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Il pianto dei neonati

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Il pianto dei neonati - Pagina 2 Empty Re: Il pianto dei neonati

Messaggio Da Jessica Sab Set 17, 2016 1:31 pm

"Capriccio", anche per tra adulti, è una parola che, nonostante abbia un etimo molto interessante, viene usata tipicamente per designare, con connotazione negativa, un comportamento di lamentela eccessiva e fastidiosa per gli altri, allo scopo di guadagnare favori per sé. Una forma soft di manipolazione, quindi. Es. "io piango, strillo e strepito e così facendo, la nonna mi compra il gelato".

Per essere capace di attuare questo comportamento, ammesso e non concesso che un bambino lo stia davvero mettendo in atto, il bambino deve necessariamente prima aver raggiunto la comprensione degli stati mentali altrui, comprendendo che sono diversi dai suoi e che si possa esercitare dall'esterno un'influenza su questi. Questa comprensione non si sviluppa prima dei 3-4 anni circa ed è parallela allo sviluppo dell'empatia (appunto, capacità di pensare agli stati emotivi e mentali altrui come diversi dai propri).
Perciò ogni comportamento in apparenza simile ad un capriccio, obiettivamente non può esserlo prima di questa età.
Prima di allora, si tratta solo di un mero rapporto di causa-effetto.

A partire dall'età neonatale, il bambino piange come reazione automatica ai suoi bisogni (possiamo dire più precisamente che è "la Natura che lo fa piangere", in quanto il neonato non esercita alcun comportamento consapevole a quest'età), ed è l'adulto che interpreta questo pianto, attribuendosi significato ("hai fame", "hai sonno", "vuoi le coccole") e vi risponde con un comportamento (idealmente di accudimento). Nel tempo, con lo sviluppo cerebrale, il bambino impara ad associare temporalmente il suo pianto alla risposta che esso genera nell'adulto e nel tempo impara ad usare questo canale per comunicare consapevolmente (fino al punto in cui ad esempio chiama "Mamma" quando ha bisogno).

"Ma il bambino piange e si dispera e si contenta solo quando ottiene ciò che vuole".
Naturale e perfino matematico: risulta vero di chiunque abbia un bisogno o una volontà, grandi o piccoli.
"Piangere ED ottenere quello che si chiede" non equivale a "Piangere PER ottenere quello che si chiede".

Dunque si capisce perché il confine tra espressione naturale di un bisogno e strumentalizzazione sia molto sottile e quasi inesistente di fatto, a meno che non si vogliano a tutti i costi e per cultura attribuire al bambino connotazioni malevole (cattivo, lo fa apposta per ottenere ciò che vuole, mi manipola).

Secondo questa logica, per assurdo ogni volta che chiamiamo un amico per sfogarci e chiedere aiuto, lo stiamo manipolando a darcelo.
Nel caso dell'adulto, tipicamente è il modo che fa la differenza: se chiamo un amico, chiederò aiuto tipicamente in modo educato e composto. Nel caso di un bambino, che in quanto tale non ha necessariamente la maturità emotiva di "reggere" e contenere da solo il suo disagio, questo finisce per essere espresso con dramma e rumore (che disturbano l'adulto). Ma in realtà se siamo tanto disperati, anche noi adulti potremmo finire per telefonare a mezzanotte all'amico, in preda al pianto inconsolabile, tra urla incoerenti. Come adulti, è più raro che arriviamo ad essere così disperati, ma per il bambino che ancora ha (e perciò correttamente percepisce di avere) pochissimo controllo sul mondo circostante, qualsiasi disagio appare colossale e potenzialmente senza fine o soluzione.

Il punto importante da sottolineare è che un bambino potrebbe anche fare "veri" capricci (intesi letteralmente) in una certa fase della sua crescita, come esperimento. Questo è fisiologico e fa parte dell'esplorazione dell'ambiente e i suoi limiti.
I bambini che invece adottano sistematicamente il capriccio come abitudine, anche ad età più avanzate, sono bambini nei quali non è stata attivata dall'adulto la capacità di comunicare in un modo più efficace, che significa: aiutare il bambino ad identificare il suo stato emotivo (il suo bisogno in quel momento) ed offrirgli forme di espressione di quel bisogno man mano più adattive, che effettivamente sono in grado di generare una risposta efficace da parte del suo ambiente. La risposta dall'ambiente che "funziona" a rinforzare questo circolo è la soddisfazione di quel bisogno, da non confondere assolutamente con l'"accontentare" il capriccio - ciò che pacifica il bambino è l'essere ascoltato e capito nel suo bisogno, non necessariamente soddisfarlo di fatto, perché questo di fatto non è sempre possibile o giusto per lui. 

Esempio banale: *bambino vede la macchinina e la vuole*
"Ah, vuoi la macchinina...in effetti è molto bella", e magari avviare una conversazione su questo, adeguata all'età, che intrattenga il bambino e metta il suo punto di vista in primo piano), senza comprarla 
è più quasi sempre più potente di
"Su, su, eccoti la macchinina (sottotitolo: ora spero tu stia zitto)", senza nessun altro livello (se non il nervosismo dell'adulto, che confonde e spaventa il bambino, perché recepisce che il suo bisogno evidentemente crea disagio nell'altro - domani o da adulto, ci penserà forse due volte prima di esprimerlo oppure, al contrario, cercherà di esprimersi con ancora più prepotenza).

Significa anche, a livello più cronico e sottile, dare ad un bambino la sicurezza di base che gli permette di evitare la sensazione che il mondo stia crollando quando percepisce un disagio. Significa gradualmente sviluppare in lui la capacità di gestire autonomamente i suoi disagi, perché tanto una soluzione c'è. Paradossalmente, il bambino che viene costantemente gratificato solo nell'apparenza della sua richiesta, non impara nulla del suo mondo interiore, ma anzi che è quasi necessario nel mondo esprimersi in maniera irruenta perché altrimenti nessuno ti ascolta o capisce. Quella è la strada per la vera manipolazione, quella agita nel mondo degli adulti, che passa esclusivamente dall'incompetenza emotiva (incapacità di sentire, riconoscere ed esprimere le proprie emozioni).

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Il pianto dei neonati - Pagina 2 Empty Re: Il pianto dei neonati

Messaggio Da Rossana Lun Set 19, 2016 6:52 am

fiordiloto ha scritto:Se sì, quando?

fidati che crescendo capirai benissimo a distinguere le cose, e questo già da piccolissimi! e la cosa più sbagliata da fare è cedere subito perché "è troppo piccolo e non capisce!" no, il bambino capisce eccome! ti metterà alla prova già da piccolissimo, per sperimentare fino a che punto può spingersi, per capire con chi può ottenere.
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