I nostri racconti di parto
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Re: I nostri racconti di parto
acquarietta che emozione il tuo racconto...
uffa- Numero di messaggi : 197
Età : 43
Data d'iscrizione : 27.08.14
Re: I nostri racconti di parto
Acquarietta
manu- Numero di messaggi : 745
Età : 39
Data d'iscrizione : 05.09.13
Re: I nostri racconti di parto
Eccomi ragazze...sono passati due mesi da quella calda notte di luglio in cui è nato il nostro tesoro Mi ricordo tutto come se fosse ieri eppure mi sembra passata una vita...ora è tutto così diverso e impegnativo e nello stesso tempo meraviglioso e sorprendente!!
Provo a raccontarvi quella notte anche se sarà difficile far trasparire tutte quelle emozioni così forti e contrastanti!!
È il 10 luglio...domenica...abbiamo passato questa giornata a casa dei miei! È stata una giornata un pochino pesante...sono troppo agitata per il cesareo programmato il giorno dopo e nello stesso tempo non vedo l'ora di abbracciare la nostra piccolina. Verso le 17 saluto i miei...siamo tutti emozionati, quando ci rivedremo ci sarà anche Aurora con noi. Arrivo a casa e finisco di preparare le ultimissime cose...la sera c'è la finale degli europei e io e Diego la vogliamo vedere insieme sul divano tentando di rilassarci un pochino!! Prima però andiamo a montare l'ovetto in macchina...proprio pochi secondi prima del calcio d'inizio. Inizia la partita...non mi ricordo un gran che di quella partita ero troppo tesa soprattutto pensando alla notte insonne e ansiosa che avrei trascorso piu che al giorno dopo. Sta per finire la partita...io mi abbraccio il pancione, Diego lo accarezza e Aurora tira un sacco di bei calcetti!! Supplementari...questa partita sta durando tanto...gol del Portogallo!! Siiiii grandi....io tifavo per il Portogallo ma ops dico a Diego sento qualcosa di caldo e capisco immediatamente...mi alzo di scatto e corro in bagno senza dire nulla...anche Diego ha capito. Le acque...perdo tantissimo liquido ma è trasparente quindi è normale...dobbiamo andare subito in ospedale...Aurora è podalica meglio non correre rischi inutili. Chiamo i miei...mia mamma non capisce subito...sia io che Diego ridiamo come i pazzi!! Si ridiamo...siamo emozionati, impauriti, felici, spaventati tutto insieme. Partiamo per l'ospedale e appena arrivati mi visitano e decidono per il cesareo d'urgenza...sono già dilatata di 3 cm ma non sento il minimo dolore. Quindi è tutto vero...non capisco più nulla...ora ho paura, una fifa nera. Ma voglio vedere Aurora voglio stringerla e se per fare questo devo affrontare tutta questa paura va bene così...l'affrontero'. Mi preparano...poi in ascensore...Diego cerca di calmarmi e mi abbraccia poi quando si chiude la porta vedo il mio amore che mi saluta emozionato e li vado nel panico....è stato il momento più difficile. Arrivo in sala...è brutta, grigia.. c'è un odore schifoso ma la mia bimba si muove tanto e io sentendola mi rassereno e trovo coraggio...tanto coraggio. Inizia l'operazione...dopo due minuti sento l'infermiera che mi dice 1.06 è bellissima e sta bene. Poi un pianto fortissimo e ecco la nostra meraviglia...la vedo...è stupenda e urla forte...si calma solo sul mio seno e mangia...mangia un sacco. Tutta l'ansia è sparita...c'era solo lei e io non vedevo l'ora di vedere Diego e lei e io insieme. Sento male...l'anestesia non è durata abbastanza...lo dico e poi da li i ricordi si fanno più annebbiati. Ricordo molto poco...solo sensazioni d'amore e di felicità. Salgo...fuori dall'ascensore vedo Diego e i miei emozionatissimi. Penso di aver pianto...ma non ricordo un gran che purtroppo. Avevo Aurora sul mio petto e ero la persona più felice e orgogliosa del mondo. Poi passiamo una notte stupenda io Diego e lei...e da quella notte è iniziata la nostra splendida avventura a 3. La nostra piccolina ha voluto farci una sorpresa stupenda e ci ha regalato tanta magia! Certo è stato un cesareo ma per nulla programmato
Provo a raccontarvi quella notte anche se sarà difficile far trasparire tutte quelle emozioni così forti e contrastanti!!
