'è qualcosa che non va alla base del rapporto e che, sistemando quel qualcosa, la madre non si sentirebbe più così oppressa?
Nota come io non dica "il bambino diventa più gestibile" o "smette di essere ad alto bisogno", ma come rivolga la mia attenzione alla madre, cioè lei riesce ad essere più resiliente nei confronti di quello che il figlio le chiede.
Il discorso dei bambini ad alto bisogno è veramente complesso: io, ti confesso una cosa, Zara, e voglio credere che tu mi conosca abbastanza bene da capire che era un problema MIO, più che "causato da te", PERCEPITO DA ME: quando tu o Elisina parlavate dei vostri figli in certe circostanze, compensando il fatto che non dormivano e sottolineando quanto fossero precoci in altri aspetti, mi sono domandata tra me e me se il fatto che Leonardo dormisse non lo rendesse "meno intelligente" dei vostri. Lascia perdere che io c'ho i problemi, ma ho trovato molto interessante il passaggio in cui Panicqueen parla del termine "alto" come contrapposto a "basso", quindi un bambino "ad alto bisogno" è anche "alto" in altri sensi, mentre quelli "a basso bisogno" sono anche "bassi" in altri sensi.
Non sto dicendo niente di specifico, sto solo riportando le mie percezioni in un discorso veramente, veramente incasinato.
Una cosa però la capisco, Jillian: la solitudine intesa come lontananza dalle proprie "persone", quella è una cosa che mi è pesata tantissimo e che mi ha spesso fatto dire: Chi me l'ha fatto fare di andarmene dal mio paese (posto in cui, nei momenti di lucidità, non vorrei nemmeno rimettere piede per le visite alla famiglia)...
A quello, forse, ci si può solo rassegnare. Mia sorella, i miei amici mi mancano e mi mancheranno per sempre, e quelli nuovi che ho qui non si avvicinano nemmeno lontanamente a quello che vorrei... Ma è il mio percorso, e ci sono scesa a patti tempo fa, perché i plus che ho qui sovrastano ancora tutto il resto.
Io sinceramente non so se ho avuto un bambino ad alto bisogno, c'è da dire che per alcune cose Leonardo è stato diverso dai bambini bambolotto, però ci ha sempre fatto dormire, e questo ha ridimensionato tutto il resto.
Io non leggo il messaggio di Panicqueen come te, Zara, non lo interpreto come " E se sono più ambiti vuol dire che la madre non è una madre sufficientemente buona?", piuttosto come - e qui do la MIA interpretazione delle sue parole, non il vero significato, ovviamente - la Natura non fa le cose a caso: può davvero essere che, per avere un bambino felice e che crescere bene, si debba avere una madre prosciugata, inservibile, che arriva a non volerne più sapere del bambino? È veramente questo che siamo programmati a fare? Non è che, forse, quando si instaurano queste dinamiche (ossia madre troppo stanca per la cura del figlio e le sue richieste nei suoi confronti) c'è qualcosa che non va alla base del rapporto e che, sistemando quel qualcosa, la madre non si sentirebbe più così oppressa?
Nota come io non dica "il bambino diventa più gestibile" o "smette di essere ad alto bisogno", ma come rivolga la mia attenzione alla madre, cioè lei riesce ad essere più resiliente nei confronti di quello che il figlio le chiede.
Il discorso dei bambini ad alto bisogno è veramente complesso: io, ti confesso una cosa, Zara, e voglio credere che tu mi conosca abbastanza bene da capire che era un problema MIO, più che "causato da te", PERCEPITO DA ME: quando tu o Elisina parlavate dei vostri figli in certe circostanze, compensando il fatto che non dormivano e sottolineando quanto fossero precoci in altri aspetti, mi sono domandata tra me e me se il fatto che Leonardo dormisse non lo rendesse "meno intelligente" dei vostri. Lascia perdere che io c'ho i problemi, ma ho trovato molto interessante il passaggio in cui Panicqueen parla del termine "alto" come contrapposto a "basso", quindi un bambino "ad alto bisogno" è anche "alto" in altri sensi, mentre quelli "a basso bisogno" sono anche "bassi" in altri sensi.
Non sto dicendo niente di specifico, sto solo riportando le mie percezioni in un discorso veramente, veramente incasinato.
