Depressione

Qui va molto meglio ragazze: ho iniziato a vedere uno psicologo del consultorio e mi sto trovando bene, mi mette a mio agio e sto iniziando a svuotarmi di tanti pensieri e preoccupazioni che mi portavo appresso da tanto tempo.
Ora le cose vanno molto meglio, probabilmente tutto quel malessere che mi portavo appresso, quella scarsa voglia di fare (definirla depressione era troppo, col senno del poi) e infine quel crollo finale erano dovuti semplicemente a quei maledettissimi esami che continuavano a pesarmi sul groppone.
E' ovvio che ci sono delle questioni che devo affrontare, come la mia eccessiva severità con me stessa, il bisogno di dover sempre dimostrare qualcosa, perché "altrimenti non sono abbastanza", e lo farò, è assolutamente arrivato il momento.
Mi sono anche resa conto di quante volte ho scritto qui sul forum che "pensavo di rivolgermi ad uno psicologo", e non l'ho mai fatto, evidentemente tante cose si sono accumulate e sono definitivamente esplose 2 settimane fa. A questo punto penso sia opportuno abbandonare questo topic e magari continuare su "psicologia, psichiatria e psicoterapia", quando vorrò aggiornarvi dei mei progressi.

Detto questo, mi sento solo di dare un consiglio spassionato a Miss, anche se può sembrare banale: non ignorare i segnali che manda il tuo corpo, se c'è qualcosa che non ti fa stare bene vai a fondo e cerca di risolverla, perché prima o dopo tutto viene fuori, non si scappa da noi stessi.

@Miss ti capisco capita spesso nel volontariato di stancarsi troppo perchè le emergenze sono tantissime e le persone pochissime... ovunque è così. Ci sono passata e per questo il mio consiglio è di ricordare sempre che se iniziamo a non star bene noi non possiamo poi aiutare neanche gli altri, il benessere di noi volontari è fondamentale
@ Mulan anche per me definirla depressione era un po' troppo e sono felicissima che ti stai trovando bene col terapeuta

È arrivato il momento anche per me... dopo l'ansia, che ho imparato a gestire abbastanza, è la volta della depressione e quello che mi dà più problemi è la pazienza. Non ho voglia di una cosa cronica, di dovermi rimettere in malattia, di avere altro tempo indefinito davanti prima d tornare alla solita vita. Ma immagino che debba farmene una ragione, il corpo e la mente hanno i loro meccanismi e non posso certo modificarli io...stasera ne parlo alla terapeuta e spero di trovare una strategia non troppo drastica. Anche se è difficile alzarsi presto, lavorare 8 ore e poi tornare a casa e come se avessi un interruttore fare la depressa, preferirei una roba più secondo i miei tempi.

Parlane con la terapeuta Vale, spero tanto che possa suggerirti al meglio.
Non ho ben capito. Riesci a lavorare e poi quando torni a casa ti senti depressa?
Un abbraccio!

Grazie Sef No, in realtà è quello che mi chiedo se sia possibile fare, nel senso che ad alzarmi (prestissimo per i miei gusti, è sempre buio e freddo e devo essere alle 8 in ufficio) faccio una fatica incredibile, negli ultimi giorni addirittura sto male appena un'oretta dopo che ho iniziato a lavorare, ed è uno dei momenti più frenetici quindi se mi assento per smaltire l'ansia metto in difficoltà tutti i colleghi. Questo è successo ieri e oggi (crisi di pianto irrefrenabile) e quindi non è detto che rimanga così, anche perché ero probabilmente terrorizzata dalla visita dal dentista di oggi.
A pranzo torno a casa così mangio cose leggere e stacco dall'ambiente ufficio, poi verso le 16 ho un altro momento d'ansia e tendo a dover andare in giardino a piangere, alle 17 esco e a casa non sono tendenzialmente triste o di malumore, né mi vengono crisi di pianto spontanee o altro... se mi rilasso non ho questo bisogno di sfogare la tristezza, se mi metto a concentrarmi su altro per tante ore sì, però ultimamente ho la sensazione che starei volentieri acciambellata a letto tutto il giorno o almeno a volontà, piangendo liberamente, tipo appena-mollata-dal-moroso, e ho decisamente più sonno (mentre quando è iniziata l'ansia 4 mesi fa andavo a letto tardissimo).
Io lo sento che l'elaborazione va avanti perché fino a un mese fa avevo l'ansia e piangevo perché sentivo che l'accaduto era assurdo e impossibile, fuori dalla mia comprensione, mentre adesso ho realizzato, e però l'ansia e la disperazione le ho lo stesso, perché la mancanza mi brucia tanto, è amara. E la psicologa è d'accordo che sia tutto normale, mi ha detto che sono l'unica della famiglia che ha vissuto tutto da fuori e per me funzionerà più lentamente, perché è stato meno traumatico subito, avendo un marito e una casa, ma adesso mi arrivano gli interessi. Ho notato questo cambiamento da un paio di settimane, quindi immagino che starà con me per un po'. L'elaborazione deve fare il suo corso.
Ho deciso per quanto possibile di farmela amica, le ho dato mentalmente un nome e cerco di accettarla facendo finta che sia una cosa simpatica e spiritosa oggi dal dentista ha funzionato, avevo un sacco di nausea ma ho fatto finta di nulla e l'ho buttata sul ridere, poi non sono riuscita a spiegare cosa non andava davvero... ma l'ho vissuta con più leggerezza.