È il 10 luglio...domenica...abbiamo passato questa giornata a casa dei miei! È stata una giornata un pochino pesante...sono troppo agitata per il cesareo programmato il giorno dopo e nello stesso tempo non vedo l'ora di abbracciare la nostra piccolina. Verso le 17 saluto i miei...siamo tutti emozionati, quando ci rivedremo ci sarà anche Aurora con noi. Arrivo a casa e finisco di preparare le ultimissime cose...la sera c'è la finale degli europei e io e Diego la vogliamo vedere insieme sul divano tentando di rilassarci un pochino!! Prima però andiamo a montare l'ovetto in macchina...proprio pochi secondi prima del calcio d'inizio. Inizia la partita...non mi ricordo un gran che di quella partita ero troppo tesa soprattutto pensando alla notte insonne e ansiosa che avrei trascorso piu che al giorno dopo. Sta per finire la partita...io mi abbraccio il pancione, Diego lo accarezza e Aurora tira un sacco di bei calcetti!! Supplementari...questa partita sta durando tanto...gol del Portogallo!! Siiiii grandi....io tifavo per il Portogallo ma ops dico a Diego sento qualcosa di caldo e capisco immediatamente...mi alzo di scatto e corro in bagno senza dire nulla...anche Diego ha capito. Le acque...perdo tantissimo liquido ma è trasparente quindi è normale...dobbiamo andare subito in ospedale...Aurora è podalica meglio non correre rischi inutili. Chiamo i miei...mia mamma non capisce subito...sia io che Diego ridiamo come i pazzi!! Si ridiamo...siamo emozionati, impauriti, felici, spaventati tutto insieme. Partiamo per l'ospedale e appena arrivati mi visitano e decidono per il cesareo d'urgenza...sono già dilatata di 3 cm ma non sento il minimo dolore. Quindi è tutto vero...non capisco più nulla...ora ho paura, una fifa nera. Ma voglio vedere Aurora voglio stringerla e se per fare questo devo affrontare tutta questa paura va bene così...l'affrontero'. Mi preparano...poi in ascensore...Diego cerca di calmarmi e mi abbraccia poi quando si chiude la porta vedo il mio amore che mi saluta emozionato e li vado nel panico....è stato il momento più difficile. Arrivo in sala...è brutta, grigia.. c'è un odore schifoso ma la mia bimba si muove tanto e io sentendola mi rassereno e trovo coraggio...tanto coraggio. Inizia l'operazione...dopo due minuti sento l'infermiera che mi dice 1.06 è bellissima e sta bene. Poi un pianto fortissimo e ecco la nostra meraviglia...la vedo...è stupenda e urla forte...si calma solo sul mio seno e mangia...mangia un sacco. Tutta l'ansia è sparita...c'era solo lei e io non vedevo l'ora di vedere Diego e lei e io insieme. Sento male...l'anestesia non è durata abbastanza...lo dico e poi da li i ricordi si fanno più annebbiati. Ricordo molto poco...solo sensazioni d'amore e di felicità. Salgo...fuori dall'ascensore vedo Diego e i miei emozionatissimi. Penso di aver pianto...ma non ricordo un gran che purtroppo. Avevo Aurora sul mio petto e ero la persona più felice e orgogliosa del mondo. Poi passiamo una notte stupenda io Diego e lei...e da quella notte è iniziata la nostra splendida avventura a 3. La nostra piccolina ha voluto farci una sorpresa stupenda e ci ha regalato tanta magia! Certo è stato un cesareo ma per nulla programmato
manu- Numero di messaggi : 745
Età : 39
Data d'iscrizione : 05.09.13
Re: I nostri racconti di parto
Che belli questo racconto, grazie Manu per averni fatto rivivere le emozioni del parto.
Oltre all'influenza della luna bisogna studiare quella delle partite di calcio, anche Giulia è nata dopo la finale degli europei 😆
Oltre all'influenza della luna bisogna studiare quella delle partite di calcio, anche Giulia è nata dopo la finale degli europei 😆
uffa- Numero di messaggi : 197
Età : 43
Data d'iscrizione : 27.08.14
Re: I nostri racconti di parto
Finalmente dopo cinque mesi ho sia lo stato d'animo che la pace necessaria per raccontarvi il mio parto. Mentre durante i primi mesi con Dafne ero completamente assorbita da lei e non pensavo ad altro, ora mi capita spesso di tornare con la mente alla gravidanza, al mio pancione, al giorno in cui ci siamo conosciute.