Una cosa però la capisco, Jillian: la solitudine intesa come lontananza dalle proprie "persone", quella è una cosa che mi è pesata tantissimo e che mi ha spesso fatto dire: Chi me l'ha fatto fare di andarmene dal mio paese (posto in cui, nei momenti di lucidità, non vorrei nemmeno rimettere piede per le visite alla famiglia)...
A quello, forse, ci si può solo rassegnare. Mia sorella, i miei amici mi mancano e mi mancheranno per sempre, e quelli nuovi che ho qui non si avvicinano nemmeno lontanamente a quello che vorrei... Ma è il mio percorso, e ci sono scesa a patti tempo fa, perché i plus che ho qui sovrastano ancora tutto il resto.
ArdathLilith- Numero di messaggi : 2417
Età : 44
Data d'iscrizione : 19.02.11
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Noooo, avevo scritto un papiro e mi si è cancellato
Mi dispiace molto Ardarth se a suo tempo ti sia sentita così a causa mia
Sul discorso di PQ chiedevo appunto delucidazioni, proprio perchè non mi era ben chiaro.
Per me, ti posso dire che quando Dante ha iniziato a svegliarsi ogni 2 ore di notte, anzichè ogni 40 minuti, tutto si è rivelato meno pesante. Ma non c'entrava nulla la nostra relazione di attaccamento, quanto il mio riposo.
Mi dispiace molto Ardarth se a suo tempo ti sia sentita così a causa mia
Sul discorso di PQ chiedevo appunto delucidazioni, proprio perchè non mi era ben chiaro.
Per me, ti posso dire che quando Dante ha iniziato a svegliarsi ogni 2 ore di notte, anzichè ogni 40 minuti, tutto si è rivelato meno pesante. Ma non c'entrava nulla la nostra relazione di attaccamento, quanto il mio riposo.
Zara- Numero di messaggi : 3785
Età : 38
Data d'iscrizione : 19.08.12
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Noooo! Detesto quando succede, chissà che cose interessanti avevi scritto!Zara ha scritto: Noooo, avevo scritto un papiro e mi si è cancellato
A costo di suonare noiosa, ci tengo a precisare che NON era a causa tua! Voglio dire, ma ti pare che una persona non può essere libera di esprimere pareri sul proprio figlio e su aspetti che la soddisfano, perché teme di creare complessi in un'altra? Anche quel passaggio mi è servito molto per capirmi, per capire che tipo di madre ero e così via.Zara ha scritto:Mi dispiace molto Ardarth se a suo tempo ti sia sentita così a causa mia
Io sono molto felice del percorso che Leonardo mi ha costretto a fare (ci sarebbe un libro da scrivere, a riguardo), perché lo stato in cui sono ora, di grande soddisfazione con lui, è proprio frutto di quel percorso.
Una storia d'amore "ostacolata", come l'aveva definita qualcuno. Ostacolata solo da me, però
ArdathLilith- Numero di messaggi : 2417
Età : 44
Data d'iscrizione : 19.02.11
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
ArdathLilith ha scritto:
Io sono molto felice del percorso che Leonardo mi ha costretto a fare (ci sarebbe un libro da scrivere, a riguardo), perché lo stato in cui sono ora, di grande soddisfazione con lui, è proprio frutto di quel percorso.
In pratica avevo usato qualche migliaio di parole per esprimere questo preciso concetto
Edit.
Mi riaggancio qui, perchè prima ho dovuto chiudere, ma è un discorso che mi interessa molto.
Prima di avere Dante non avevo nemmeno idea di questo modo di etichettare i bambini (il che non mi piace, ma rende il tutto più svelto per indicare alcuni comportamenti). La prima volta che l'ho sentito è stato quando me ne ha parlato Dipkick qui sul forum. E ho cercato il sito del dottor William Sears, dove parla di questi "High needs babies" -> qui.
Non ci potevo credere: stava descrivendo Dante! Le sue reazioni, il suo modo di fare. E poi qui. Non credo si tratti di un modo per "lavarsene le mani" e scaricarsi la coscienza. A me sono piaciute molto queste parole: Our parental role was like that of a gardener: we couldn’t change the color of the flower or the day when it would bloom, but we could pull the weeds and prune the plant so it blossomed more beautifully. Our role was to channel Hayden’s behavior and nurture her special qualities so that instead of being a liability these temperament traits would later work to her advantage and serve her well. Il che mi suona in maniera molto diversa dal buttarla in buonismo. Poi, se parliamo di certe questioni come i risvegli notturni o la frequenza delle poppate, secondo me c'è davvero poco da fare (a meno che si vogliano adottare metodi di estinzione graduale del bisogno o introdurre un'alimentazione di tipo artificiale).
