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Stare accanto ad una persona malata

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Messaggio Da June Mer Feb 20, 2013 2:29 pm

Valix, io non ho mai provato quello che racconti, quindi vorrei solo abbracciarti!
Mi unisco a chi ti ha consigliato la terapia perché hai tanto bisogno di parlare per liberarti dalla rabbia e dalla paura. Sono sentimenti più che giustificati, ma troppo dolorosi da tenere dentro.
Davvero, un'ora a settimana fa già tanto! I love you
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Messaggio Da ArdathLilith Mer Feb 20, 2013 3:16 pm

Ciao Valix, non sapevo! Mi dispiace, ma la prima cosa che mi è venuta in mente davanti al tuo racconto è stata - cerca di capirmi - questa: http://it.wikipedia.org/wiki/Elisabeth_K%C3%BCbler_Ross

Questa signora ha "formluato" le cinque fasi di elaborazione del lutto. QUI non siamo davanti a un lutto, ma queste fasi si applicano bene anche alla malattia. La fase della rabbia è non solo normale, ma necessaria per arrivare alle fasi successive. Questo è forse i poco conforto ora, però il motivo per cui ti dico questo è che quello che vivi è un percorso normale e soprattutto legittimo.
Sono assolutamente d'accordo con chi ti suggerisce un supporto professionale, perché anche se ti sembra di perdere "tempo" e soldi, in realtà così sarai più forte e potrai dedicare magari 1 o 2 ore in meno a tua figlia, ma quelle ore che le dedicherai saranno piene di te, e non della rabbia che questo "incidente" comporta.
Un abbraccio.
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Messaggio Da Sguisch Mer Feb 27, 2013 10:38 am

Valix ho letto solo ieri sera.... mi dispiace molto.
Non ho esperienza in merito, credo però anche io che un supporto professionale potrebbe farti bene.
Ti abbraccio forte
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Messaggio Da Blue Mer Feb 27, 2013 10:44 am

io leggo ora...sì, concordo con le altre, cerca di trovare il tempo per un aiuto professionale, dev'essere durissima avere il compagno in queste condizioni e una bimba piccola. Il carico emotivo dev'essere immenso. ti abbraccio forte
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Messaggio Da selvynina Mer Feb 27, 2013 3:31 pm

Come ti dicevo già nell'altro topic, io l'ho vissuto da figlia. E non c'è paragone quando capita al proprio compagno di vita...specie con una cucciola da crescere.

Devi cercare di trovare il giusto equilibrio Devi stargli dietro dal punto di visto pratico e magari cercare, quando è proprio ovvio, di velocizzare le cose. Ma senza fargli vedere troppo l'ansia di correre!
Dal punto di visto affettivo e psicologico...io cercavo in tutti i modi di comportarmi e relazionarmi come se nulla fosse. Non permettevo alla malattia, che pure c'era, di prendersi tutto il tempo delle nostre vite.
E quoto il consiglio di farti aiutare da uno specialista. Devi gestire questa rabbia e farla diventare qualcosa di costruttivo, per il bene tuo e della tua famiglia.

Per il resto...ti abbraccio forte.
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Messaggio Da valix Mer Feb 27, 2013 6:19 pm

Non so perché ma sto reagendo con una forte pulsione sessuale nei suoi confronti e anche per lui è così. Non è voglia di tenerezza o di amore in senso romantico. È proprio sesso, compreso di cose mai provate prima in quasi 13 anni di relazione
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Messaggio Da ArdathLilith Lun Mar 04, 2013 4:33 pm

Mi sono resa conto che effettivamente stare vicino a una persona malata è una cosa difficilissima. Parlo io che ho un collega/socio (che è anche amico) malato, e che quindi non devo condividere la mia quotidianità con la malattia, ma che mi ci scontro più che altro per inefficienze e problemi sul lavoro.
La persona in questione prende psicofarmaci da ormai 2 anni, ma solo da 6 mesi ha cominciato una seria terapia di supporto. Prima era stato convinto da un suo ex che la terapia farmacologica fosse sufficiente. Dopo un anno e un po' di mesi, però, si è reso conto di non poter più fare a meno dei farmaci ed è ripiombato nell'angoscia. Ora sta facendo un percorso "coordinato" per uscirne, ma purtroppo la sua personalità è segnata in modo irreversibile dal fatto che per 28 anni ha fatto finta di essere una persona che non era, per timore del giudizio degli altri. Quindi ora lui non ha una vera personalità, ma tende ad adattarsi a chi gli sta intorno. Questo gli provoca, quando poi resta da solo, profondi attacchi d'ansia e di panico, perché deve fare i conti con se stesso e non ce la fa.

