Ciclo delle stagioni --> Il Solstizio d'Inverno
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Ciclo delle stagioni --> Il Solstizio d'Inverno
E’ arrivato il magico Inverno!
Il 21 Dicembre rappresenta per tradizione astronomica l’inizio della stagione invernale, anche se la data astronomica esatta regolarmente varia tra il 21-23 Dicembre.
E’ il momento del Solstizio!
Questo giorno è conosciuto come il “giorno più breve dell’anno”, oppure come la “notte più lunga dell’anno”, perché in questo momento la luce solare sull’emisfero boreale ha raggiunto la sua durata minima.
Il Sole al Solstizio di Inverno sorge infatti a Sud-Est e tramonta a Sud-Ovest, tracciando nell’arco del cielo la traiettoria più breve di tutto l’anno!
Lo spicchio di sole che ci raggiunge in questa porzione dell'anno è quindi più piccolo che mai.
Ci siamo arrivati perché, a partire dall’Equinozio di Autunno, la luce è andata a diminuire progressivamente fino ad oggi.
Mentre è importante ricordare che dal Solstizio di Inverno in poi, dopo una breve pausa ("sol stare", il Sole che sosta, come all'estremità di un pendolo), le ore di luce ritorneranno a crescere - di circa un minuto al giorno alle nostre latitudini.
E sarà vicino a metà Inverno che la differenza comincerà a farsi notare davvero! (1-2 Febbraio, Candelora)
CARATTERISTICHE DELL'INVERNO
Tipicamente si pensa all’Inverno come la stagione più fredda ed anche buia, ma è davvero così?
In realtà, dopo la notte più lunga dell’anno, ci lasciamo alle spalle l’autunno, con le sue giornate corte e buie, anche se non particolarmente rigide, per entrare invece nella stagione più fredda di tutte, ma che sarà progressivamente più luminosa!
La luce, ed il suo rapporto con il buio, è la protagonista di tutte le festività associate ai ritmi della Natura, perché è ciò che permette alla vita sulla Terra di crescere e prosperare, ed è dunque simbolo di crescita e fertilità.
In questo momento, la terra del nostro emisfero è a riposo, in letargo. Dopo essersi svuotata degli ultimi raccolti autunnali, adesso è vuota, priva di semi o frutti. Il suo lavoro è compiuto, i suoi doni sono stati dati, e ben presto sarà ricoperta da uno strato di neve e gelo che la proteggeranno durante la sua ben meritata pausa.
In molti luoghi, la neve ed il ghiaccio dominano il paesaggio, che si tinge di un bianco splendore.
Di riflesso, i cieli si fanno cristallini, di un azzurro terso e smagliante. L’alba ed il tramonto prendono toni ghiacciati e al tempo stesso si incendiano di colori sferzanti, come elettrici blu, romantici rosa e viola mozzafiato.
Nel regno vivente, gli animali sono ora nascosti nelle loro tane, è il tempo del letargo, ed anche gli esseri umani si rintanano al riparo, trascorrendo ore più lunghe dentro le loro case, insieme ai loro affetti, in un ritiro che molte volte è anche interiore: un tempo di raccoglimento, introspezione e riflessione.
TRADIZIONI E SIMBOLI
Questo momento dell’anno è certamente meglio conosciuto per la festa del Natale, con la nascita del Nostro Salvatore, Gesù Cristo!
Ma quali sono le origini antiche di questa festa?
In origine, nel mondo pagano (dal Latino pagus, villaggio, e paganus, rurale, delle campagne) lo scorrere del tempo dell’anno era marcato da 8 momenti in cui la comunità onorava le fasi del ciclo solare nella Natura, ovvero il ritmo delle stagioni.
Il 21 Dicembre si celebrava la luce che torna a rinascere dopo il lungo buio e pertanto le energie e lo spirito di questo festeggiamento sono legate al simbolismo della rinascita ciclica e della sua meraviglia.
Ai tempi degli Antichi Romani, questa festività era dedicata al Sol Invictus, il “Sole non vinto”, ossia "invincibile", perché capace di tornare periodicamente a risplendere dopo il lungo buio autunnale. E' la magia della vittoria della luce sul buio, del trionfo della vita sulle tenebre!
Quello che risplende in questo momento è proprio un Sole bambino, appena (ri)nato e capace inizialmente solo di timidi e delicati raggi di luce, prima di poter conoscere il suo vigore adulto nelle fasi successive. E’ un calore lieve, tiepido, appena accennato, ma ammiccante già di futuro. Non a caso, questo è il periodo dell'anno in cui ricomincia il nuovo anno, con le sue promesse, le sue risoluzioni, con speranze ed aspettative e nuova carica per andare avanti!
Questo momento dell'anno, infatti, è carico della sua forza potenziale, esattamente come un neonato nel giorno in cui viene al mondo.
Così piccolo e così nuovo, ha già cambiato come per magia la traiettoria futura della vita dei suoi genitori.
Successivamente, questo momento coinciderà con la nascita di Gesù Cristo nella tradizione cristiana.
I simbolismi sono numerosi, le sovrapposizioni non casuali.
C'è chi sostiene che il culto cristiano abbia sovrascritto le tradizioni pagane/rurali pre-esistenti all'avvento del Cristo, in modo da essere più effficace nella sua opera di diffusione della "lieta novella" e nella conversione dei credenti.
Molto anche è stato detto a proposito della “vera” data di nascita di Gesù, che alcuni storici fanno corrispondere a Marzo.
In realtà, dallo studio delle Scritture, emerge che nulla vieta che questi eventi coincidessero realmente. E se chiediamo all'astrologia, ci pare tanto strano che Cristo fosse un Capricorno? Quando andrà dritto, per scelta, sulla Croce, come riscatto per l'umanità, sembra quasi ci voglia dire "La lotta contro il male? Via su, vi faccio vedere io come si fa!" E poi lo fa. (E se questo non è un Capricorno... )
Parentesi astrologica a parte, può essere interessante notare come nel mondo moderno siamo abituati a conoscere il Natale come già una commistione di elementi pagani e cristiani insieme.