Poi mi è capitato di conoscere mamme con diversi figli affermare che uno era più bisognoso degli altri, in termini di richieste. Mi aveva molto colpito questo post di una mamma blogger.
Io ho lavorato molto su di me, ancora prima di rimanere incinta, e ovviamente, dopo che Dante è nato, per liberarmi dei condizionamenti tutt'altro che positivi che avevo della maternità. Ma, se c'è una cosa di cui posso essere sicura, dal primo momento in cui ho visto quelle manine rugose, è proprio la relazione di attaccamento che ho instaurato e che ho con lui. Per questo ho percepito le parole di PQ come ingiuste e un po' troppo semplificanti. Non è che se si allatta a richiesta, si dorma insieme, si mantenga il bimbo pulito, riposato, stimolato ma non troppo, lo si tenga a contatto allora sarà tutto facile e il bambino risponderà positivamente.
Per mia esperienza, oltre alla massacrante mancanza di sonno mia, un'altra cosa che rendeva molto difficile la giornata era che Dante capiva e voleva fare molte più cose di quelle che le sue competenze fisiche gli permettevano. Questo generava grande frustrazione in lui che non riusciva ad esprimersi e in me che non riuscivo a decifrare cosa volesse. E non sto parlando di bisogni primari, eh, che su quelli era davvero difficile sbagliarsi. Mi ricordo perfettamente una scenata megagalattica, aveva circa 10 mesi. Alla fine, non so come, visto che ancora non parlava, sono riuscita a capire che voleva mangiare una mela, intera, non a pezzi, e dovevo appoggiargliela sul tavolo, così che lui potesse prenderla da solo, perchè se gliela offrivo io non andava bene . E questo è solo un esempio, ma era così per tutto! Il che va decisamente oltre il fatto che i bambini piccoli hanno dei bisogni o anche dei desideri semplici. Ovviamente quando ha iniziato a parlare le cose sono migliorate moltissimo e ora non sta più zitto un secondo
Ad ogni modo, ora che mi avete fatto notare la contrapposizione alto/basso e ora che Ardath ha espresso il suo malessere per questo, mi rendo conto che il termine, di per sè, può dare adito a fraintendimenti ed opposizioni.
Zara- Numero di messaggi : 3785
Età : 38
Data d'iscrizione : 19.08.12
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Zara il primo link è quello che mi ha girato DK e anche io avevo riconosciuto Chris in tutto... e mi ritrovo anche quando dici che voleva fare cose che andavano oltre le sue competenze (tipo tirarsi in piedi a 4 mesi o scavalcare "ostacoli" prima ancora di avere l'equilibrio per stare in piedi)... io con lui ho notato grandi miglioramenti da quando è autonomo nei movimenti... eccetto il sonno che è ancora un grosso tasto dolente....
Sharon- Numero di messaggi : 3597
Età : 36
Località : milano
Data d'iscrizione : 06.06.11
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Uguale Anita... voleva girarsi a pancia in giù a tre mesi e non ce la faceva e si incavolava tantissimo...e appena ce l'ha fatta a 4 mesi esatti ha cominciato a voler fare altro...e via così non si è ancora fermata!
La cosa più frustrante è che non sempre basta prenderla in braccio per calmarla e ancora adesso non sempre capisco cosa vuole/ha bisogno o cosa la fa innervosire.
Poi leggo gli articoli che avete linkato e vedo di capirci meglio, perchè io sto veramente realizzando adesso a 8 mesi che ho una bimba un po' "impegnativa".
A me al contrario di Ardarth il fatto che lei per 3 mesi abbia avuto tanti risvegli notturni proprio nel momento in cui invece la maggior parte degli altri bimbi cominciava a dormire, faceva pensare di stare sbagliando qualcosa (poco latte, troppa tetta, poche coccole, troppe coccole, non lo so..). Capisco al 100% il discorso di Zara e ho molta stima di chi è riuscito a tenere duro fino alla fine fisiologica dell'allattamento. Io non ce l'ho fatta e sto cercando di non sentirmi in colpa per questo. Devo dire che Anita non sembra risentirne particolarmente, si è adeguata davvero in fretta.
