La scelta del contraccettivo: come scelgono le donne moderne?
Forum Ladyfertility® :: I METODI NATURALI PER LA FERTILITA' CONSAPEVOLE :: Contraccezione naturale e metodi contraccettivi
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La scelta del contraccettivo: come scelgono le donne moderne?
Quale sarà il metodo contraccettivo giusto per te? Quale sarà quello giusto per voi, insieme, per vivere la sessualità di coppia con naturalezza e libertà?
Quello che vi permetta di non avere pensieri, ansie o paure che possano rovinare sia i momenti romantici insieme, ma soprattutto quelli successivi, quando a cose fatte, scattano gli interrogativi: “Avrò corso qualche rischio? Ci sarà la possibilità che sia rimasta incinta? E se succede, che faccio? Aiuto!” e giù via per una spirale di dubbi e angosce, come un tunnel senza fondo. E’ un’esperienza che buona parte degli adulti si trova a vivere almeno una volta nella vita e che probabilmente non desidera ripetere.
La buona notizia è che questo scenario è largamente prevenibile. Infatti, esiste un’ampia varietà di tecniche di controllo delle nascite, da tempi ormai antichissimi: fin da quando in Egitto si preparavano discutibili composti per rendere la vagina inospitale agli spermatozoi, a quando i Romani trasformavano le budella di agnello in rudimentali preservativi o le donne dell’antica Grecia bevevano mercurio e piombo per impedire una gravidanza.
Come dici? E’ già sufficiente menzionare questi strumenti di “tortura” per avere il contraccettivo migliore di tutti, perché vi è un po’ passata la voglia? Vi capisco. Eppure, la situazione non è cambiata poi più di tanto.
Certo, al giorno d’oggi abbiamo a disposizione un panorama molto più completo rispetto al passato di metodi contraccettivi testati e validati scientificamente. Ma dobbiamo ammettere che quello che non è cambiato molto, purtroppo, è il nostro atteggiamento nei confronti della fertilità.
Cosa significa questa “parola magica”? Tecnicamente, la fertilità consiste nel nostro potenziale di riprodurci e generare prole. E’ tipicamente (anche se non esaustivamente – ma riprenderemo questo argomento molto spesso in futuro!) considerata come sinonimo della capacità di produrre una gravidanza attraverso l’atto sessuale, conseguenza che può essere vissuta con elevata angoscia e forti timori o preoccupazione.
Va precisato che la necessità o il desiderio di evitare una gravidanza in modo sicuro ed efficace sono bisogni assolutamente legittimi e più che comprensibili: i motivi per i quali l’eventuale arrivo di un figlio rappresenta un evento che metterebbe i partner in grande difficoltà possono, infatti, essere moltissimi, tutti completamente personali e sempre validi.
Ma cosa succede quando siamo talmente motivati verso la conquista di una soddisfacente protezione dalle gravidanze, tanto da far balzare in primo piano nella nostra gerarchia di priorità il requisito della massima efficacia contraccettiva possibile, ma al tempo stesso da farci dimenticare rapidamente i potenziali costi per la nostra salute?
Quante persone, infatti, sembrano essere disposte ancora oggi -proprio come lo erano i nostri antenati- ad esporsi al rischo di effetti dannosi per il loro benessere, più o meno seri, ma comunque legati in modo esclusivo al consumo di forme di contraccezione?
Sono davvero disposte a farlo o le loro scelte sono condizionate da altro? Pressioni interni, pregiudizi culturali o magari mancanza di informazioni ? Lo scopriremo in questo articolo, ma intanto osserviamo che le persone prevalentemente colpite da questo fenomeno sono ancora oggi, per la grande maggioranza, donne.
Contraccettivi a tutti gli effetti (collaterali)
Pensiamo all’impatto di alcuni dei più popolari metodi contraccettivi destinati alla popolazione femminile.
Il meccanismo d’azione della contraccezione ormonale, nelle sue diverse forme (pillola, anello, cerotto, impianto sottocutaneo), consiste nella soppresione farmacologica della naturale ciclicità femminile, un processo biologico fondamentale per la salute fisica ed il benessere della donna.
Al suo utilizzo si associa una serie di potenziali effetti collaterali, da “semplicemente” fastidiosi (come mal di testa o disturbi del tratto digerente) a quelli che interferiscono con l’attività sessuale stessa (come secchezza vaginale, infezioni uro-genitali ricorrenti, calo della libido) fino a quelli che rappresentano un pericolo di vita (ictus, embolie, eventi trombotici). La contraccezione ormonale rappresenta anche un fattore di rischio per il benessere mentale, mostrando una correlazione significativa con la probabilità di sviluppare depressione, ansia o alterazioni sensoriali durante il suo utilizzo o nel periodo successivo.