Non ricordo se vi avevo raccontato che a metà ottobre mi avevano detto che avrei dovuto fare un parto indotto perché ero in terapia antiacoagulante e i medici temevano che potessi avere un'emorragia se non avessi sospeso gli anticoagulanti in tempo. Io ho vissuto malissimo questa notizia, volevo che la mia piccola potesse venire al mondo con i suoi tempi, volevo un parto il più naturale possibile. Stavo considerando l'idea di negare il consenso per l'induzione e accettare il rischio di un'emorragia, però ero spaventata dall'eventualità di ricevere una trasfusione, ero molto combattuta. Marco, con il suo consueto carattere positivo, mi diceva che magari Dafne sarebbe nata prima del tempo risolvendo lei ogni nostro dubbio. Ed è stato proprio così, la mattina del 24 Ottobre alle 5.50 si sono rotte le acque, ero sdraiata a letto in uno stato a metà tra la veglia e il sonno e sul momento non ci potevo credere, ricordo che ero emozionata e felicissima e stupefatta che fosse già il momento, la data prevista era l'otto novembre. Sono andata a farmi una doccia perché la mia idea era di aspettare il più possibile ad andare in ospedale; mentre ero sotto la doccia però mi sono accorta che non sentivo muovere Dafne e mi sono spaventata, avevo passato tutta la gravidanza con il terrore di perdere anche questa figlia e questa paura non mi ha abbandonata fino a quando non l'ho avuta tra le braccia. Ho svegliato Marco e siamo corsi in ospedale, lasciando a casa la valigia perché speravo mi rimandassero a casa (con le acque rotte ho poi scoperto che non lo fanno mai, ma io ci speravo). Arrivata in ospedale mi hanno accompagnata prima in pronto soccorso e poi in reparto, dove mi ha raggiunta Marco che nel frattempo era andato a casa a recuperare la mia valigia. Io ho scelto di partorire all'ospedale Sant'Orsola, che a Bologna è noto per avere un approccio al parto più medicalizzato. La ragione della mia scelta era sia il fatto che è secondo me un ospedale eccellente con una tin eccellente, sia il fatto che ero stata ricoverata lì in agosto per la mia minaccia di parto pretermine e mi ero trovata benissimo. Sembra strano da dire, ma arrivata in reparto mi sono sentita a casa, ho ritrovato i medici che mi avevano curata pochi mesi prima e che sebbene impegnatissimi (era una giornata veramente caotica) si sono fermati a salutarmi e incoraggiarmi. L'ostetrica mi ha portato un tè con i biscotti in attesa che mi trovassero un letto, io nel frattempo stavo bene e non avevo contrazioni. Mi hanno dato finalmente una stanza, mi sono presentata alle mie compagne di camera (una in attesa di un cesareo e l'altra che aveva già partorito) e poi ho cominciato a camminare con Marco nel corridoio. Tra gli specializzandi che passavano su e giù nel corridoio ho incontrato una mia compagna di scuola dei tempi del Liceo che si stava specializzando in ginecologia, sapevo che lavorava lì perché ci eravamo già incontrate in ospedale e ci eravamo dette che sarebbe stato bello se ci fosse stata lei di turno il giorno del mio parto. Ero così felice di vederla, ricordo che camminavo su e giù nel corridoio e quando incrociavo lei e o i ginecologi di turno ci scambiavamo un sorriso, si fermavano a chiedermi come stavo e come stesse procedendo. Alle undici sono cominciate le prime contrazioni, del tutto sopportabili. Abbracciavo Marco e insieme camminavamo e ricordavamo i nostri primi appuntamenti, meravigliandoci delle strade inaspettate che prende a volte la vita. La nostra storia era cominciata come una relazione di sesso che entrambi eravamo certi si sarebbe esaurita in qualche mese di folle passione, un po' per i nostri diciotto anni di differenza e un po' perché la situazione a me sembrava veramente troppo difficile da gestire (oltre alla differenza di età, Marco era separato e aveva un figlio di tre anni e io non immaginavo proprio di volermi imbarcare in una relazione così complicata a ventitré anni). E invece.. eccoci lì, a mettere al mondo la nostra bimba. Di quella mattina ricordo le camminate, la dolcezza delle mie chiacchiere con Marco e la tenerezza che provavo nel sentirmi accolta e coccolata da medici e ostetriche che mi hanno dedicato tutta l'attenzione e il tempo che potevano, tenendo conto del caos di quella mattina. Ricordo che ogni ostetrica che incontravo nel nostro camminare mi chiedeva ''Chi nasce?'' e tutte pian piano imparavano e ricordavano il mio nome e quello di mia figlia; ho apprezzato molto questa attenzione e la delicatezza di chiamarla sempre col suo nome. Dalle 13.00 le contrazioni sono diventate più forti e dolorose, a quel punto faticavo a reggermi sulle gambe e Marco mi sorreggeva ad ogni contrazione mentre le altre mamme che avevano già partorito mi incoraggiavano. A quel punto avevo bisogno di sedermi e di sentirmi libera di gridare, così siamo andati nel bagno per avere l'intimità di cui avevo bisogno e dove ho trovato il magico strumento che mi ha accompagnata per tutto il travaglio: il bidet! Una vera benedizione, perché la testa di Dafne