Anche oggi gruppo gioco bimbi e lei disperata perchè io sono dovuta andare in bagno. Appena me l'ha rimessa in braccio ha smesso all'istante. Le altre 6 mamme allibite da questa scena e dal sapere che fa così da quando ha 4 mesi (quindi no, purtroppo non è il passaggio che hanno tutti alla fine dell'esogestazione) e in 6 mi hanno detto che no, i loro non fanno così.
Da una parte mi chiedo quando finirà questo suo bisogno di contatto con me così totalizzante....dall'altra mi sento un pochino sollevata nel sapere che allora non è colpa mia se ancora adesso non riesco a tenere decentemente la casa o a truccarmi la mattina.
E infine, per quanto i discorsi astratti sui figli siano sempre idilliaci, le educatrici che frequento mi stanno facendo capire che ogni tanto ci vuole anche il poter esternare che non ce la si fa più e che una certa situazione è difficile da gestire.
La cosa più frustrante è che non sempre basta prenderla in braccio per calmarla e ancora adesso non sempre capisco cosa vuole/ha bisogno o cosa la fa innervosire.
Poi leggo gli articoli che avete linkato e vedo di capirci meglio, perchè io sto veramente realizzando adesso a 8 mesi che ho una bimba un po' "impegnativa".
A me al contrario di Ardarth il fatto che lei per 3 mesi abbia avuto tanti risvegli notturni proprio nel momento in cui invece la maggior parte degli altri bimbi cominciava a dormire, faceva pensare di stare sbagliando qualcosa (poco latte, troppa tetta, poche coccole, troppe coccole, non lo so..). Capisco al 100% il discorso di Zara e ho molta stima di chi è riuscito a tenere duro fino alla fine fisiologica dell'allattamento. Io non ce l'ho fatta e sto cercando di non sentirmi in colpa per questo. Devo dire che Anita non sembra risentirne particolarmente, si è adeguata davvero in fretta.
Anche oggi gruppo gioco bimbi e lei disperata perchè io sono dovuta andare in bagno. Appena me l'ha rimessa in braccio ha smesso all'istante. Le altre 6 mamme allibite da questa scena e dal sapere che fa così da quando ha 4 mesi (quindi no, purtroppo non è il passaggio che hanno tutti alla fine dell'esogestazione) e in 6 mi hanno detto che no, i loro non fanno così.
Da una parte mi chiedo quando finirà questo suo bisogno di contatto con me così totalizzante....dall'altra mi sento un pochino sollevata nel sapere che allora non è colpa mia se ancora adesso non riesco a tenere decentemente la casa o a truccarmi la mattina.
E infine, per quanto i discorsi astratti sui figli siano sempre idilliaci, le educatrici che frequento mi stanno facendo capire che ogni tanto ci vuole anche il poter esternare che non ce la si fa più e che una certa situazione è difficile da gestire.
Jillian- Numero di messaggi : 4598
Età : 38
Data d'iscrizione : 26.08.12
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Allora facciamo un po' di chiarezza
Non condanno alcuna scelta, non mi permetterei mia, condanno la diffusione di etichette che possono essere tanto castranti, quanto liberatorie per motivi che potrebbero essere solo apparentemente efficaci. Anche perché, se allora i bambini sono tutti diversi, come è possibile raggrupparli? Ma è bene che tu stia usando nel tuo progresso tutte le risorse a disposizione, uno ci riflette su e poi valuta.
E' forse l'idea di attaccamento che è stata divulgata (esattamente quello che temo), ma non esaurisce certo l'attaccamento nel suo punto di vista originale.
Preciso che Sears non lo conosco benissimo, perché come autore è arrivato dopo e certamente da un altro lato, ovvero non è lui l'origine della teoria dell'attaccamento, che è invece Bowlby e poi Ainsworth. Perciò come l'abbia poi proposta io lo prendo con le pinze, mi sono sempre riservata di approfondire per conoscenza, ma negli studi di Psicologia dello Sviluppo di sicuro nessuna cita Sears.
Come ha messo in luce Jillian, non si riduce ad una lista della spesa di comportamenti "giusti" nell'attesa che producano un risultato. Questo accade quando si intende il bambino come una macchina, intesi pure in senso di performance. Dorme di più, piange di meno, ecc. Non è immolarsi che fa l'attaccamento sicuro, questo per certo.
