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Da dove nasce la Fertilità Consapevole?

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Messaggio Da Jessica Lun Apr 04, 2022 5:33 pm

Prendiamoci un momento per esplorare meglio il significato della parola fertilità.

Dico sempre che se fermiamo cento persone a caso per strada e proviamo a chiedere loro quale sia la prima a cui pensano quando sentono parlare di “fertilità”, la mia scommessa è che circa la metà di loro risponderà con qualcosa che a che fare con la gravidanza o con l’infertilità, mentre l’altra metà risponderà qualcosa che ha che fare con le mestruazioni.

Ma in quasi tutti i casi, il pensiero andrà alla fertilità intesa immediatamente come legata alla capacità di procreazione.

E se consultiamo un dizionario, in effetti la definizione principale che troveremo è la “capacità di generare prole, di avere figli”, almeno relativamente all’essere umano. Perché poi ci sarà anche la versione relativa all’agricoltura, dove è intesa come la “potenzialità di un terreno di dare frutti”.

E benché siano sicuramente dei significati corretti di questa parola, non rimandano ad un’immagine del tutto completa di quello che la fertilità è.

Perché se tentiamo di riavvicinarci alle origini etimologiche, le radici della fertilità rimandano a “fero, ferere”, in Latino “portare”. Quindi un termine concentrato sull’azione (il portare) anziché sul prodotto di tale azione (cosa viene portato), lasciando intendere che l'azione in sé sia l'aspetto importante.

Siamo consapevoli, infatti, che ciò che generiamo non sempre produce oggetti tangibili. A volte sono gesti o forme del pensiero. Se allora è corretto includere tutto ciò che abbiamo la capacità di “portare” fuori, alla luce, traendolo da dentro di noi, la definizione più esaustiva della “fertilità” deve poter ampliarsi a ricomprendere l’essenza intera della nostra creatività.

Tutto ciò che di fisico o mentale costruiamo, con fatica, nel corso della nostra vita, che possa avere un valore da offrire al valore al mondo esterno o a noi stessi, rientra in questa definizione; pena la svalutazione totale del senso stesso di esistere.

C’è anche un certo dinamismo associato a questa parola, in quanto per “portare” qualcosa – o per essere trasportato – mi sposterò da punto A a punto B. Rappresenta quindi energia che è per definizione in movimento, in transizione per connettere due stati dell’essere, che il tempo avrà scandito e differenziato: non cristallizzata in un particolare risultato, ma definita dalla sua capacità di generarlo.

Occorre quindi un primo spostamento dall’accezione di “fertilità” dal livello di “prodotto/risultato” a quella di fertilità intesa come “processo/meccanismo”. Nelle scienze umane è infatti progressivamente meno usata per indicare quanto un soggetto si riproduce, quanto per riferirsi ai meccanismi riproduttivi sottostanti, che rendono tale atto possibile.

Questi meccanismi operano sia sul piano biologico tanto quanto psicologico e sono perciò connessi al nostro benessere a più livelli.

La fertilità è, più da vicino, il modello di un potenziale psicofisico, che ciascun individuo può utilizzare nella propria vita, scegliendone la declinazione in modi e tempi: riprodursi, non riprodursi, essere produttivo, essere contemplativo, creare, distruggere, e così via.

Per comprendere ancora meglio, è utile definire la fertilità anche per ciò che non è: non è un concetto da appiattire esclusivamente su quello della riproduzione o della genitorialità. Non si limita a descrivere la nostra capacità di avere figli, tant’è vero che in Natura il nostro potenziale fertile continua ad essere attivo anche in assenza della capacità di riproduzione di fatto.

Non è nemmeno, all’opposto, un’indomabile forza generativa da sopprimere o combattere o da cui dissociarsi a tutti i costi in segno di emancipazione da tutto quanto sia comunemente associato alla procreazione.

La fertilità è un’energia creativa a nostra disposizione per generare benessere: un’energia da conoscere, da utilizzare, da vivere.

Se la fertilità è sinonimo di creatività, ciclicità, generatività e trasformazione, cos’è, invece, la fertilità consapevole?
E’ il risultato, ed allo stesso tempo il processo, dell’applicazione della nostra consapevolezza a tutto ciò che la fertilità è capace di realizzare, significare e rappresentare.