Dall’altro lato, l’uso della spirale contraccettiva (disponibile anch’essa in diverse varianti), un dispositivo appositamente inserito all’interno della cavità uterina, porta con sé delle altre potenziali conseguenze per il benessere psicofisico, quali aumentato rischio di infezioni pelviche, di flussi emorragici, sensibilizzazioni allergiche.
Ma nel novero delle pratiche contraccettive più invasive, anche il sesso maschile non è escluso. Benché molto meno popolare del più conosciuto preservativo, la sterilizzazione permanente (vasectomia) è l’alternativa disponibile.
La collezione dei più noti metodi contraccettivi moderni potrebbe, quindi apparire ricca e variegata. Però, se possiamo trovare molte delle opzioni del passato decisamente poco pratiche e sconvenienti, come mai alcune delle proposte moderne, che ricordano ancora un po’ troppo da vicino i loro precursori, ci risultano invece perfettamente tollerabili?
Che rapporto abbiamo con la nostra fertilità?
Nella mia opinione, tutto ciò rimanda ad un rapporto con la nostra fertilità in cui quest’ultima è percepita come qualcosa da combattere o dominare, una forza pericolosa da sopprimere, come un problema da risolvere o una malattia sconveniente da curare, e di conseguenza ci sembra naturale farlo a qualunque costo e con qualsiasi mezzo.
Il problema principale con questo approccio, dal mio punto di vista, è duplice:
Una visione negativa della fertilità come nemico da cui difendersi, nega e si sostituisce alla possibilità di interpretare la fertilità come risorsa psicofisica a disposizione dell’individuo: un’esperienza da vivere, uno strumento capace di generare attivamente benessere.
Sovrascrivere questo processo (pensiamo alla soppressione dell’ovulazione e della ciclicità attraverso la contraccezione ormonale) ci fa perdere l’opportunità di imparare ad apprezzare e coltivare il nostro potenziale fertile come profondo valore creativo, anziché soltanto pro-creativo, con immaginabili ricadute sul rapporto con il proprio corpo e la propria autostima;
La rinuncia ad un rapporto positivo con la propria fertilità, valorizzata in tutte le sue dimensioni psicofisiche, può dirsi pienamente consapevole? Come è noto, compiere la “scelta giusta”, soprattutto su decisioni che riguardano la salute, implica avere accesso completo a tutti i dati rilevanti che permettano di esprimere un consenso realmente informato. La chiave di ogni processo decisionale agito in consapevolezza, risiede, infatti, nella conoscenza
La realtà attuale ci mostra, però, che le cose non stanno propriamente così. Una notevole percentuale di donne ancora oggi rivela di non aver ricevuto sufficienti informazioni rispetto al funzionamento del metodo contraccettivo che sta utilizzando, né sul rapporto costi/benefici per la propria salute.
Quando compaiono effetti collaterali più o meno gravi, che conducono all’interruzione del proprio metodo contraccettivo, alla frustrazione si aggiungono la fatica e, spesso, la confusione di dover ricominciare da capo la ricerca di un modo per vivere la sessualità in modo sereno.
La situazione della contraccezione in Italia
Tuttavia, stando a recenti statistiche sul territorio nazionale, verrebbe da dire che non c’è grande motivo di preoccupazione. Infatti, in Italia l’impiego e nella diffusione dei metodi contraccettivi più efficaci è considerato ancora scarso dalle istituzioni che vigilano sul tema.
In base a questi dati, appena poco più di metà della popolazione in età tra i 18 e i 54 anni utilizza una forma di contraccezione, rispettivamente il 58% (studio AIDOS) e il 62% (studio ISTAT), con un uso di metodi ormonali che, sebbene risulti in aumento nel tempo, collocandosi tra il 13 e il 20% si posiziona ancora indietro rispetto ai dati di altri Paesi Europei.
I motivi di tali comportamenti sembrano risiedere, nel parere degli studi citati, nella difficoltà di sostenere i costi della contraccezione sicura nel tempo – per esempio, la pillola non è più rimborsabile come spesa sanitaria dal 2016 e richiede controlli medici ripetuti. A questi si sommano la difficoltà di reperibilità e di utilizzo dei metodi che richiedono intervento medico per l’applicazione, come la spirale o l’impianto sottocutaneo.