era già bassa e sentivo male a stare seduta sul letto o su una sedia, ma non riuscivo a reggermi in piedi durante le contrazioni. Ricordo di aver passato ore su quel bidet con il viso appoggiato alle gambe di Marco, che ad ogni contrazione mi diceva che ero bravissima e che ogni dolore era un passo in più verso l’incontro con nostra figlia. Le ostetriche mi avevano consigliato una doccia calda, che ho fatto e che mi ha dato sollievo al dolore e ha fatto aumentare le contrazioni. Mi dicevano di chiamarle quando volessi essere visitata per vedere come procedeva, le ho chiamate un paio di volte e mi hanno detto che mi stavo dilatando velocemente. Ricordo che ho incontrato una delle ostetriche che mi aveva assistita durante il mio precedente ricovero e che mi ha detto ''Sono in sala parto fino alle 18.00, forse ti aiuto io a far nascere Dafne''. Ci speravo proprio perché era una delle mie preferite, brava e dolcissima. Ho ricordi piuttosto confusi delle ultime ore del travaglio, ricordo che mi hanno accompagnata in sala parto ma che non ci sono voluta stare perché volevo il mio ormai amato bidet, perciò sono andata nel bagno della sala parto, al buio e sempre col viso appoggiato alle gambe di Marco che intanto mi coccolava e mi incoraggiava. L'ostetrica entrava ogni tanto a vedere come stessi, mi ha preparato una borsa dell'acqua calda per alleviare i dolori e ricordo che mi diceva che mi stavo dilatando molto in fretta e presto avrei potuto spingere. Tra una contrazione e l'altra quasi mi addormentavo, ricordo che mi sentivo come ubriaca, non pensavo a nulla se non al contatto tra la mia fronte e le gambe di Marco che mi sorreggeva. A quel punto non vedevo l'ora che finisse, non ne potevo più di sopportare il dolore ed ero veramente stanca. Ad un certo punto mi sono accorta che spingendo durante una contrazione il dolore spariva; Marco ha chiamato l'ostetrica che mi ha detto che finalmente potevo cominciare a spingere, io ho chiesto di sdraiarmi perché ero sfinita. L'ostetrica mi ha detto che purtroppo il suo turno era finito e mi ha accompagnata dall'ostetrica che mi avrebbe aiutata a partorire, Alessia. Mi è piaciuta da subito, una ragazza giovanissima e molto dolce e accogliente. Ricordo che mi chiedeva sempre di ascoltare cosa voleva fare Dafne, ricordo che mi ha spiegato come spingere e che passo a passo mi spiegava cosa stava succedendo. Ogni tanto veniva un'altra ostetrica e sono venuti a presentarsi anche lo specializzando e la ginecologa che erano di turno, poi se ne sono andati e sono rimasta sola con Marco, Alessia e l'altra ostetrica. Ricordo che spingevo e il dolore non lo sentivo più, solo una sensazione estremamente sgradevole e tanta tanta fatica, ero stremata. Mi hanno consigliato di provare ad accovacciarmi se lo desideravo, ho provato ma non ce la facevo, avevo bisogno di sdraiarmi e riprendere fiato. Ho chiesto che mi dessero delle bustine di zucchero nella speranza di riprendere un po’ di forza, ne avrò mangiate cinque! Non sentivo neanche più le contrazioni o le sentivo ma non avevo la forza di spingere, spingevo da quasi due ore e avevo finito le energie. Alessia mi incoraggiava, mi diceva che si vedevano i capelli e che stavo procedendo bene ma ero veramente esausta. Poi ad un certo punto ho sentito che parlava con la sua collega dicendo che Dafne da mezz'ora non procedeva più, hanno deciso di farmi una flebo di ossitocina e ricordo che a quel punto ancora non riuscivo a sentire le contrazioni e un po' le ignoravo perché non avevo più forze. Con l'aiuto di Alessia e dell'altra ostetrica cercavo di spingere al momento giusto, e finalmente mi hanno detto che si vedeva la testa, che Dafne era una bimba con tanti capelli e mi hanno chiesto se volevo sentire la testina. Ho detto di no, ricordo che intanto dicevo a Marco di non guardare la mia vagina perché non volevo che poi ogni volta che avessimo fatto l'amore la ricordasse con una testa che ne usciva (a quel punto intorno a me ridevano tutti). Alessia mi ha detto ''Adesso vedrai che io inizio a mettermi addosso delle cose e poi quando Dafne nascerà arriveranno tante persone, non ti spaventare, è la prassi dell'ospedale, non vuole assolutamente dire che ci sia qualcosa che non va''. Io non ce la facevo più, continuavo a chiedere ''Quanto manca? Ma è vero che sta per nascere?'' e Alessia intanto mi rassicurava. Ricordo di aver sentito un forte bruciore e Alessia che premeva delicatamente sul mio perineo. Dalla posizione in cui ero (praticamente seduta) riuscivo a vedere la testolina di Dafne che spuntava e tutti i suoi capelli neri, e anche se ero esausta e la sensazione che provavo a spingere era estremamente spiacevole, ero anche tanto felice ed emozionata, mi sembrava incredibile. A quel punto con due spinte e tanta fatica è uscita la testina di Dafne. Alla contrazione successiva ho spinto di nuovo e ho sentito uscire le spalle con nessuna fatica e nessun dolore, un’altra spinta e Dafne è scivolata fuori da me, ricordo che mi sono stupita di quando fosse liscia