Ci si scorda che bambini e madri, insieme, sono e sono persone (del genere umano, perciò mammiferi, il che almeno è un utile canovaccio).
Ci si scorda di una miriade di variabili, quando si chiude il focus sul "alto/basso bisogno". Il contatto alto o basso viene dalla madre, in base ad una serie di variabili importanti, certamente in parte coperte dagli effetti della deprivazione di sonno, e questo purtroppo è molto comune e oggettivamente ostacolante, ma anche altre che sono soggettive.
Non sarei magari in disaccordo su questi tentativi di etichetta se non fosse che hanno il rischio elevatissimo e dimostrabilissimo di farci perdere di vista tutto il resto. Tutte le etichette hanno il pregio di essere modi di descrivere una realtà, ma questo è anche il loro limite.
Lo dimostra il caso di Jillian: se stabilire che la sua bambina è ad" alto bisogno "fosse in grado di generare automaticamente la soddisfazione che sente mancante nella sua esperienza di maternità, non avrebbe avuto una domanda da sottoporre. Intuisce che c'è altro, ma non gli sa dare un nome perché la cultura mainstream della maternità oggi (fatta di gruppi FB e siti sponsorizzati di prodotti) non le offre altro. Riporto solo l'esempio: si chiede quando finirà questo bisogno così totalizzante, allora Sears cosa avrebbe detto?
Meglio provocare una riflessione o adeguarsi allo status quo?
Spero di non risultare polemica nelle mie contro-obiezioni, ci sarebbe davvero solo tanto da dire e anche a ciascuno da dire in modo individualizzato nel rispetto di quella che è la sua inquadratura.
Il mio contributo si può riassumere in quello che è il mio punto di vista in tutte le cose (semplificante? forse sì, forse no): "chi è felice, ha ragione", a cui aggiungo "chi non è felice, ha domande". Allora mi piace accoglierle e mostrare che ci potrebbe (condizionale d'obbligo, lungi da me propormi come l'alfa e l'omega) essere anche altro rispetto a quello che non si è ancora esplorato, che ci sono altre vie possibilmente da esplorare. Penso sia più utile che dire "eh sì, è proprio così", fare una pacca sulla spalla, e tornare alla mia vita. A volte è tutto ciò che si può fare, è vero, ma non aver trovato soluzioni non è la prova che non esistano. Poi magari non esistono davvero eh, però se non si cercano... dove si cercano, tanto per iniziare? Lo ripeto: relazionI d'attaccamento, forse è sfuggito la prima volta il plurale
Nelle mie consulenze le esploriamo sistematicamente proprio perché sono imprescindibili alla comprensione di tutte le dinamiche di vita.
Linko studio sul sonno e l'attaccamento, giusto perché illustra le relazioni che intercorrono tra i due senza ricorrere ad etichette sul bambino (e accenna per sommi capi alle tipologie di attaccamento): http://www.khbrisch.de/files/schlaf_und_bindungsst__rungen.pdf
In questo contesto che hai citato, io non condanno nulla, sono le madri che alla fine della giornata sono contente o non contente della loro condizione. Cosa cambia a me "condannare"? Però forse non è casuale che sia percepita come tale.Jillian ha scritto:
Pensavo che sicuramente stavo sbagliando io qualcosa, e invece ora capisco che tranquilla e pacifica mia figlia non lo sarà mai.
Non so se questo rientra nel comportamento che PQ "condanna", ma a me questo passaggio sta servendo per vedere la situazione in modo più chiaro e riuscire a reagire di conseguenza.
Non condanno alcuna scelta, non mi permetterei mia, condanno la diffusione di etichette che possono essere tanto castranti, quanto liberatorie per motivi che potrebbero essere solo apparentemente efficaci. Anche perché, se allora i bambini sono tutti diversi, come è possibile raggrupparli? Ma è bene che tu stia usando nel tuo progresso tutte le risorse a disposizione, uno ci riflette su e poi valuta.
Te la butto là, come esempio, hai provato anche a considerare il "come" lo fai?Jillian ha scritto:
E sono arrivata a credere che non sia a causa mia, di quello che faccio o non faccio con lei.
L'ingiustizia qui è per me, dato che non ho detto questoZara ha scritto:Per questo ho percepito le parole di PQ come ingiuste e un po' troppo semplificanti. Non è che se si allatta a richiesta, si dorma insieme, si mantenga il bimbo pulito, riposato, stimolato ma non troppo, lo si tenga a contatto allora sarà tutto facile e il bambino risponderà positivamente.