Le immagini del Natale comunicano immediatamente questo, vediamo Babbo Natale (di origine pagana) accanto al Presepe (rappresentazione della Natività), le luci decorative accanto alle candele votive, tra abeti dalle chiome ghiacciate, a ricordare il paesaggio invernale, ed inni che cantano la gioia per la nascita del Bambin Gesù.
A livello di simboli, possiamo quindi dire che la luce è in ogni caso protagonista: dalla luce fisica che torna a risplendere alla luce spirituale che Cristo porta nelle nostre vite!
E celebrare la luce significa intrinsecamente celebrare la fertilità, celebrare la vita!
E se nella tradizione cristiana l’elemento della fertilità in questa festa viene onorato nel suo aspetto riproduttivo (la nascita di un bambino), ad evidenziare la natura infinita della vita eterna in Cristo, nella tradizione rurale se ne evidenziano gli aspetti più terreni e propri dell’esperienza umana, onorando la sua ciclica continuità perpetua attraverso le generazioni.
Se vi sembrano la stessa cosa, è infatti perché lo sono!
Proprio il tema della vita eterna sul pianeta, quindi, attraverso la fertilità fisica e spirituale, accomuna e sovrappone le due anime della tradizione.
A livello di immagini, ritroviamo questi elementi nelle decorazioni tipiche associate al Natale: dai colori della luce, come oro e argento, anche rosso (il colore del sangue e del suo sacrificio), bianco (il colore del seme, ma anche della purezza e della morte, in alcune tradizioni, in quanto "annullamento") ed il verde (il colore della prosperità della natura). Sono i colori biologici della fertilità e della sessualità, concetti strettamente legati al dualismo delle forze di vita e morte, creazione e distruzione, alla base della ciclicità.
Insieme al Presepe, che onora esplicitamente la nascita, troviamo l’abete di Natale, che oltre ad essere un tipico del paesaggio invernale, con la sua punta che svetta verso l’alto rappresenta un simbolo fallico, di potenza maschile ed è ornato tipicamente dalla luce della stella cometa sulla punta, per celebrare il principio di vitalità che trionfa e risplende. L’abete, in quanto sempreverde, è anche simbolo di eternità della vita nella Natura.
Tra gli addobbi classici, troviamo protagoniste le palline di Natale, delle sfere di luce che rappresentano la potenza vitale dei testicoli maschili, le bacche del vischio e dell’agrifoglio che simboleggiano le gocce di seme e le ghirlande intrecciate e adornate con frutti invernali, che con la loro forma circolare ricordano la ciclicità della vita, i ritmi della fertilità e della natura maschile e femminile.
La festa del Natale è anche associata a personaggi antropomorfi come Babbo Natale e la Befana.
Quest’ultima rappresenta la Crona, ovvero a livello di archetipi ciclici la donna anziana, come simbolo di infertilità della terra, poiché in questa fase di buio quiescente la terra finalmente riposa, dopo un anno di lavoro.
Quella di Babbo Natale invece è una figura maschile dall’aspetto corpulento e pasciuto, a simboleggiare la ricchezza e la prosperità. Volando nel cielo sulla sua slitta sparge i suoi doni sulla Terra, si cala dal camino e riempe con questi le calze vuote.
In questa immagine possiamo ritrovare un simbolo dell’atto di fecondazione, ovvero del dono di fertilità dell’uomo alla donna. Questo stesso significato è alla base del valore dello scambio di regali tra persone amate.
D’altronde, quando si celebra la fertilità, si celebra anche lo scambio che avviene con l’atto sessuale, un atto con cui trasmettiamo amore, vita, emozioni.
Personalmente, una tradizione natalizia a cui sono particolarmente affezionata, eredità del mio lato anglosassone, è la preparazione dei Gingerbread Men, conosciuti anche in Italia come “biscotti (o omini) di pan di zenzero”. Ve la racconto nei commenti!
CONSIGLI ED ISPIRAZIONI PER IL BENESSERE
Ricordiamo che celebrare il passaggio delle stagioni e i cambiamenti della natura ha il significato di essere consapevoli delle forze in gioco intorno a noi e il valore di poter vivere in armonia con esse, utilizzando queste energie per stare meglio. Con questo in mente, è possibile vincere un fenomeno sempre più frequente relativo al periodo delle feste, ovvero un disagio stagionale che va a coincidere con il Natale e le festività invernali, che in inglese prende il nome di winter blues, ovvero “depressione invernale”.
I “blues” in inglese indicano uno stato di malinconia, descritto volutamente con il colore blu perché richiama il cielo di notte e metaforicamente la profondità del nostro inconscio. Cosa accade in inverno di così particolare, da portare a creare un termine apposito?
Sul piano fisico, le minori ore di luce a cui l’Autunno ci ha esposto, soprattutto nella seconda parte, hanno un noto effetto negativo sull’ipofisi, la ghiandola che regola la nostra produzione di ormoni, tra i quali la serotonina, l’ormone del benessere. E’ naturale quindi che la minore quantità di luce ci predisponga all’essere meno vivaci e allegri, ma più raccolti ed introspettivi, aprendo la strada ai pensieri tristi e altre ombre della nostra mente.
Ma questi possono essere tanto pessimi nemici quanto preziosi alleati.
Infatti la stagione buia dell’anno, ossia il periodo dall’Autunno fino all’Inverno, ci ha suggerito con il cambio di clima di fermarci fisicamente ed esplorare con calma la nostra psiche, favoriti dalle risonanze intorno a noi.
Il buio nella Natura ci ha invitato a fermarci e a raccoglierci interiormente, accompagnati dai ricordi di un anno che adesso volge al termine. Se il picco d’Autunno è stato il momento di accettare di essere accompagnati nell’oscurità, il Solstizio di Inverno è il tempo per ricominciare a guardare avanti. E ne saremo tanto più capaci quanto avremo accettato di incontrare anche le parti più buie e dolorose nelle nostre vite.
Per salutare l’anno passato ringraziando per quello che ci ha portato e lasciando andare quello che non ci serve più. E’ il tempo per pensare al futuro con speranza, con anticipazione, preparando la strada per l’anno che verrà.
Lasciamoci ispirare dalla Natura in questo compito: osserviamo i cambiamenti nel mondo intorno a noi.