E’ un mondo che si conquista diventando consapevoli dei processi biologici della nostra fertilità ed i loro correlati psicologici, a livello personale, di coppia o parentale. Consiste nell’imparare a conoscere il proprio corpo, come punto di partenza, ed a sperimentare e ri-conoscere la corrente di cambiamento che lo attraversa, come destinazione lungo l’arco di vita.

Significa essere in grado di aumentare il proprio benessere attraverso la consapevolezza di come funziona la connessione personale tra psiche e soma, tutta da scoprire e da coltivare, per un rapporto più profondo ed autentico con se stessi.

Nei suoi aspetti pratici, la Fertilità Consapevole consiste nell’acquisizione di competenze fisiche e psicologiche per la gestione autonoma della fertilità – ovvero, del proprio potenziale fertile – che per i soggetti femminili si realizza attraverso un percorso guidato verso l’auto-conoscenza del funzionamento del ciclo ovulatorio-mestruale.

Ma la Fertilità Consapevole ci porta oltre: verso una sintesi armoniosa dell’esplorazione di dimensioni fisiche e di dimensioni psichiche centrali nell’esperienza femminile.

E’ grazie a questa consapevolezza che ogni donna può diventare una vera esperta di se stessa.

La sua pratica si fonda sull’apprendimento di tecniche validate dall’OMS per l’osservazione sistematica dei cambiamenti ciclici connessi al ritmo dell’ovulazione. Questo approccio che punta a restituire alla donna libertà ed autonomia nella cura della salute sessuale e riproduttiva.

La consapevolezza della fertilità, infatti, può essere applicata per una varietà di scopi di utilizzo (di comune accordo con il partner, se in coppia): per praticare la contraccezione naturale, se desideriamo evitare una gravidanza, oppure per ottimizzare le probabilità di concepimento, se al contrario desideriamo avere un bambino. In tutti i casi, può essere impiegata a scopo di prevenzione nella salute femminile.

E’ la scelta per il proprio benessere in cui sono centrali sia la conoscenza tanto quanto l’esperienza della ciclicità.

Per molte si rivela terapeutico nei confronti del loro benessere donna, perché rappresenta un modo inedito di esplorare aspetti centrali del benessere psicologico, crendo un ponte tra le esperienze fisiche e/o sessuali e la sfera emotiva ed affettiva.


Come si pratica la Fertilità Consapevole?
E’ sempre importante che la pratica della Fertilità Consapevole passi da un apprendimento svolto a fianco di un professionista di questo settore.

Sono Educatrice di Fertilità Consapevole da oltre 10 anni ed insegno metodi e tecniche per il monitoraggio autonomo della ciclicità fertile, per la contraccezione naturale, per la ricerca di gravidanza e per la tua salute personale.

Personalmente, la prospettiva in cui opero è da sempre quella dell’empowerment femminile, ovvero il “processo di conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni”. Nel mio lavoro, credo fortemente nel fare tutto ciò che è possibile per mettere la persona che ho davanti in condizioni di fare le scelte più autentiche e le decisioni migliori per sé, per migliorare il suo livello di benessere.

Storicamente, l’interesse per la divulgazione i metodi manuali per la gestione autonoma della fertilità, detti anche “metodi naturali per la fertilità” oppure “regolazione naturale della fertilità”, si è sviluppato nell’ambito di istituzioni religiose di matrice antropologica cristiana, in Europa, a partire dalla Germania.

In Italia, invece, l’Educazione alla Fertilità Consapevole arriva nel 2008, anno in cui ho fondato il forum Ladyfertility, un progetto di comunità online creato per offrire un punto di riferimento scientifico nella promozione culturale dei metodi naturali di fertilità.

Ho scelto di denominare questo argomento Fertilità Consapevole, perché nasce come traduzione dell’inglese “Fertility Awareness”, letteralmente “consapevolezza della fertilità” (che però non suonava altrettanto bene in italiano e per questo è stata scelta la versione attualmente in uso).

Questo è la denominazione per quest’area di studi nei paesi anglosassoni, dove il ruolo di Fertility Awareness Educator (Educatore alla consapevolezza della fertilità), è già presente dagli anni ’70 circa.