Ma è soprattutto l’accesso alle informazioni a preoccupare i ricercatori, con una percentuale media dell’85% degli adolescenti che rivela di dipendere dai contenuti delle ricerche online per la loro conoscenza della contraccezione e della sessualità (Studio nazionale di Fertilità).
Per tutte queste ragioni, alcuni metodi naturali notoriamente poco efficaci, come il coito interrotto o le app da cellulare che forniscono stime del periodo fertile, tendono ad ottenere ancora una certa popolarità e ad esssere impiegati nonostante non siano in grado di fornire una valida sicurezza contraccettiva.
Insieme agli aspetti sociali e culturali, non dobbiamo dimenticare, però, il ruolo dei fattori psicologici che conducono i partner all’uso di un metodo contraccettivo. All’origine di tale scelta, infatti, c’è sempre una storia personale e relazionale che può rivelarci molto sul nostro rapporto con la sessualità.
Chi sceglie realmente il tuo metodo contraccettivo?
E’ senz’altro auspicabile che questo momento sia vissuto dalla coppia come un’ opportunità di incontro e dialogo. E’ un esercizio prezioso per le competenze ed abilità comunicative, emotive e relazionali e rappresenta un passo importante della vita insieme.
Per entrambi i partner si tratta di un’occasione di riflettere e sostenersi reciprocamente sui delicati temi della riproduzione e del valore che essi rivestono, sia al livello personale di ciascuno, sia al livello dell’intersoggettività e dei significati condivisi.
Ci si augura, quindi, che la decisione sia maturata di comune accordo e naturalmente che non sia la conseguenza di una presa di posizione unilaterale. Ciò accade quando uno dei due partner ha già deliberato in cuor suo ed impone psicologicamente all’altro, in modo diretto oppure indiretto, di conformarsi alla sua visione.
A questo titolo, risulta particolarmente importante quel percorso decisionale definito come “pianificazione”: attraverso le fasi di acquisizione di informazioni, confronto tra alternative e discussione aperta e sincera delle rispettive preferenze, la coppia può emergere più forte e unita sulle decisioni da prendere.
Si potrebbe obiettare che il diritto all’”ultima parola” appartenga al soggetto che dovrà poi assumersi in prima persona la responsabilità del metodo selezionato. Rispetto a questo: avete mai notato che più il metodo contraccettivo è invasivo (e quindi è potenzialmente più impattante sulla salute della persona che ne fa utilizzo) e meno la contraccezione risulta equamente condivisa tra i partner?
“Il grado di invasività di un metodo contraccettivo è inversamente proporzionale alla sua condivisibilità di coppia.
E' forse tempo di rimettere la palla al centro?”
Ci sono metodi barriera il cui utilizzo può rappresentare un momento di intimità da compartecipare. Sono metodi a bassa invasività, come il preservativo maschile o femminile. Mentre altri metodi barriera più invasivi, come il diaframma ed il cappuccio cervicale, associati a spermicidi, richiedono di essere applicati internamente in vagina alcune ore prima del rapporto. Anche l’assunzione della pillola avviene in un momento temporalmente sconnesso dall’attività sessuale e non richiede la presenza o assistenza del partner.
Alle misure contraccettive più permanenti, dunque più invasive, invece, le possibili conseguenze sul piano fisico e/o psicologiche riguarderanno solo il partner che riceve l’intervento, distribuendo in maniera ancora più asimmetrica le ricadute della contraccezione di coppia.
Il punto è che ciascuna scelta rappresenta il modo in cui ci prendiamo cura della fertilità, insieme.
Scegliere il metodo contraccettivo è, quindi, una decisione personale oppure una questione di coppia? L’importante è che sia frutto della nostra piena consapevolezza! Questo significa avere la percezione di aver fatto la scelta autentica per noi, quella che ci appartiene veramente e che non provenga da pressioni, influenze o distorsioni, che possono essere tanto interne quanto esterne, sia psicologiche, sia culturali.
Quanto, infatti, i valori della società giocano un ruolo più attivo di quello che pensiamo?
“E’ considerato anti-femminista mettere in discussione il fatto che la contraccezione ormonale sia la migliore, la più sicura, la più desiderabile per le donne.” – Ilene Richman
Un contributo importante della psicologia come scienza umana è stato quello di sostenere una visione della persona come soggetto attivo nella propria vita, capace di prendere decisioni e costruire in modo personale la sua strada verso il benessere.