Le ore del giorno che riprendono ad allungarsi portano sollievo e nuova speranza, ci stimolano a ripartire con i nostri progetti e la nostra vita. Ancora è freddo, ma lentamente ci scalderemo con i raggi del Sole che prende sempre più vigore, man mano che passano i giorni, fino a risplendere con tutta la sua forza nei mesi primaverili ed estivi.
Pensiamo avanti con coraggio e riprendiamo a muovere i nostri passi sul cammino. Guardiamoci attorno e notiamo le stesse energie nella Natura. La terra è ferma, i rami degli alberi sono sagome spoglie, ma svettano contro il cielo freddo, brillante e cristallino. Il ghiaccio è nell’aria e sulle strade, ci invita a procedere con calma e ad assaporare il paesaggio intorno a noi, lo scintillìo della neve, l’odore dell’aria tersa, la luce chiarissima dai riflessi blu.
Approfittiamo di ciò che la stagione ci offre per allinearci al tempo giusto: osserviamo la solennità del freddo che gela i nostri pensieri e ci spinge a dolci consolazioni in una tazza di tè o cioccolata calda.
Teniamo acceso il calore dei nostri cuori riscaldando le nostre case e rifugiandoci dentro morbidi coperte e piumoni, insieme alle persone amate o i nostri cuccioli.
Circondiamoci degli aromi delle spezie, che danno vigore alla mente e al fisico: essenze di agrumi, spezie come cannella, zenzero, chiodi di garofano o vaniglia.
Soffermiamoci a guardare il Sole nei diversi momenti della giornata e notiamo le differenze, la sua luce fa breccia con ottimismo nel freddo del mattino, scherza con noi riscaldandoci appena a mezzogiorno e poi matura in precoci tramonti del primo pomeriggio, quando si abissa all’orizzonte in uno spettacolo di ghiacciati blu, sferzanti aranci e teneri rosa.
Prendiamoci del tempo per assaporare l’ambiente intorno a noi, osservare come cambia il paesaggio e i riflessi della luce su di esso, come cambiano le temperature, i venti, le precipitazioni, notiamo l’odore dell’aria e le sensazioni che la Natura evoca in noi in questo momento.
Dedichiamoci alle attività che ricordano e segnano le feste invernali, possiamo seguire le tradizioni o crearne di nuove!
Divertiamoci a tornare di nuovo bambini, serve a ritrovare lo spirito di ricominciare con entusiasmo giorno dopo giorno!
A livello del ciclo di vita, questo momento dell’anno rappresenta infatti la prima infanzia: giocate! Attraverso il gioco è possibile riscoprire il senso di sicurezza ed allenare il senso di meraviglia, entrambi fondamentali per le nostre capacità di regolazione emotiva.
Se sentite di aver perso la sicurezza nella vostra vita, in questa stagione potrebbe essere amplificato: non esitate a consultare un professionista della salute mentale per ritrovare il piacere di stare al mondo!
E tu, come vivi questo periodo dell’anno? cosa ti piace e con cosa invece fai fatica?
Il 21 Dicembre rappresenta per tradizione astronomica l’inizio della stagione invernale, anche se la data astronomica esatta regolarmente varia tra il 21-23 Dicembre.
E’ il momento del Solstizio!
Questo giorno è conosciuto come il “giorno più breve dell’anno”, oppure come la “notte più lunga dell’anno”, perché in questo momento la luce solare sull’emisfero boreale ha raggiunto la sua durata minima.
Il Sole al Solstizio di Inverno sorge infatti a Sud-Est e tramonta a Sud-Ovest, tracciando nell’arco del cielo la traiettoria più breve di tutto l’anno!
Lo spicchio di sole che ci raggiunge in questa porzione dell'anno è quindi più piccolo che mai.
Ci siamo arrivati perché, a partire dall’Equinozio di Autunno, la luce è andata a diminuire progressivamente fino ad oggi.
Mentre è importante ricordare che dal Solstizio di Inverno in poi, dopo una breve pausa ("sol stare", il Sole che sosta, come all'estremità di un pendolo), le ore di luce ritorneranno a crescere - di circa un minuto al giorno alle nostre latitudini.
E sarà vicino a metà Inverno che la differenza comincerà a farsi notare davvero! (1-2 Febbraio, Candelora)
CARATTERISTICHE DELL'INVERNO
Tipicamente si pensa all’Inverno come la stagione più fredda ed anche buia, ma è davvero così?
In realtà, dopo la notte più lunga dell’anno, ci lasciamo alle spalle l’autunno, con le sue giornate corte e buie, anche se non particolarmente rigide, per entrare invece nella stagione più fredda di tutte, ma che sarà progressivamente più luminosa!
La luce, ed il suo rapporto con il buio, è la protagonista di tutte le festività associate ai ritmi della Natura, perché è ciò che permette alla vita sulla Terra di crescere e prosperare, ed è dunque simbolo di crescita e fertilità.
In questo momento, la terra del nostro emisfero è a riposo, in letargo. Dopo essersi svuotata degli ultimi raccolti autunnali, adesso è vuota, priva di semi o frutti. Il suo lavoro è compiuto, i suoi doni sono stati dati, e ben presto sarà ricoperta da uno strato di neve e gelo che la proteggeranno durante la sua ben meritata pausa.
In molti luoghi, la neve ed il ghiaccio dominano il paesaggio, che si tinge di un bianco splendore.
Di riflesso, i cieli si fanno cristallini, di un azzurro terso e smagliante. L’alba ed il tramonto prendono toni ghiacciati e al tempo stesso si incendiano di colori sferzanti, come elettrici blu, romantici rosa e viola mozzafiato.
Nel regno vivente, gli animali sono ora nascosti nelle loro tane, è il tempo del letargo, ed anche gli esseri umani si rintanano al riparo, trascorrendo ore più lunghe dentro le loro case, insieme ai loro affetti, in un ritiro che molte volte è anche interiore: un tempo di raccoglimento, introspezione e riflessione.
TRADIZIONI E SIMBOLI
Questo momento dell’anno è certamente meglio conosciuto per la festa del Natale, con la nascita del Nostro Salvatore, Gesù Cristo!
Ma quali sono le origini antiche di questa festa?