e di quanto fosse stato semplice, una volta uscita la testa. Tra una spinta e l’altra avevo spiegato ad Alessia che avrei voluto donare il cordone ma mi aveva detto che ormai era passato troppo tempo dalla rottura delle acque e non era più possibile. Allora avevo chiesto che aspettassero che smettesse di pulsare prima di tagliarlo e ho spiegato che volevo il pelle a pelle e volevo attaccare Dafne subito al seno. Così, quando è nata (alle 21.55), Alessia me l'ha data subito tra le braccia e ricordo di averla presa tra le mani e di essermi stupita di quanto fosse grande, così concreta e reale, e di quanto tangibile fosse il peso del suo corpo tra le mie mani. Non potevo credere che quella creatura solo un attimo prima fosse stata dentro di me, mi sembrava che il momento di abbracciarla non sarebbe mai arrivato, e invece eccoci finalmente insieme. Credevo che avrei pianto nel guardarla per la prima volta, io che mi commuovevo anche solo immaginando quel momento. Invece ero solo immensamente felice che fosse tutto finito, che dopo due aborti e la paura di partorire lei a 25 settimane, il terrore di perderla, di non poter mai diventare madre, finalmente fosse lì tra le mie braccia, al sicuro. Mi sono voltata verso Marco che era stato fino a quel momento il mio angelo custode silenzioso e solo allora nella mia mente è passato dall'essere la mia spalla, il mio sostegno, all'essere il mio Marco che in quel momento conosceva la sua bambina; durante il travaglio e il parto ero così presa che non avevo dedicato troppi pensieri ai suoi sentimenti, ero concentrata a sopportare il dolore e poi a spingere e mi aggrappavo a lui che mi trasmetteva la sua forza e la sua serenità per aiutarmi a mettere al mondo nostra figlia. Posso dire che l’abbiamo partorita insieme! A quel punto l’ho guardato e non dimenticherò mai la sua espressione nel dare il primo sguardo alla nostra bambina, la sua emozione mi ha toccata profondamente, è stato uno dei momenti più intensi della nostra vita insieme. Ho appoggiato Dafne sulla mia pancia e lei si è mossa per cercare il mio seno, lo ha trovato, si è attaccata e ha cominciato a poppare, che tenerezza! Marco intanto stava dietro di me e mi abbracciava e insieme guardavamo la nostra bambina, la sua pelle che pian piano diventava sempre più rosa e le guanciotte che si muovevano mentre poppava. La placenta era uscita senza difficoltà, avevo una piccola lacerazione che Alessia ha suturato guidata da un’altra ostetrica e facendo un lavoro impeccabile, a distanza di un mese dal parto ero già tornata come nuova. Ho fatto fatica a sopportare i punti, nonostante l’anestesia, era come se avessi già usato tutta la mia capacità di sopportare il dolore per partorire e non me ne restasse altra. Mentre mi suturavano avrò chiesto cinque volte ‘’Quanto manca?’’ e ricordo che lo specializzando mi prendeva in giro ‘’Ti ricorderemo come quella del ‘’quanto manca?’’ ‘’. Ho avuto un’emorragia e mi sono spaventata abbastanza, però le ostetriche sono riuscite a fermarla e ho evitato la trasfusione che tanto temevo. Intanto un’ostetrica aveva lavato e vestito Dafne insieme a Marco, quando sono tornati in camera io ero in difficoltà perché mi ero sentita male per il sangue che avevo perso e le ostetriche mi stavano aiutando a bere del tè e mangiare qualcosa. Quando mi sono sentita meglio ci hanno lasciati soli. Siamo stati in sala parto fino a mezzanotte, Marco mi coccolava e ammiravamo la nostra piccina che si era addormentata tra le mie braccia. Ha chiamato mia madre e ricordo che ci ho parlato anche io per rassicurarla, poi quando mi sono sentita abbastanza in forze ho chiesto di tornare in camera. Alessia è venuta a salutarmi e baciarmi, poi sono arrivati anche i ginecologi e le altre ostetriche e dopo aver salutato tutti siamo tornati in camera. Marco si è addormentato sulla sedia accanto al mio letto, in tutto questo non aveva mangiato nulla ed era dalla mattina che stava accanto a me per sostenermi e aiutarmi, era esausto. Io invece ero sveglissima e già completamente innamorata di Dafne, la tenevo nel letto accanto a me e continuavo ad annusarla e baciarla. Di quella notte ricordo che anche le mie compagne di stanza, Serena e Maria Grazia, non riuscivano a dormire perciò abbiamo lasciato una piccola luce accesa e ricordo che abbiamo chiacchierato tutta la notte mangiando biscotti, è stato divertente e mi ha fatto molto piacere la loro compagnia (nel frattempo anche Serena aveva partorito ed eravamo tutte in adorazione dei nostri bimbi). Dopo due giorni stavo piuttosto bene a parte un po’ di dolore ai punti, Dafne stava benissimo perciò siamo tornati a casa tutti e tre insieme ed è cominciata la nostra avventura come famiglia!
Sono veramente felice del mio parto, non è una cosa facile, è impegnativo e doloroso ma col passare dei giorni il ricordo del dolore si affievolisce e riguardandolo adesso penso con dolcezza ad ogni momento, alle persone che mi hanno accompagnata e alla bellezza della condivisione di questo momento con Marco.