Aver portato questa tematica anche in Italia ha contribuito a colmare il vuoto di risorse a livello educativo per le donne in età fertile, che avvertivano l’esigenza di ricevere più informazioni in risposta ai quesiti sulla fertilità, la contraccezione e la cura della salute riproduttiva e sessuale.

Se desideri anche tu avere una maggior conspevolezza della tua fertilità, scopri il percorso Ladyfertility oppure contattami:  jessica.borgogni@gmail.com

Attenzione al fai-da-te! La consapevolezza della fertilità è un percorso che ha come obiettivo finale la tua totale indipendenza ed auto-sufficienza nella gestione della ciclicità, ma basarsi su conoscenze non validate o trovate sparse in giro tende a fare più danni che altro.

Se non provengono da fonti autorevoli, rischiano di generare “false credenze”, miti o stereotipi sui propri cicli, che fanno il contrario di ciò che vorresti, perché ti impediscono di arrivare alla stessa esperienza di consapevolezza ed autonomia desiderata.

Questo è ciò che accade tipicamente tramite l’uso di app, computer o calcolatori. Questi strumenti, anche quando sono pensati per il monitoraggio dell’ovulazione, e non solo per l’annotazione dei dati mestruali, hanno comunque dei limiti nella loro capacità di fornire indicazioni accurate, trattandosi di sistemi automatizzati, programmati per funzionare allo stesso modo con tutti i soggetti.

E benché la nostra ciclicità abbia un funzionamento sistematico e prevedibile – motivo per cui è leggibile e decifrabile –  al tempo stesso comprende anche una quota di soggettività associata a circostanze specifiche per ogni persona (es. allattamento, variazioni del sonno, cicli irregolari, variazioni del sonno, post-pillola, peri-menopausa, ecc.)

Mentre per un app o un computer sarebbe molto difficile tener conto di queste differenze, l’esperienza diretta del soggetto, in sinergia con l’apprendimento e l’impiego di regole formalizzate, è capace di produrre risultati di qualità più elevata e dunque, maggior soddisfazione nel livello di consapevolezza che è possibile raggiungere.


Body Literacy e alfabetizzazione psico-corporea

Negli ultimi decenni, si assiste ad una progressiva crescita dell’interesse pubblico sulle tematiche della salute femminile in tutto il mondo. Tanto che nuovi concetti per parlare di fertilità e consapevolezza sono coniati costantemente, man mano che si amplia anche il discorso tra professionisti.

E’ stato questo il caso della Body Literacy (o “alfabetizzazione corporea”), una terminologia usata per la prima volta in lingua inglese da Laura Wershler nell’ambito dell’Educazione alla Fertilità Consapevole, per indicare la capacità di un soggetto di sesso femminile di “leggere” ed interpretare il funzionamento del proprio corpo, utilizzando il linguaggio stesso della ciclicità.

Infatti il corpo (e la mente!) ci parlano attraverso i ritmi naturali della fertilità e le diverse fasi del ciclo. Ci trasmettono informazioni ed insight preziosi, sia per conoscere meglio aspetti fondamentali del nostro benessere psicofisico. E’ così che possiamo diventare interlocutori attivi, competenti e responsabili negli scambi con i professionisti della salute.

Queste competenze personali permettono anche di stabilire un “dialogo” molto più ricco con la nostra unità psicosomatica. Questo si traduce in un rapporto più sano e sereno con noi stesse, caratterizzato da maggior auto-efficacia nella cura di sé e maggior autostima e fiducia.

Infatti, a mio avviso è importante parlare di “alfabetizzazione psico-corporea”, in modo da ricomprendere anche le dinamiche psicologiche, emotivo-affettive e relazionali, inscindibilmente connesse all’universo della fertilità, della sessualità, della riproduzione.

A livello neurobiologico, questo avviene attraverso l’asse ormonale e l’attivazione di schemi psico-corporei; a livello psicologico attraverso l’attivazione dell’asse esperenziale, valoriale e simbolico.

“Questo concetto è nato dopo aver letto un testo che parlava degli effetti negativi dell’analfabetismo (…) Mi colpì il fatto che la maggior parte delle donne nei paesi industrializzati e che hanno ricevuto un’educazione alla letto-scrittura, convivano con un altro tipo di analfabetismo – nessuno insegna loro come “leggere” o capire come funziona il loro corpo.