In origine, nel mondo pagano (dal Latino pagus, villaggio, e paganus, rurale, delle campagne) lo scorrere del tempo dell’anno era marcato da 8 momenti in cui la comunità onorava le fasi del ciclo solare nella Natura, ovvero il ritmo delle stagioni.
Il 21 Dicembre si celebrava la luce che torna a rinascere dopo il lungo buio e pertanto le energie e lo spirito di questo festeggiamento sono legate al simbolismo della rinascita ciclica e della sua meraviglia.
Ai tempi degli Antichi Romani, questa festività era dedicata al Sol Invictus, il “Sole non vinto”, ossia "invincibile", perché capace di tornare periodicamente a risplendere dopo il lungo buio autunnale. E' la magia della vittoria della luce sul buio, del trionfo della vita sulle tenebre!
Quello che risplende in questo momento è proprio un Sole bambino, appena (ri)nato e capace inizialmente solo di timidi e delicati raggi di luce, prima di poter conoscere il suo vigore adulto nelle fasi successive. E’ un calore lieve, tiepido, appena accennato, ma ammiccante già di futuro. Non a caso, questo è il periodo dell'anno in cui ricomincia il nuovo anno, con le sue promesse, le sue risoluzioni, con speranze ed aspettative e nuova carica per andare avanti!
Questo momento dell'anno, infatti, è carico della sua forza potenziale, esattamente come un neonato nel giorno in cui viene al mondo.
Così piccolo e così nuovo, ha già cambiato come per magia la traiettoria futura della vita dei suoi genitori.
Successivamente, questo momento coinciderà con la nascita di Gesù Cristo nella tradizione cristiana.
I simbolismi sono numerosi, le sovrapposizioni non casuali.
C'è chi sostiene che il culto cristiano abbia sovrascritto le tradizioni pagane/rurali pre-esistenti all'avvento del Cristo, in modo da essere più effficace nella sua opera di diffusione della "lieta novella" e nella conversione dei credenti.
Molto anche è stato detto a proposito della “vera” data di nascita di Gesù, che alcuni storici fanno corrispondere a Marzo.
In realtà, dallo studio delle Scritture, emerge che nulla vieta che questi eventi coincidessero realmente. E se chiediamo all'astrologia, ci pare tanto strano che Cristo fosse un Capricorno? Quando andrà dritto, per scelta, sulla Croce, come riscatto per l'umanità, sembra quasi ci voglia dire "La lotta contro il male? Via su, vi faccio vedere io come si fa!" E poi lo fa. (E se questo non è un Capricorno... )
Parentesi astrologica a parte, può essere interessante notare come nel mondo moderno siamo abituati a conoscere il Natale come già una commistione di elementi pagani e cristiani insieme.
Le immagini del Natale comunicano immediatamente questo, vediamo Babbo Natale (di origine pagana) accanto al Presepe (rappresentazione della Natività), le luci decorative accanto alle candele votive, tra abeti dalle chiome ghiacciate, a ricordare il paesaggio invernale, ed inni che cantano la gioia per la nascita del Bambin Gesù.
A livello di simboli, possiamo quindi dire che la luce è in ogni caso protagonista: dalla luce fisica che torna a risplendere alla luce spirituale che Cristo porta nelle nostre vite!
E celebrare la luce significa intrinsecamente celebrare la fertilità, celebrare la vita!
E se nella tradizione cristiana l’elemento della fertilità in questa festa viene onorato nel suo aspetto riproduttivo (la nascita di un bambino), ad evidenziare la natura infinita della vita eterna in Cristo, nella tradizione rurale se ne evidenziano gli aspetti più terreni e propri dell’esperienza umana, onorando la sua ciclica continuità perpetua attraverso le generazioni.
Se vi sembrano la stessa cosa, è infatti perché lo sono!
Proprio il tema della vita eterna sul pianeta, quindi, attraverso la fertilità fisica e spirituale, accomuna e sovrappone le due anime della tradizione.
A livello di immagini, ritroviamo questi elementi nelle decorazioni tipiche associate al Natale: dai colori della luce, come oro e argento, anche rosso (il colore del sangue e del suo sacrificio), bianco (il colore del seme, ma anche della purezza e della morte, in alcune tradizioni, in quanto "annullamento") ed il verde (il colore della prosperità della natura). Sono i colori biologici della fertilità e della sessualità, concetti strettamente legati al dualismo delle forze di vita e morte, creazione e distruzione, alla base della ciclicità.
Insieme al Presepe, che onora esplicitamente la nascita, troviamo l’abete di Natale, che oltre ad essere un tipico del paesaggio invernale, con la sua punta che svetta verso l’alto rappresenta un simbolo fallico, di potenza maschile ed è ornato tipicamente dalla luce della stella cometa sulla punta, per celebrare il principio di vitalità che trionfa e risplende. L’abete, in quanto sempreverde, è anche simbolo di eternità della vita nella Natura.
Tra gli addobbi classici, troviamo protagoniste le palline di Natale, delle sfere di luce che rappresentano la potenza vitale dei testicoli maschili, le bacche del vischio e dell’agrifoglio che simboleggiano le gocce di seme e le ghirlande intrecciate e adornate con frutti invernali, che con la loro forma circolare ricordano la ciclicità della vita, i ritmi della fertilità e della natura maschile e femminile.
La festa del Natale è anche associata a personaggi antropomorfi come Babbo Natale e la Befana.
Quest’ultima rappresenta la Crona, ovvero a livello di archetipi ciclici la donna anziana, come simbolo di infertilità della terra, poiché in questa fase di buio quiescente la terra finalmente riposa, dopo un anno di lavoro.
Quella di Babbo Natale invece è una figura maschile dall’aspetto corpulento e pasciuto, a simboleggiare la ricchezza e la prosperità. Volando nel cielo sulla sua slitta sparge i suoi doni sulla Terra, si cala dal camino e riempe con questi le calze vuote.
In questa immagine possiamo ritrovare un simbolo dell’atto di fecondazione, ovvero del dono di fertilità dell’uomo alla donna. Questo stesso significato è alla base del valore dello scambio di regali tra persone amate.