Non ricordo se vi avevo raccontato che a metà ottobre mi avevano detto che avrei dovuto fare un parto indotto perché ero in terapia antiacoagulante e i medici temevano che potessi avere un'emorragia se non avessi sospeso gli anticoagulanti in tempo. Io ho vissuto malissimo questa notizia, volevo che la mia piccola potesse venire al mondo con i suoi tempi, volevo un parto il più naturale possibile. Stavo considerando l'idea di negare il consenso per l'induzione e accettare il rischio di un'emorragia, però ero spaventata dall'eventualità di ricevere una trasfusione, ero molto combattuta. Marco, con il suo consueto carattere positivo, mi diceva che magari Dafne sarebbe nata prima del tempo risolvendo lei ogni nostro dubbio. Ed è stato proprio così, la mattina del 24 Ottobre alle 5.50 si sono rotte le acque, ero sdraiata a letto in uno stato a metà tra la veglia e il sonno e sul momento non ci potevo credere, ricordo che ero emozionata e felicissima e stupefatta che fosse già il momento, la data prevista era l'otto novembre. Sono andata a farmi una doccia perché la mia idea era di aspettare il più possibile ad andare in ospedale; mentre ero sotto la doccia però mi sono accorta che non sentivo muovere Dafne e mi sono spaventata, avevo passato tutta la gravidanza con il terrore di perdere anche questa figlia e questa paura non mi ha abbandonata fino a quando non l'ho avuta tra le braccia. Ho svegliato Marco e siamo corsi in ospedale, lasciando a casa la valigia perché speravo mi rimandassero a casa (con le acque rotte ho poi scoperto che non lo fanno mai, ma io ci speravo). Arrivata in ospedale mi hanno accompagnata prima in pronto soccorso e poi in reparto, dove mi ha raggiunta Marco che nel frattempo era andato a casa a recuperare la mia valigia. Io ho scelto di partorire all'ospedale Sant'Orsola, che a Bologna è noto per avere un approccio al parto più medicalizzato. La ragione della mia scelta era sia il fatto che è secondo me un ospedale eccellente con una tin eccellente, sia il fatto che ero stata ricoverata lì in agosto per la mia minaccia di parto pretermine e mi ero trovata benissimo. Sembra strano da dire, ma arrivata in reparto mi sono sentita a casa, ho ritrovato i medici che mi avevano curata pochi mesi prima e che sebbene impegnatissimi (era una giornata veramente caotica) si sono fermati a salutarmi e incoraggiarmi. L'ostetrica mi ha portato un tè con i biscotti in attesa che mi trovassero un letto, io nel frattempo stavo bene e non avevo contrazioni. Mi hanno dato finalmente una stanza, mi sono presentata alle mie compagne di camera (una in attesa di un cesareo e l'altra che aveva già partorito) e poi ho cominciato a camminare con Marco nel corridoio. Tra gli specializzandi che passavano su e giù nel corridoio ho incontrato una mia compagna di scuola dei tempi del Liceo che si stava specializzando in ginecologia, sapevo che lavorava lì perché ci eravamo già incontrate in ospedale e ci eravamo dette che sarebbe stato bello se ci fosse stata lei di turno il giorno del mio parto. Ero così felice di vederla, ricordo che camminavo su e giù nel corridoio e quando incrociavo lei e o i ginecologi di turno ci scambiavamo un sorriso, si fermavano a chiedermi come stavo e come stesse procedendo. Alle undici sono cominciate le prime contrazioni, del tutto sopportabili. Abbracciavo Marco e insieme camminavamo e ricordavamo i nostri primi appuntamenti, meravigliandoci delle strade inaspettate che prende a volte la vita. La nostra storia era cominciata come una relazione di sesso che entrambi eravamo certi si sarebbe esaurita in qualche mese di folle passione, un po' per i nostri diciotto anni di differenza e un po' perché la situazione a me sembrava veramente troppo difficile da gestire (oltre alla differenza di età, Marco era separato e aveva un figlio di tre anni e io non immaginavo proprio di volermi imbarcare in una relazione così complicata a ventitré anni). E invece.. eccoci lì, a mettere al mondo la nostra bimba. Di quella mattina ricordo le camminate, la dolcezza delle mie chiacchiere con Marco e la tenerezza che provavo nel sentirmi accolta e coccolata da medici e ostetriche che mi hanno dedicato tutta l'attenzione e il tempo che potevano, tenendo conto del caos di quella mattina. Ricordo che ogni ostetrica che incontravo nel nostro camminare mi chiedeva ''Chi nasce?'' e tutte pian piano imparavano e ricordavano il mio nome e quello di mia figlia; ho apprezzato molto questa attenzione e la delicatezza di chiamarla sempre col suo nome. Dalle 13.00 le contrazioni sono diventate più forti e dolorose, a quel punto faticavo a reggermi sulle gambe e Marco mi sorreggeva ad ogni contrazione mentre le altre mamme che avevano già partorito mi incoraggiavano. A quel punto avevo bisogno di sedermi e di sentirmi libera di gridare, così siamo andati nel bagno per avere l'intimità di cui avevo bisogno e dove ho trovato il magico strumento che mi ha accompagnata per tutto il travaglio: il bidet! Una vera benedizione, perché la testa di Dafne era già bassa e sentivo male a