Stare accanto a una persona malata (in questo caso, con un disturbo del comportamento e una depressione) è complicato, perché ho notato di aver provato, nel tempo, sensazioni contrastanti, eppure sempre molto intense.
All'inizio ero iper-protettiva: mi rendevo conto del bisogno di protezione, del fatto che avesse difficoltà a relazionarsi con gli altri, del fatto che fosse lento in tutto e facesse fatica. E magari gli altri potevano fare la battutina o spazientirsi, e io lo proteggevo, lo difendevo, gli ricavavo i suoi spazi. I momenti in cui stava male lui, stavo malissimo anche io, perché mi sentivo responsabile per il suo disagio. Poi lentamente mi sono accorta che il mio influsso era più negativo che positivo: si stava "attaccando" a me come si era a suo tempo attaccato ai suoi genitori prima e al suo compagno (più vecchio di 30 anni) poi. Al che l'ho allontanato, perché ogni volta che aveva un problema, dovevo essere io a risolverglielo. Qui ho provato una totale delusione, perché è stato fondamentalmente il momento in cui mi sono accorta che non ha una personalità e che non ho idea di come sia la persona a cui pensavo di volere bene. Infatti l'ho visto comportarsi in modo totalmente passivo sia con me che con gli altri, dire sempre di sì, dare ragione, ma anche essere accondiscendente, giusto per avere un punto di sicurezza su cui appoggiarsi.
Infine è subentrata la rabbia. Rabbia perché avevo riposto la mia fiducia e la mia amicizia in una persona che raramente invece fa un gesto anche minimamente altruistico nei miei confronti (anche se a volte sì). Rabbia nei confronti di una persona che mi cerca perché HA BISOGNO e non perché HA VOGLIA. Che non mi propone mai niente (cena fuori, film, passeggiata, qualsiasi cosa), ma che vuole solo "stare con me" perché "ha paura di stare solo". Rabbia perché, ahimé, non riesco a vederlo se non come una persona "stupida", con meno capacità di quante pensavo e soprattutto incapace di prendere decisioni autonome. Va dalla psicologa solo perché è la mia. Ha deciso di smettere di prendere i farmaci perché gli ho suggerito io che potrebbero fare male. Ma il problema è che cambia idea a seconda di chi è l'ultima persona con cui parla. Quindi se ora vedrà il suo ex e lui gli dirà di "continuare come ha sempre fatto", lui è capace di buttare via mesi di lavoro e terapia...

E' amaro, io mi rendo conto di essere una stronza galattica, ma la verità è che è difficilissimo stare vicino a chi è malato, perché molto spesso la malattia in tutte le sue sfaccettature è difficile da capire davvero. Inoltre, sicuramente ognuno di noi ha i suoi problemi, le sue difficoltà, e vedere che si viene "sfruttati" da queste persone PIU' malate e che dobbiamo cancellare le nostre esigenze o le nostre pulsioni in favore della loro guarigione a volte può essere insopportabile.

Ripeto, io questa storia la vedo abbastanza da fuori, però la rabbia c'è lo stesso. Quindi chissà quanto è difficile quando invece queste dinamiche riguardano la famiglia o la coppia...

Mi spiace di aver scritto queste cose, un po' me ne vergogno, un po' mi fanno sentire un mostro... Spero che capirete, però!
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Messaggio Da valix Lun Mar 04, 2013 6:57 pm

Io vorrei che Marco si poggiasse di più su di me, la sua indipendenza in questa particolare situazione mi ferisce. Io lo so che è così di carattere (lo sono anch'io e per questo andiamo d'accordo), ma secondo me c'è anche il fatto che non vuole appesantirmi oltre visto che Ade è un impegno bello grosso. Però mi spiace perché vorrei esseri utile anche "psicologicamente" e invece per ora mi cerca solo in modo fisico.
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Messaggio Da Parsley Lun Mar 04, 2013 7:17 pm

Secondo me potresti provare a proporglielo, in fondo è un tuo bisogno e non lo chiedi per senso di colpa ma proprio perché ci stai male a non poter "partecipare", per così dire. Poi metti caso che lui ti dice che non ha idea di come fare... e che non sta cercando di sollevarti da un peso ma che al contrario vorrebbe ma non sa da dove cominciare: è un passo in più e ti sentirai già diversamente. Così rimane tutto non detto e magari si apre la strada ad ulteriori incomprensioni (che già di fondo è facile che ci siano, in quanto uno dei due è malato e l'altro è sano).
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Messaggio Da valix Mer Mar 06, 2013 12:43 pm

Ho provato a parlare all'Ing, ma è un muro. Dal punto di vista pratico fa tutto quello che c'è da fare (visite, esami), dall'altra parte è come se il problema non ci fosse, quasi come se avesse avuto solo una varicella. Io continuo a non capire: sta prendendo tutto con leggerezza? ha rimosso? preferisce non pensare?
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