D’altronde, quando si celebra la fertilità, si celebra anche lo scambio che avviene con l’atto sessuale, un atto con cui trasmettiamo amore, vita, emozioni.
Personalmente, una tradizione natalizia a cui sono particolarmente affezionata, eredità del mio lato anglosassone, è la preparazione dei Gingerbread Men, conosciuti anche in Italia come “biscotti (o omini) di pan di zenzero”. Ve la racconto nei commenti!
CONSIGLI ED ISPIRAZIONI PER IL BENESSERE
Ricordiamo che celebrare il passaggio delle stagioni e i cambiamenti della natura ha il significato di essere consapevoli delle forze in gioco intorno a noi e il valore di poter vivere in armonia con esse, utilizzando queste energie per stare meglio. Con questo in mente, è possibile vincere un fenomeno sempre più frequente relativo al periodo delle feste, ovvero un disagio stagionale che va a coincidere con il Natale e le festività invernali, che in inglese prende il nome di winter blues, ovvero “depressione invernale”.
I “blues” in inglese indicano uno stato di malinconia, descritto volutamente con il colore blu perché richiama il cielo di notte e metaforicamente la profondità del nostro inconscio. Cosa accade in inverno di così particolare, da portare a creare un termine apposito?
Sul piano fisico, le minori ore di luce a cui l’Autunno ci ha esposto, soprattutto nella seconda parte, hanno un noto effetto negativo sull’ipofisi, la ghiandola che regola la nostra produzione di ormoni, tra i quali la serotonina, l’ormone del benessere. E’ naturale quindi che la minore quantità di luce ci predisponga all’essere meno vivaci e allegri, ma più raccolti ed introspettivi, aprendo la strada ai pensieri tristi e altre ombre della nostra mente.
Ma questi possono essere tanto pessimi nemici quanto preziosi alleati.
Infatti la stagione buia dell’anno, ossia il periodo dall’Autunno fino all’Inverno, ci ha suggerito con il cambio di clima di fermarci fisicamente ed esplorare con calma la nostra psiche, favoriti dalle risonanze intorno a noi.
Il buio nella Natura ci ha invitato a fermarci e a raccoglierci interiormente, accompagnati dai ricordi di un anno che adesso volge al termine. Se il picco d’Autunno è stato il momento di accettare di essere accompagnati nell’oscurità, il Solstizio di Inverno è il tempo per ricominciare a guardare avanti. E ne saremo tanto più capaci quanto avremo accettato di incontrare anche le parti più buie e dolorose nelle nostre vite.
Per salutare l’anno passato ringraziando per quello che ci ha portato e lasciando andare quello che non ci serve più. E’ il tempo per pensare al futuro con speranza, con anticipazione, preparando la strada per l’anno che verrà.
Lasciamoci ispirare dalla Natura in questo compito: osserviamo i cambiamenti nel mondo intorno a noi.
Le ore del giorno che riprendono ad allungarsi portano sollievo e nuova speranza, ci stimolano a ripartire con i nostri progetti e la nostra vita. Ancora è freddo, ma lentamente ci scalderemo con i raggi del Sole che prende sempre più vigore, man mano che passano i giorni, fino a risplendere con tutta la sua forza nei mesi primaverili ed estivi.
Pensiamo avanti con coraggio e riprendiamo a muovere i nostri passi sul cammino. Guardiamoci attorno e notiamo le stesse energie nella Natura. La terra è ferma, i rami degli alberi sono sagome spoglie, ma svettano contro il cielo freddo, brillante e cristallino. Il ghiaccio è nell’aria e sulle strade, ci invita a procedere con calma e ad assaporare il paesaggio intorno a noi, lo scintillìo della neve, l’odore dell’aria tersa, la luce chiarissima dai riflessi blu.
Approfittiamo di ciò che la stagione ci offre per allinearci al tempo giusto: osserviamo la solennità del freddo che gela i nostri pensieri e ci spinge a dolci consolazioni in una tazza di tè o cioccolata calda.
Teniamo acceso il calore dei nostri cuori riscaldando le nostre case e rifugiandoci dentro morbidi coperte e piumoni, insieme alle persone amate o i nostri cuccioli.
Circondiamoci degli aromi delle spezie, che danno vigore alla mente e al fisico: essenze di agrumi, spezie come cannella, zenzero, chiodi di garofano o vaniglia.
Soffermiamoci a guardare il Sole nei diversi momenti della giornata e notiamo le differenze, la sua luce fa breccia con ottimismo nel freddo del mattino, scherza con noi riscaldandoci appena a mezzogiorno e poi matura in precoci tramonti del primo pomeriggio, quando si abissa all’orizzonte in uno spettacolo di ghiacciati blu, sferzanti aranci e teneri rosa.
Prendiamoci del tempo per assaporare l’ambiente intorno a noi, osservare come cambia il paesaggio e i riflessi della luce su di esso, come cambiano le temperature, i venti, le precipitazioni, notiamo l’odore dell’aria e le sensazioni che la Natura evoca in noi in questo momento.
Dedichiamoci alle attività che ricordano e segnano le feste invernali, possiamo seguire le tradizioni o crearne di nuove!
Divertiamoci a tornare di nuovo bambini, serve a ritrovare lo spirito di ricominciare con entusiasmo giorno dopo giorno!
A livello del ciclo di vita, questo momento dell’anno rappresenta infatti la prima infanzia: giocate! Attraverso il gioco è possibile riscoprire il senso di sicurezza ed allenare il senso di meraviglia, entrambi fondamentali per le nostre capacità di regolazione emotiva.
Se sentite di aver perso la sicurezza nella vostra vita, in questa stagione potrebbe essere amplificato: non esitate a consultare un professionista della salute mentale per ritrovare il piacere di stare al mondo!
E tu, come vivi questo periodo dell’anno? cosa ti piace e con cosa invece fai fatica?
Ultima modifica di Jessica il Mer Feb 01, 2023 4:01 pm - modificato 1 volta.
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Dott.ssa Jessica Borgogni
www.jessicaborgogni.it
Psicologa dell'area clinica e perinatale
Educatrice del Metodo Ladyfertility
I miei grafici: https://www.fertilityfriend.com/home/1db1de
LA STORIA DEL GINGERBREAD MAN
L‘Omino di Pan di Zenzero è il simpatico protagonista di una favola per bambini…ma sapevate che è una storia che parla di fertilità ?