stare seduta sul letto o su una sedia, ma non riuscivo a reggermi in piedi durante le contrazioni. Ricordo di aver passato ore su quel bidet con il viso appoggiato alle gambe di Marco, che ad ogni contrazione mi diceva che ero bravissima e che ogni dolore era un passo in più verso l’incontro con nostra figlia. Le ostetriche mi avevano consigliato una doccia calda, che ho fatto e che mi ha dato sollievo al dolore e ha fatto aumentare le contrazioni. Mi dicevano di chiamarle quando volessi essere visitata per vedere come procedeva, le ho chiamate un paio di volte e mi hanno detto che mi stavo dilatando velocemente. Ricordo che ho incontrato una delle ostetriche che mi aveva assistita durante il mio precedente ricovero e che mi ha detto ''Sono in sala parto fino alle 18.00, forse ti aiuto io a far nascere Dafne''. Ci speravo proprio perché era una delle mie preferite, brava e dolcissima. Ho ricordi piuttosto confusi delle ultime ore del travaglio, ricordo che mi hanno accompagnata in sala parto ma che non ci sono voluta stare perché volevo il mio ormai amato bidet, perciò sono andata nel bagno della sala parto, al buio e sempre col viso appoggiato alle gambe di Marco che intanto mi coccolava e mi incoraggiava. L'ostetrica entrava ogni tanto a vedere come stessi, mi ha preparato una borsa dell'acqua calda per alleviare i dolori e ricordo che mi diceva che mi stavo dilatando molto in fretta e presto avrei potuto spingere. Tra una contrazione e l'altra quasi mi addormentavo, ricordo che mi sentivo come ubriaca, non pensavo a nulla se non al contatto tra la mia fronte e le gambe di Marco che mi sorreggeva. A quel punto non vedevo l'ora che finisse, non ne potevo più di sopportare il dolore ed ero veramente stanca. Ad un certo punto mi sono accorta che spingendo durante una contrazione il dolore spariva; Marco ha chiamato l'ostetrica che mi ha detto che finalmente potevo cominciare a spingere, io ho chiesto di sdraiarmi perché ero sfinita. L'ostetrica mi ha detto che purtroppo il suo turno era finito e mi ha accompagnata dall'ostetrica che mi avrebbe aiutata a partorire, Alessia. Mi è piaciuta da subito, una ragazza giovanissima e molto dolce e accogliente. Ricordo che mi chiedeva sempre di ascoltare cosa voleva fare Dafne, ricordo che mi ha spiegato come spingere e che passo a passo mi spiegava cosa stava succedendo. Ogni tanto veniva un'altra ostetrica e sono venuti a presentarsi anche lo specializzando e la ginecologa che erano di turno, poi se ne sono andati e sono rimasta sola con Marco, Alessia e l'altra ostetrica. Ricordo che spingevo e il dolore non lo sentivo più, solo una sensazione estremamente sgradevole e tanta tanta fatica, ero stremata. Mi hanno consigliato di provare ad accovacciarmi se lo desideravo, ho provato ma non ce la facevo, avevo bisogno di sdraiarmi e riprendere fiato. Ho chiesto che mi dessero delle bustine di zucchero nella speranza di riprendere un po’ di forza, ne avrò mangiate cinque! Non sentivo neanche più le contrazioni o le sentivo ma non avevo la forza di spingere, spingevo da quasi due ore e avevo finito le energie. Alessia mi incoraggiava, mi diceva che si vedevano i capelli e che stavo procedendo bene ma ero veramente esausta. Poi ad un certo punto ho sentito che parlava con la sua collega dicendo che Dafne da mezz'ora non procedeva più, hanno deciso di farmi una flebo di ossitocina e ricordo che a quel punto ancora non riuscivo a sentire le contrazioni e un po' le ignoravo perché non avevo più forze. Con l'aiuto di Alessia e dell'altra ostetrica cercavo di spingere al momento giusto, e finalmente mi hanno detto che si vedeva la testa, che Dafne era una bimba con tanti capelli e mi hanno chiesto se volevo sentire la testina. Ho detto di no, ricordo che intanto dicevo a Marco di non guardare la mia vagina perché non volevo che poi ogni volta che avessimo fatto l'amore la ricordasse con una testa che ne usciva (a quel punto intorno a me ridevano tutti). Alessia mi ha detto ''Adesso vedrai che io inizio a mettermi addosso delle cose e poi quando Dafne nascerà arriveranno tante persone, non ti spaventare, è la prassi dell'ospedale, non vuole assolutamente dire che ci sia qualcosa che non va''. Io non ce la facevo più, continuavo a chiedere ''Quanto manca? Ma è vero che sta per nascere?'' e Alessia intanto mi rassicurava. Ricordo di aver sentito un forte bruciore e Alessia che premeva delicatamente sul mio perineo. Dalla posizione in cui ero (praticamente seduta) riuscivo a vedere la testolina di Dafne che spuntava e tutti i suoi capelli neri, e anche se ero esausta e la sensazione che provavo a spingere era estremamente spiacevole, ero anche tanto felice ed emozionata, mi sembrava incredibile. A quel punto con due spinte e tanta fatica è uscita la testina di Dafne. Alla contrazione successiva ho spinto di nuovo e ho sentito uscire le spalle con nessuna fatica e nessun dolore, un’altra spinta e Dafne è scivolata fuori da me, ricordo che mi sono stupita di quando fosse liscia e di quanto fosse stato semplice, una volta uscita la testa. Tra