Ciao ragazze,ho letto tutti i vostri interventi e devo dire che siete delle persone davvero coraggiose...lottare contro la depressione è un onere che non si augura. Io parlo per esperienza "indiretta",nel senso che a soffrire di depressione è il mio ragazzo. Il problema principale sembra essere la mancanza di un lavoro,e da lì si diramano una serie di problemi secondari.
Io a volte mi sento malissimo,completamente inutile,e inoltre devo subire la frustrazione che riversa su di me...mi sono sentita dire che gli sto rovinando la vita,che lo tratto come un cogli@ne,che faccio la perfettina e lui è un fallito. Insomma,a volte è davvero dura.
So che è la malattia che parla al suo posto,ma quando i tuoi genitori lo accolgono in casa come fosse loro figlio,tu ti fai in 4 per lui,gli trovi lo psicologo e lo accompagni alle sedute,ti fa perdere la voglia di aiutarlo.

Oggi gli ho detto che mi hanno chiesto di sostituire una persona che andrà in maternità,e lui subito ha detto "A me piacerebbe come lavoro,basta che faccio affiancamento un paio di giorni e sono a posto....chiedi se ci posso andare io al posto tuo!"

Questa situazione mi ha messa in seria difficoltà,dovrei mandare avanti lui in modo tale che abbia un'occupazione? Il lavoro è stato offerto a me in virtù del fatto che il capo delle segretarie mi conosce già e sa come lavoro,inoltre anche io sono al momento disoccupata. Non so cosa fare,davvero

Zenia ha scritto:
Questa situazione mi ha messa in seria difficoltà,dovrei mandare avanti lui in modo tale che abbia un'occupazione? Il lavoro è stato offerto a me in virtù del fatto che il capo delle segretarie mi conosce già e sa come lavoro,inoltre anche io sono al momento disoccupata. Non so cosa fare,davvero

Non credo sia un comportamento ritenuto professionale, dire al lavoro"senti, io non vengo, ti mando un'altra persona". Oltretutto, tu hai avuto il lavoro per dei motivi, e se rifiuti, rischi che lui, dopo essere stato valutato, non venga preso, e vi ritrovereste senza lavoro entrambi.
Piuttosto, accetta il lavoro e se senti di altre posizioni, o anche senza nuovi posizioni aperte, porta il suo cv al tuo capo.

Ma lui il lavoro lo cerca?

Si lo sta cercando,lo devo spronare perchè parte già negativo, ma sta mandando curriculum. Purtroppo si sa come vanno le cose ed è difficile che ti prendano in considerazione...e chiaramente ciò gli mette ansia. Ieri gli ho parlato del fatto che mi sono sentita in imbarazzo,e alla fine è venuto fuori che lui aveva capito male,che quel lavoro non mi piacesse e che quindi si era offerto al posto mio. Pochi minuti fa ho accettato l'incarico,ora dovrò dirglielo e spero che non la prenda come una mia vittoria su di lui

Zenia, avendo avuto per 6 anni una relazione con un ragazzo con problemi psichiatrici (tra cui fasi depressive profonde) capisco benissimo quello che stai provando, e mi sento innanzitutto di darti un consiglio spassionato: non colpevolizzarti per la situazione, e mi riferisco sia a quella lavorativa che psicologica. Purtroppo molte cose che racconti non mi sono nuove, conosco queste dinamiche e so quanto è facile cadere nel senso di colpa perenne. Hai detto che lui è in terapia, come la sta affrontando? Ci sta andando perché è stato spinto o si sente attivo nel migliorare la sua situazione?

Mulan non sai quanto mi rincuorano le tue parole! Quando gli proposi di iniziare un percorso con lo psicologo,ha immediatamente accettato e credo gli stia facendo bene...siamo ben lontani dalla luce in fondo al tunnel,ma sappiamo che prima o poi la vedremo. Secondo lo psicologo non si tratta propriamente di depressione,è più che altro un mal di vivere dato dall'incognita della vita e appena si stabilizzerà, sarà tutto un po' più semplice.
A volte il senso di colpa mi attanaglia ed ho sempre paura di sbagliare,di dire o fare qualcosa che venga interpretato male...come si comportava il tuo ragazzo,se posso permettermi?