Ne esistono varie versioni , perciò quella che vi propongo è una sintesi - ovvero, potremmo dire il mio “impasto” personale- per farvi assaporare tutta la magia di questa festività!
“C’era una volta un’anziana coppia di sposi che non aveva avuto figli. Durante un particolare inverno freddo e silenzioso, marito e moglie si sentivano tristi e soli. Così l’anziana signora decise di creare un bambino dando forma ad un impasto.
Prese la farina, lo zucchero e le uova dalla dispensa e mescolò con cura e con amore tutti gli ingredienti. Poi vi aggiunse una buona dose di spezie dall’anima piccante, per dare sapore e vitalità alla materia tra le sue mani. Stese la pasta e la plasmò in un biscotto gigante, creando la testa, due braccia e due gambe, lo decorò con cura, aggiungendo bacche invernali per dargli degli occhi e una bocca per farlo sorridere, sistemò i bottoni della camicia ed altri dettagli, vestendolo a festa proprio come avrebbe fatto con un bambino vero.
Infornò la sua creazione nel forno caldo, per portarlo alla vita e trasformarlo in un bellissimo dolce: ecco nato l’omino di pan di zenzero!
Ma appena fu tempo di farlo uscire dal forno, l’omino di pan di zenzero, tutto sorridente, saltò fuori dalla teglia e scappò via dalla finestra, gridando: “Non puoi prendermi, non puoi prendermi, sono l’omino di pan di zenzero!”
La versione più frequente della storia narra che durante la sua fuga l’omino di pan di zenzero incontrò vari animali: prima un maiale, poi una mucca, poi un cavallo, e tutti tentarono di mangiarlo.
Ma nessuno di loro fu abbastanza veloce da riuscire acchiappare questo omino dal temperamento così…pepato!
Procedendo nella sua corsa in fuga dai suoi inseguitori, accadde così che l’omino si trovò sulla sponda di un fiume. “Oh no!” si disse “Ed ora come farò ad attraversarlo?“. Ma attratta dalle sue parole, una volpe gli si avvicinò e si offrì di trasportarlo al sicuro sulla sponda opposta.
“Mi mangerai, non è vero?” chiese impaurito l’omino”. Ma la volpe giurò e spergiurò di no e così le salì in groppa e si affidò a lei per attraversare il fiume. Una volta approdati sull’altra riva, però, fu un attimo: la volpe lanciò in aria l’omino con i suoi denti e…SNAP! Questa fu la fine dell’omino di pan di zenzero.”
Come avete visto, è una storia un po’ drammatica, che nonostante sia intrisa di dolce melassa (letteralmente!), finisce per lasciarci con l’amaro in bocca…. (ah, i contrasti invernali...)
Ma andando alla ricerca del suo significato, vediamo se riusciamo a riscorprirne il gusto!
Nella versione più frequente della storia in realtà non si parla del fatto che la coppia di anziani fosse senza figli, ma si dice che l’anziana signora avesse fatto l’omino di pan di zenzero perché voleva mangiarlo
La storia ci presenta innanzitutto la metafora della creazione e della generatività, tema certamente caro al periodo natalizio: la donna, motivata dal suo impulso a generare, crea un bambino impastando con cura gli ingredienti e poi mette la sua creatura nel forno, simbolo dell’utero materno. Ma proprio a questa pulsione creativa, come da tradizione psicanalitica e non solo, fa seguito una pulsione distruttiva, quella dell’ingerirlo.
Ci può mettere a disagio, ma queste tendenze di vita e di morte sono realmente sempre in gioco, in tutti i meccanismi della generatività.
In altre parole, vita e morte sono indissolubilmente legate nella nostra esistenza terrena. Andare, venire, prendere, lasciare...in un eterno vincolo perpetuo.
Ma questa storia ci porta anche a riflettere sul piano della psicologia perinatale: poco dopo che il biscotto è fuori dal forno (il bambino dunque è nato!), schizza via, lontano dai genitori e corre verso il mondo esterno.
E’ quindi la storia della ricerca dell’indipendenza del bambino rispetto alla madre, nel tentativo di opporsi all’ingerenza di lei (che lo “vuole mangiare”, ovvero inglobare, assimilare dentro di sé).
L’omino-bambino corre spavaldo verso il mondo esterno, che però è irto di pericoli, come i grossi animali che lo vogliono mangiare anche loro, fino alla volpe che rappresenta il modo in cui il bambino, vulnerabile per la sua ingenuità, fa una brutta fine.
Può sembrare una storia triste, ma rivela il suo lato educativo.
E’ una storia che tradizionalmente i genitori raccontavano ai loro bambini nelle fredde e buie sere di inverno, per intrattenerli, ma anche per impartire loro lezioni di vita importanti: in questo caso, si parla del pericolo per il bambino nell’allontanarsi troppo presto dai genitori e affrontare il mondo da solo. Era un monito affinché seguissero la guida degli adulti di fiducia, coloro in grado di difenderli durante l’infanzia.
Ma il valore educativo è anche per gli adulti: invita a riflettere sulla giusta distanza da porre con i propri figli durante la loro crescita, imparando a concedere l’adeguata autonomia di volta in volta, in rapporto alle loro capacità.
La metafora di voler “mangiare” i figli ha anch’essa due volti: amare tanto il proprio figlio da volerlo “mangiare”, come quando si “mangia di baci” è un modo sereno e positivo di manifestare calore e affetto. Ma quando significa trattenere eccessivamente a sé, inglobare, rischia di evocare nell’altro la stessa tendenza dell’omino di pan di zenzero a fuggire via e sottrarsi al controllo.
Questo è qualcosa che tutti i bambini sperimentano a un certo punto della crescita (intorno ai 2 anni circa, i “terrible twos“) e consiste nel forzare i limiti imposti per loro dall’adulto. Si tratta di mettere alla prova la propria autonomia, da cui deriverà, nel corso di tutto lo sviluppo, il senso della propria identità.
E tu? Conoscevi questa storia? Quali sentimenti o riflessioni ti suscita?