una spinta e l’altra avevo spiegato ad Alessia che avrei voluto donare il cordone ma mi aveva detto che ormai era passato troppo tempo dalla rottura delle acque e non era più possibile. Allora avevo chiesto che aspettassero che smettesse di pulsare prima di tagliarlo e ho spiegato che volevo il pelle a pelle e volevo attaccare Dafne subito al seno. Così, quando è nata (alle 21.55), Alessia me l'ha data subito tra le braccia e ricordo di averla presa tra le mani e di essermi stupita di quanto fosse grande, così concreta e reale, e di quanto tangibile fosse il peso del suo corpo tra le mie mani. Non potevo credere che quella creatura solo un attimo prima fosse stata dentro di me, mi sembrava che il momento di abbracciarla non sarebbe mai arrivato, e invece eccoci finalmente insieme. Credevo che avrei pianto nel guardarla per la prima volta, io che mi commuovevo anche solo immaginando quel momento. Invece ero solo immensamente felice che fosse tutto finito, che dopo due aborti e la paura di partorire lei a 25 settimane, il terrore di perderla, di non poter mai diventare madre, finalmente fosse lì tra le mie braccia, al sicuro. Mi sono voltata verso Marco che era stato fino a quel momento il mio angelo custode silenzioso e solo allora nella mia mente è passato dall'essere la mia spalla, il mio sostegno, all'essere il mio Marco che in quel momento conosceva la sua bambina; durante il travaglio e il parto ero così presa che non avevo dedicato troppi pensieri ai suoi sentimenti, ero concentrata a sopportare il dolore e poi a spingere e mi aggrappavo a lui che mi trasmetteva la sua forza e la sua serenità per aiutarmi a mettere al mondo nostra figlia. Posso dire che l’abbiamo partorita insieme! A quel punto l’ho guardato e non dimenticherò mai la sua espressione nel dare il primo sguardo alla nostra bambina, la sua emozione mi ha toccata profondamente, è stato uno dei momenti più intensi della nostra vita insieme. Ho appoggiato Dafne sulla mia pancia e lei si è mossa per cercare il mio seno, lo ha trovato, si è attaccata e ha cominciato a poppare, che tenerezza! Marco intanto stava dietro di me e mi abbracciava e insieme guardavamo la nostra bambina, la sua pelle che pian piano diventava sempre più rosa e le guanciotte che si muovevano mentre poppava. La placenta era uscita senza difficoltà, avevo una piccola lacerazione che Alessia ha suturato guidata da un’altra ostetrica e facendo un lavoro impeccabile, a distanza di un mese dal parto ero già tornata come nuova. Ho fatto fatica a sopportare i punti, nonostante l’anestesia, era come se avessi già usato tutta la mia capacità di sopportare il dolore per partorire e non me ne restasse altra. Mentre mi suturavano avrò chiesto cinque volte ‘’Quanto manca?’’ e ricordo che lo specializzando mi prendeva in giro ‘’Ti ricorderemo come quella del ‘’quanto manca?’’ ‘’. Ho avuto un’emorragia e mi sono spaventata abbastanza, però le ostetriche sono riuscite a fermarla e ho evitato la trasfusione che tanto temevo. Intanto un’ostetrica aveva lavato e vestito Dafne insieme a Marco, quando sono tornati in camera io ero in difficoltà perché mi ero sentita male per il sangue che avevo perso e le ostetriche mi stavano aiutando a bere del tè e mangiare qualcosa. Quando mi sono sentita meglio ci hanno lasciati soli. Siamo stati in sala parto fino a mezzanotte, Marco mi coccolava e ammiravamo la nostra piccina che si era addormentata tra le mie braccia. Ha chiamato mia madre e ricordo che ci ho parlato anche io per rassicurarla, poi quando mi sono sentita abbastanza in forze ho chiesto di tornare in camera. Alessia è venuta a salutarmi e baciarmi, poi sono arrivati anche i ginecologi e le altre ostetriche e dopo aver salutato tutti siamo tornati in camera. Marco si è addormentato sulla sedia accanto al mio letto, in tutto questo non aveva mangiato nulla ed era dalla mattina che stava accanto a me per sostenermi e aiutarmi, era esausto. Io invece ero sveglissima e già completamente innamorata di Dafne, la tenevo nel letto accanto a me e continuavo ad annusarla e baciarla. Di quella notte ricordo che anche le mie compagne di stanza, Serena e Maria Grazia, non riuscivano a dormire perciò abbiamo lasciato una piccola luce accesa e ricordo che abbiamo chiacchierato tutta la notte mangiando biscotti, è stato divertente e mi ha fatto molto piacere la loro compagnia (nel frattempo anche Serena aveva partorito ed eravamo tutte in adorazione dei nostri bimbi). Dopo due giorni stavo piuttosto bene a parte un po’ di dolore ai punti, Dafne stava benissimo perciò siamo tornati a casa tutti e tre insieme ed è cominciata la nostra avventura come famiglia!
Sono veramente felice del mio parto, non è una cosa facile, è impegnativo e doloroso ma col passare dei giorni il ricordo del dolore si affievolisce e riguardandolo adesso penso con dolcezza ad ogni momento, alle persone che mi hanno accompagnata e alla bellezza della condivisione di questo momento con Marco.
Dulcinea Del Toboso- Numero di messaggi : 285
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