E' forse l'idea di attaccamento che è stata divulgata (esattamente quello che temo), ma non esaurisce certo l'attaccamento nel suo punto di vista originale.
Preciso che Sears non lo conosco benissimo, perché come autore è arrivato dopo e certamente da un altro lato, ovvero non è lui l'origine della teoria dell'attaccamento, che è invece Bowlby e poi Ainsworth. Perciò come l'abbia poi proposta io lo prendo con le pinze, mi sono sempre riservata di approfondire per conoscenza, ma negli studi di Psicologia dello Sviluppo di sicuro nessuna cita Sears.
Come ha messo in luce Jillian, non si riduce ad una lista della spesa di comportamenti "giusti" nell'attesa che producano un risultato. Questo accade quando si intende il bambino come una macchina, intesi pure in senso di performance. Dorme di più, piange di meno, ecc. Non è immolarsi che fa l'attaccamento sicuro, questo per certo.
Ci si scorda che bambini e madri, insieme, sono e sono persone (del genere umano, perciò mammiferi, il che almeno è un utile canovaccio).
Ci si scorda di una miriade di variabili, quando si chiude il focus sul "alto/basso bisogno". Il contatto alto o basso viene dalla madre, in base ad una serie di variabili importanti, certamente in parte coperte dagli effetti della deprivazione di sonno, e questo purtroppo è molto comune e oggettivamente ostacolante, ma anche altre che sono soggettive.
Non sarei magari in disaccordo su questi tentativi di etichetta se non fosse che hanno il rischio elevatissimo e dimostrabilissimo di farci perdere di vista tutto il resto. Tutte le etichette hanno il pregio di essere modi di descrivere una realtà, ma questo è anche il loro limite.
Lo dimostra il caso di Jillian: se stabilire che la sua bambina è ad" alto bisogno "fosse in grado di generare automaticamente la soddisfazione che sente mancante nella sua esperienza di maternità, non avrebbe avuto una domanda da sottoporre. Intuisce che c'è altro, ma non gli sa dare un nome perché la cultura mainstream della maternità oggi (fatta di gruppi FB e siti sponsorizzati di prodotti) non le offre altro. Riporto solo l'esempio: si chiede quando finirà questo bisogno così totalizzante, allora Sears cosa avrebbe detto?
Meglio provocare una riflessione o adeguarsi allo status quo?
Spero di non risultare polemica nelle mie contro-obiezioni, ci sarebbe davvero solo tanto da dire e anche a ciascuno da dire in modo individualizzato nel rispetto di quella che è la sua inquadratura.
Il mio contributo si può riassumere in quello che è il mio punto di vista in tutte le cose (semplificante? forse sì, forse no): "chi è felice, ha ragione", a cui aggiungo "chi non è felice, ha domande". Allora mi piace accoglierle e mostrare che ci potrebbe (condizionale d'obbligo, lungi da me propormi come l'alfa e l'omega) essere anche altro rispetto a quello che non si è ancora esplorato, che ci sono altre vie possibilmente da esplorare. Penso sia più utile che dire "eh sì, è proprio così", fare una pacca sulla spalla, e tornare alla mia vita. A volte è tutto ciò che si può fare, è vero, ma non aver trovato soluzioni non è la prova che non esistano. Poi magari non esistono davvero eh, però se non si cercano... dove si cercano, tanto per iniziare? Lo ripeto: relazionI d'attaccamento, forse è sfuggito la prima volta il plurale
Nelle mie consulenze le esploriamo sistematicamente proprio perché sono imprescindibili alla comprensione di tutte le dinamiche di vita.
Linko studio sul sonno e l'attaccamento, giusto perché illustra le relazioni che intercorrono tra i due senza ricorrere ad etichette sul bambino (e accenna per sommi capi alle tipologie di attaccamento): http://www.khbrisch.de/files/schlaf_und_bindungsst__rungen.pdf
Ultima modifica di Panicqueen il Ven Nov 18, 2016 2:37 pm - modificato 1 volta.
_________________
Dott.ssa Jessica Borgogni
www.jessicaborgogni.it
Psicologa dell'area clinica e perinatale
Educatrice del Metodo Ladyfertility
I miei grafici: https://www.fertilityfriend.com/home/1db1de
Re: Bimbi ad alto bisogno / alto contatto
Panicqueen ha scritto: Cosa cambia a me "condannare"? Però forse non è casuale che sia percepita come tale.