Ne esistono varie versioni , perciò quella che vi propongo è una sintesi - ovvero, potremmo dire il mio “impasto” personale- per farvi assaporare tutta la magia di questa festività!
“C’era una volta un’anziana coppia di sposi che non aveva avuto figli. Durante un particolare inverno freddo e silenzioso, marito e moglie si sentivano tristi e soli. Così l’anziana signora decise di creare un bambino dando forma ad un impasto.
Prese la farina, lo zucchero e le uova dalla dispensa e mescolò con cura e con amore tutti gli ingredienti. Poi vi aggiunse una buona dose di spezie dall’anima piccante, per dare sapore e vitalità alla materia tra le sue mani. Stese la pasta e la plasmò in un biscotto gigante, creando la testa, due braccia e due gambe, lo decorò con cura, aggiungendo bacche invernali per dargli degli occhi e una bocca per farlo sorridere, sistemò i bottoni della camicia ed altri dettagli, vestendolo a festa proprio come avrebbe fatto con un bambino vero.
Infornò la sua creazione nel forno caldo, per portarlo alla vita e trasformarlo in un bellissimo dolce: ecco nato l’omino di pan di zenzero!
Ma appena fu tempo di farlo uscire dal forno, l’omino di pan di zenzero, tutto sorridente, saltò fuori dalla teglia e scappò via dalla finestra, gridando: “Non puoi prendermi, non puoi prendermi, sono l’omino di pan di zenzero!”
La versione più frequente della storia narra che durante la sua fuga l’omino di pan di zenzero incontrò vari animali: prima un maiale, poi una mucca, poi un cavallo, e tutti tentarono di mangiarlo.
Ma nessuno di loro fu abbastanza veloce da riuscire acchiappare questo omino dal temperamento così…pepato!
Procedendo nella sua corsa in fuga dai suoi inseguitori, accadde così che l’omino si trovò sulla sponda di un fiume. “Oh no!” si disse “Ed ora come farò ad attraversarlo?“. Ma attratta dalle sue parole, una volpe gli si avvicinò e si offrì di trasportarlo al sicuro sulla sponda opposta.
“Mi mangerai, non è vero?” chiese impaurito l’omino”. Ma la volpe giurò e spergiurò di no e così le salì in groppa e si affidò a lei per attraversare il fiume. Una volta approdati sull’altra riva, però, fu un attimo: la volpe lanciò in aria l’omino con i suoi denti e…SNAP! Questa fu la fine dell’omino di pan di zenzero.”
Come avete visto, è una storia un po’ drammatica, che nonostante sia intrisa di dolce melassa (letteralmente!), finisce per lasciarci con l’amaro in bocca…. (ah, i contrasti invernali...)
Ma andando alla ricerca del suo significato, vediamo se riusciamo a riscorprirne il gusto!
Nella versione più frequente della storia in realtà non si parla del fatto che la coppia di anziani fosse senza figli, ma si dice che l’anziana signora avesse fatto l’omino di pan di zenzero perché voleva mangiarlo
La storia ci presenta innanzitutto la metafora della creazione e della generatività, tema certamente caro al periodo natalizio: la donna, motivata dal suo impulso a generare, crea un bambino impastando con cura gli ingredienti e poi mette la sua creatura nel forno, simbolo dell’utero materno. Ma proprio a questa pulsione creativa, come da tradizione psicanalitica e non solo, fa seguito una pulsione distruttiva, quella dell’ingerirlo.
Ci può mettere a disagio, ma queste tendenze di vita e di morte sono realmente sempre in gioco, in tutti i meccanismi della generatività.
In altre parole, vita e morte sono indissolubilmente legate nella nostra esistenza terrena. Andare, venire, prendere, lasciare...in un eterno vincolo perpetuo.
Ma questa storia ci porta anche a riflettere sul piano della psicologia perinatale: poco dopo che il biscotto è fuori dal forno (il bambino dunque è nato!), schizza via, lontano dai genitori e corre verso il mondo esterno.
E’ quindi la storia della ricerca dell’indipendenza del bambino rispetto alla madre, nel tentativo di opporsi all’ingerenza di lei (che lo “vuole mangiare”, ovvero inglobare, assimilare dentro di sé).
L’omino-bambino corre spavaldo verso il mondo esterno, che però è irto di pericoli, come i grossi animali che lo vogliono mangiare anche loro, fino alla volpe che rappresenta il modo in cui il bambino, vulnerabile per la sua ingenuità, fa una brutta fine.
Può sembrare una storia triste, ma rivela il suo lato educativo.
E’ una storia che tradizionalmente i genitori raccontavano ai loro bambini nelle fredde e buie sere di inverno, per intrattenerli, ma anche per impartire loro lezioni di vita importanti: in questo caso, si parla del pericolo per il bambino nell’allontanarsi troppo presto dai genitori e affrontare il mondo da solo. Era un monito affinché seguissero la guida degli adulti di fiducia, coloro in grado di difenderli durante l’infanzia.
Ma il valore educativo è anche per gli adulti: invita a riflettere sulla giusta distanza da porre con i propri figli durante la loro crescita, imparando a concedere l’adeguata autonomia di volta in volta, in rapporto alle loro capacità.
La metafora di voler “mangiare” i figli ha anch’essa due volti: amare tanto il proprio figlio da volerlo “mangiare”, come quando si “mangia di baci” è un modo sereno e positivo di manifestare calore e affetto. Ma quando significa trattenere eccessivamente a sé, inglobare, rischia di evocare nell’altro la stessa tendenza dell’omino di pan di zenzero a fuggire via e sottrarsi al controllo.
Questo è qualcosa che tutti i bambini sperimentano a un certo punto della crescita (intorno ai 2 anni circa, i “terrible twos“) e consiste nel forzare i limiti imposti per loro dall’adulto. Si tratta di mettere alla prova la propria autonomia, da cui deriverà, nel corso di tutto lo sviluppo, il senso della propria identità.
E tu? Conoscevi questa storia? Quali sentimenti o riflessioni ti suscita?
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Dott.ssa Jessica Borgogni
www.jessicaborgogni.it
Psicologa dell'area clinica e perinatale
Educatrice del Metodo Ladyfertility
I miei grafici: https://www.fertilityfriend.com/home/1db1de
A Zara piace questo messaggio.