Al contrario, viene insegnato loro a non fidarsi del proprio corpo ed accettare vari modi artificiali per “gestirlo”.

Ma imparare ad osservare, registrare ed interpretare gli eventi del suo ciclo femminile è esattamente il modo in cui una donna può acquisire un’alfabetizzazione corporea. Altrimenti, si trova costretta a delegare il suo potere e le decisioni che riguardano la sua salute sessuale e riproduttiva ai professionisti della salute” – Laura Wershler, attivista della salute femminile


Non chiamatela Educazione Sessuale !

La conoscenza della fertilità è quindi un patrimonio funzionale per la persona, che però al giorno d’oggi ancora molte persone non hanno, perché, d’altronde, chi si è mai occupato di insegnargliela?

La latitanza dei programmi di Educazione Sessuale nelle scuole italiane è da tempo fatto noto; ma comunque ugualmente non sono incoraggianti i risultati provenienti da Paesi come Olanda o Germania, in cui, invece, è una materia del curriculum da anni.

Viene naturale chiedersi cosa possiamo fare per prenderci più cura di un tema tanto cruciale e delicato della vita umana, se l’obiettivo è così difficile da centrare, anche per le realtà che già se ne occupano.

Attraverso le decadi, continuano a replicarsi pressoché invariati i dati rispetto all’uso dei contraccettivi tra i più giovani, che indicano un’attenzione alla protezione dalle gravidanze o da malattie sessualmente trasmissibili ancora carente.

Atteggiamenti che non si modificano automaticamente nelle età successive: secondo uno studio canadese pubblicato nel 2012, sia uomini che donne in età adulta mostrano una discrepanza significativa tra i livelli di conoscenza percepita sugli argomenti della fertilità ed i livelli di conoscenza effettiva. Ovvero, entrambi i sessi si reputano più competenti in materia di quanto purtroppo realmente non siano.

Oltre l’80% degli studenti (Ricerca IARD) si dice favorevole a ricevere una preparazione adeguata e completa da parte delle agenzie di socializzazione, come la scuola.

Ma intanto la realtà attuale è che la maggior parte delle persone approda all’età adulta senza possedere gli strumenti utili per navigare una fase della vita in cui la sessualità, la fertilità e la genitorialità sono temi potenzialmente di primo piano.

E come rivela questo sondaggio condotto in USA nel 2020, talvolta questa consapevolezza è presente, insieme all’insoddisfazione, quando gli ex-studenti, diventati adulti, si accorgono di non aver mai ricevuto informazioni adatte o di aver appreso in modo distorto e lacunoso.

L’aspetto più problematico è che per arrivare ad identificare questa mancanza, spesso significa che le persone imparano dall’esperienza diretta, ovvero solo dopo essersi eventualmente scontrati con i problemi concreti generati da questo deficit informativo e conoscitivo.

E se l’incontro con la realtà insegna sempre molto, sarebbe opportuno che questa esperienza che insegna non fosse quella traumatica di gravidanze a sorpresa, infezioni sessualmente trasmesse, o infertilità come conseguenza di problemi di salute trascurati negli anni.

Sarebbe semplicemente bello che l’esperienza che “insegna” fosse quella di una relazione intima, profonda, di connessione autentica con noi stessi, con la nostra vita ed il suo valore.

Perché, dunque, l’educazione sessuale fallisce ? Perché anche se i propositi sono lodevoli, la visione è confusa. Dal mio punto di vista, fallisce perché è un approccio sterile.

Fornire informazioni e conoscenze di base è fondamentale, ma quando la missione principale è focalizzata all’evitamento di un risultato sgradito, stiamo comunicando in primo luogo che la fertilità è qualcosa da temere; che la sessualità è un gioco pericoloso; e stiamo dimenticando invece una componente importante, che consiste nel riconoscere e valorizzare la forza del potenziale creativo/generativo.

Anche quando viene dedicato maggior spazio all’”educazione all’affettività” ed al piano dei sentimenti e delle emozioni, c’è sempre il rischio di inciampare in ideologie, contraddizioni e soggettività – e tutto quanto rischia di cadere come una freccia scagliata verso il nulla.