Non condanno alcuna scelta, non mi permetterei mia, condanno la diffusione di etichette che possono essere tanto castranti, quanto liberatorie per motivi che potrebbero essere solo apparentemente efficaci.
Sì non intendevo dire che stavo "condannando" me sul personale, e l'ho anche virgolettato perchè non mi veniva un termine più esatto e ho poco tempo per stare al pc. Diciamo che intendevo dire quello che poi ha espresso molto meglio Zara, cioè che mi sembrava un discorso generico e un po' troppo semplicistico.
Panicqueen ha scritto:
Lo dimostra il caso di Jillian: se stabilire che la sua bambina è ad" alto bisogno "fosse in grado di generare automaticamente la soddisfazione che sente mancante nella sua esperienza di maternità, non avrebbe avuto una domanda da sottoporre. Intuisce che c'è altro, ma non gli sa dare un nome perché la cultura mainstream della maternità oggi (fatta di gruppi FB e siti sponsorizzati di prodotti) non le offre altro. Riporto solo l'esempio: si chiede quando finirà questo bisogno così totalizzante, allora Sears cosa avrebbe detto?
Meglio provocare una riflessione o adeguarsi allo status quo?
Non ho capito questo passaggio scusa.
Non è che non mi sento appagata dalla maternità...io sono una persona che si fa sempre mille domande e mette sempre in discussione se stessa, le proprie esperienze e le proprie relazioni, come ho già sicuramente mostrato anche qui sul forum in diversi ambiti. Tra l'altro tendo a condividere solo le cose negative, mentre quelle positive me le tengo per me, quindi probabilmente il messaggio che passa è che la mia esperienza sia negativa solo perchè non perdo tempo a mettere in mostra le parti più belle, che tengo per me .
Di mio cerco sempre "qualcosa in più" per migliorare la situazione, perchè tutto è migliorabile.
Nel concreto ne è un esempio il problema sonno, che io ho risolto con la fine dell'allattamento. Non so se sia la soluzione, ma di certo a me ha portato benefici.
Anche questo passaggio non lo capisco.Panicqueen ha scritto:Te la butto là, come esempio, hai provato anche a considerare il "come" lo fai?Jillian ha scritto:
E sono arrivata a credere che non sia a causa mia, di quello che faccio o non faccio con lei.
Il primo mese avevo una figlia tranquillissima, che mangiava e dormiva. Non ho mai pensato che fosse merito mio. Dai due mesi e mezzo dormiva 8 ore a notte e piangeva come una matta di giorno. Poi ha smesso di dormire pure di notte. Non è cambiato niente nè in quello che facevo o come lo facevo, nè nelle circostanze.
Credo anche che non esistano "brave mamme" e "mamme meno brave" salvo veramente i casi patologici. Ognuno dà il meglio di sè in una relazione con una personcina che non può esprimersi, che devi imparare a conoscere e non può dipendere tutto solo da come sono io o cosa faccio io, ma anche da come è lei.
Per carità, penso che uno dei più grandi doni e compiti di una madre sia l'accoglienza e quindi è certo che è la madre la prima che deve accogliere il figlio, ma penso anche che a un certo punto entri in gioco anche il carattere che ti trovi di fronte. E ripeto, mi sto rendendo conto che i figli sono "fatti apposta" per mettere il dito nei nostri punti più sensibili, e spingerci a lavorare su noi (ma che fatiiiiiica ).
Sulle relazioni d'attaccamento io non so proprio nulla, gli autori che citate non li conosco e in questo momento non penso che riuscirò a leggere i link in inglese...se qualche anima gentile vuole sintetizzare le teorie ne possiamo parlare, mi farebbe piacere
Jillian- Numero di messaggi : 4598
Età : 38
Data d'iscrizione : 26.08.12
Pagina 2 di 5 • 1, 2, 3, 4, 5
Argomenti simili
» Rapporti a rischio
» Ho bisogno di voi
» Vacanze e viaggi con i bambini
» Uscire con i bimbi
» Feste di compleanno dei bimbi
» Ho bisogno di voi
» Vacanze e viaggi con i bambini
» Uscire con i bimbi
» Feste di compleanno dei bimbi
Pagina 2 di 5
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.