Re: Ciclo delle stagioni --> Il Solstizio d'Inverno
Mi piace sempre leggere i tuoi post sulla ruota dell’anno.
Questa parte dell’anno la amo fino alla vigilia di Natale, non mi dispiace tra Natale e Capodanno, ma dal 1 gennaio sento tutta la freddezza e rigidità del Capricorno, mi fa sentire spaesata e malinconica, come se il riallungarsi delle giornate e l’uscire dalle tenebre mi provocasse disagio e mi facesse sentire vulnerabile.
Amo molto addentrarmi nelle tenebre ma non uscirne, ad esempio adoro Halloween ma detesto il Carnevale, non tanto come travestimenti ma come atmosfera che si respira.
Non conoscevo la storia dell’omino pan di zenzero, appena letta mi ha provocato angoscia, ma poi leggendo la spiegazione assume tutt’altro aspetto, diventa una storia carina e fa venire voglia di fare biscotti ( e mangiarli però senza che scappino via )
Questa parte dell’anno la amo fino alla vigilia di Natale, non mi dispiace tra Natale e Capodanno, ma dal 1 gennaio sento tutta la freddezza e rigidità del Capricorno, mi fa sentire spaesata e malinconica, come se il riallungarsi delle giornate e l’uscire dalle tenebre mi provocasse disagio e mi facesse sentire vulnerabile.
Amo molto addentrarmi nelle tenebre ma non uscirne, ad esempio adoro Halloween ma detesto il Carnevale, non tanto come travestimenti ma come atmosfera che si respira.
Non conoscevo la storia dell’omino pan di zenzero, appena letta mi ha provocato angoscia, ma poi leggendo la spiegazione assume tutt’altro aspetto, diventa una storia carina e fa venire voglia di fare biscotti ( e mangiarli però senza che scappino via )
Atena- Numero di messaggi : 88
Età : 41
Data d'iscrizione : 12.04.22
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Re: Ciclo delle stagioni --> Il Solstizio d'Inverno
Finalmente siamo entrati nell'inverno!
Lo accolgo sempre con gioia, amo sapere e vedere che le giornate si allungano, mi piace svegliarmi e trovare tutto ghiacciato, gli alberi spogli, ogni tanto la neve. Mi piace che faccia freddo (anche se sono freddolosa!). Quest'anno l'inverno è arrivato e si è portato via mio nonno, ma mi sono resa conto che spesso ci sono molte morti proprio nei momenti di passaggio e mi sto convincendo sempre più che non sia un caso. Nonostante questo sono felice che sia successo con l'arrivo dell'inverno e non in autunno.
Lo accolgo sempre con gioia, amo sapere e vedere che le giornate si allungano, mi piace svegliarmi e trovare tutto ghiacciato, gli alberi spogli, ogni tanto la neve. Mi piace che faccia freddo (anche se sono freddolosa!). Quest'anno l'inverno è arrivato e si è portato via mio nonno, ma mi sono resa conto che spesso ci sono molte morti proprio nei momenti di passaggio e mi sto convincendo sempre più che non sia un caso. Nonostante questo sono felice che sia successo con l'arrivo dell'inverno e non in autunno.
Zara- Numero di messaggi : 3785
Età : 38
Data d'iscrizione : 19.08.12
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Re: Ciclo delle stagioni --> Il Solstizio d'Inverno
Oh Zara, mi dispiace molto! condoglianze per tuo nonno!
I momenti di transizione sono assolutamente qualcosa che espone le vulnerabilità ed è uno dei motivi antropologicamente per cui ad esempio intorno al passaggio delle stagioni o del tempo l'essere umano ha strutturato vari rituali celebrativi. Sono sempre un modo per dire "prestiamo attenzione, sta succedendo qualcosa di saliente ed è importante per la comunità fare fronte comune".
Io amo molto l'inverno, essendo nata il 20 Dicembre sento questa stagione molto vicina alle mie corde e negli ultimi anni ho potuto assaporarla di nuovo e mi trasmette tanta pace. Negli ultimi giorni, complici le festività, mi sono rinchiusa nella mia bolla (vacanza mentale), dedicandomi moltissimo all'analisi del colore e sto appunto esplorando la colorazione invernale ed espandendo/affinando alcune percezioni. Il viaggio nei colori non finisce mai!
Per motivi legati agli archetipi di David Zyla (vedi topic), sono andata in fissa con Biancaneve e ho in programma nei prossimi giorni di guardare sia il cartone animato che il film con Kristen Stewart, che non ho mai visto.
Quindi #wintermood #winterwonderland célo!
Vi lascio un'immagine evocativa ihih in questo momento "sono" lì!
I momenti di transizione sono assolutamente qualcosa che espone le vulnerabilità ed è uno dei motivi antropologicamente per cui ad esempio intorno al passaggio delle stagioni o del tempo l'essere umano ha strutturato vari rituali celebrativi. Sono sempre un modo per dire "prestiamo attenzione, sta succedendo qualcosa di saliente ed è importante per la comunità fare fronte comune".
Io amo molto l'inverno, essendo nata il 20 Dicembre sento questa stagione molto vicina alle mie corde e negli ultimi anni ho potuto assaporarla di nuovo e mi trasmette tanta pace. Negli ultimi giorni, complici le festività, mi sono rinchiusa nella mia bolla (vacanza mentale), dedicandomi moltissimo all'analisi del colore e sto appunto esplorando la colorazione invernale ed espandendo/affinando alcune percezioni. Il viaggio nei colori non finisce mai!
Per motivi legati agli archetipi di David Zyla (vedi topic), sono andata in fissa con Biancaneve e ho in programma nei prossimi giorni di guardare sia il cartone animato che il film con Kristen Stewart, che non ho mai visto.
Quindi #wintermood #winterwonderland célo!
Vi lascio un'immagine evocativa ihih in questo momento "sono" lì!
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Dott.ssa Jessica Borgogni
www.jessicaborgogni.it
Psicologa dell'area clinica e perinatale
Educatrice del Metodo Ladyfertility
I miei grafici: https://www.fertilityfriend.com/home/1db1de
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