Manca l’impiego di una visione olistica della fertilità, che non sia imbrigliata a fatica dentro i saperi (le informazioni) o che si limiti ad un saper fare (come usare un contraccettivo), ma che rimetta al centro dell’esperienza personale il saper essere.

E’ necessario facilitare la connessione tra psiche e soma, che risulta invece danneggiata quando trattiamo la fertilità come dato biologico, separata dalla sua esperienza interiore e dal suo valore per il Sé.

Ai fini di un’educazione efficace, è fondamentale invitare la persona a conoscere, ri-conoscere e partecipare a se stessa attraverso il contatto con il proprio potenziale fertile e creativo. La fertilità è la forza di ri-produrre se stessi ed è una forma di energia così potente e pervasiva per l’essere umano che ovunque non sia produttiva, nelle sue più svariate declinazioni, tende ad essere, al contrario, distruttiva e portare esiti imprevisti.

Possiamo considerare l’energia psichica fertile bne rappresentata nella libido freudiana e nelle sue tendenze ad essere ora Eros (amore), ora Thanatos (morte).

Quando si concentra l’attenzione solo sugli esiti visibili della fertilità, come la gravidanza definita in presenza o assenza, questa energia a patrimonio dell’individuo viene trascurata. In assenza di questa presa di consapevolezza, rischia di essere incanalata in modo disfunzionale per l’individuo e generare esiti sintomatici in tutti gli ambiti di vita.

In modo affine, anche la sessualità, quando viene ridotta a mera pulsione, perde il suo ruolo di alimentatore di un circuito più grande.

Facilitare un rapporto con la fertilità significa rendere i soggetti partecipi in modo concreto della propria esperienza psicofisica, prima ancora che sessuale o riproduttiva.


La medicalizzazione della fertilità

Sviluppare consapeolezza della fertilità è un processo che richiede esperienza diretta, in prima persona, di contatto con questa sfera psicofisica.

Ed è un’esperienza capace di stimolare competenze ed abilità e, di conseguenza, fiducia nel proprio corpo ed autonomia nei processi di decision-making nei confronti della propria salute.

Anche perché la fiducia delle donne in se stesse, nel loro corpo e nelle loro decisioni è spesso minata dai modi in cui ci occupiamo dalla gestione della fertilità a livello socio-culturale.

Abbiamo assistito negli ultimi decenni ad una crescente medicalizzazione dei processi della fertilità: dalla somministrazione di farmaci per impedire le gravidanze, anche a donne giovanissime, fino alla modalità di parto, sempre più chirurgica, con una prevalenza da anni oltre le soglie consigliate dell’OMS per il parto cesareo ed operativo.

Il rispetto della fisiologia è, invece, un aspetto importante nello sviluppo di un rapporto libero ed equilibrato con la fertilità.

Attraverso le sue pratiche, la Medicina non determina soltanto quali trattamenti indirizzare alla cura della salute, ma influenza necessariamente anche le nostre percezioni al riguardo.

L’eccesso di interventi esterni ed ingerenze sul corpo femminile, oltre a comportare rischi diretti per la salute psicofisica, alimenta un messaggio pericoloso a livello culturale: è un sabotaggio dell’autostima, attraverso un’infusione di paura e sfiducia nei confronti a ciò che il nostro corpo è in grado di fare.

Ci viene sottratta una quota rilevante di potere personale, con ripercussioni negative in primo luogo sulle nostre connessioni più dirette con la fertilità: nella relazione con il partner, nella relazione con i figli, nella relazione con le altre donne o madri, in una parola, con la società.

“Quando facilitiamo una ragazza a radicarsi nel proprio corpo aiutandola a comprendere e vedere l’origine della sua forza, della sua creatività, della sua intuizione, la sua connessione con il mondo; allora io credo che possiamo arginare meglio tutta la grettezza del mondo che proviene da fuori” – Laura Wershler, attivista della salute femminile


Scopri i benefici della Fertilità Consapevole -> Prosegui in questo topic! Da dove nasce la Fertilità Consapevole? 13860

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Dott.ssa Jessica Borgogni
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