L’evoluzione dal modello biomedico, in cui l’autorità del professionista sanitario era assoluta, verso il modello biopsicosociale (OMS, 1947) ha permesso di ampliare i nostri sistemi di cura della salute collettiva, includendo le dimensioni più personali, intime, affettive e sociali come risorse necessarie per il benessere.
Sembra, però, che culturalmente facciamo ancora fatica a trovare la nostra autonomia nel ruolo di pazienti e ad instaurare dialogo genuino con il nostro corpo, con il rischio che affidarsi al parere medico equivalga a delegare interamente a questa figura la responsabilità delle decisioni sulla nostra salute.
SCEGLI TU?
Ci sono quindi altri “partner” invisibili in gioco nelle scelte della nostra sfera intima e sessuale. A determinare le nostre azioni sono sempre i nostri valori e schemi di pensiero, personali, culturali e sociali.
Ma quando non ne siamo consapevoli, significa che in realtà qualcuno sta scegliendo per noi.
Ad esempio, una visione comunemente diffusa della gestione della salute femminile sostiene da decenni la contraccezione ormonale come trionfo della scienza sulla natura – quella umana – fatta di cellule, certo, ma non soltanto.
E’ spesso considerata non solo come uno dei più efficaci metodi anticoncezionali esistenti (e di fatto, se usata correttamente, lo è), ma ancora oggi come un potente strumento di emancipazione femminile, esattamente come lo fu alla sua nascita, a partire dagli anni ’60 (quando il divorzio non era ancora una realtà e sottrarsi alle gravidanze non desiderate ancora più problematico di oggi).
Da quel momento, lungo il susseguirsi delle generazioni, il messaggio sulla contraccezione ormonale come sinonimo di modernità, progresso scientifico e libertà ha riecheggiato fino a noi.
Ma accanto a queste voci se ne levano delle altre. Raccontano una storia in qualche modo diversa e non si arrendono al timore dei giudizi e critiche che le etichettano come “irragionevoli” o “retrograde”. Sono quelle di donne che si dichiarano non più disposte a rinunciare alla loro integrità corporea in cambio della protezione dalle gravidanze. Perché ciò che era una liberazione al tempo, oggi ha cambiato significato.
Vogliono di più. Sono donne che hanno deciso di seguire il proprio intuito nel cercare una maniera rispettosa e fisiologica di vivere la sessualità in sicurezza ed hanno trovato nella scienza ogni buona ragione per farlo.
Sono le donne che puoi trovare qui nel forum, con le loro voci, la loro esperienza e la loro enorme forza che le ha guidate a scegliere la contraccezione naturale! A volte hanno remato contro chi voleva scoraggiarle, molte hanno impegnato tempo a valutare pro e contro, ad informarsi, a capire - e tutte hanno deciso che rispettare il proprio corpo ed amare la propria fertilità era la scelta migliore!
E se sei qui, potresti essere anche tu una di loro!
Quello che vi permetta di non avere pensieri, ansie o paure che possano rovinare sia i momenti romantici insieme, ma soprattutto quelli successivi, quando a cose fatte, scattano gli interrogativi: “Avrò corso qualche rischio? Ci sarà la possibilità che sia rimasta incinta? E se succede, che faccio? Aiuto!” e giù via per una spirale di dubbi e angosce, come un tunnel senza fondo. E’ un’esperienza che buona parte degli adulti si trova a vivere almeno una volta nella vita e che probabilmente non desidera ripetere.
La buona notizia è che questo scenario è largamente prevenibile. Infatti, esiste un’ampia varietà di tecniche di controllo delle nascite, da tempi ormai antichissimi: fin da quando in Egitto si preparavano discutibili composti per rendere la vagina inospitale agli spermatozoi, a quando i Romani trasformavano le budella di agnello in rudimentali preservativi o le donne dell’antica Grecia bevevano mercurio e piombo per impedire una gravidanza.
Come dici? E’ già sufficiente menzionare questi strumenti di “tortura” per avere il contraccettivo migliore di tutti, perché vi è un po’ passata la voglia? Vi capisco. Eppure, la situazione non è cambiata poi più di tanto.
Certo, al giorno d’oggi abbiamo a disposizione un panorama molto più completo rispetto al passato di metodi contraccettivi testati e validati scientificamente. Ma dobbiamo ammettere che quello che non è cambiato molto, purtroppo, è il nostro atteggiamento nei confronti della fertilità.
Cosa significa questa “parola magica”? Tecnicamente, la fertilità consiste nel nostro potenziale di riprodurci e generare prole. E’ tipicamente (anche se non esaustivamente – ma riprenderemo questo argomento molto spesso in futuro!) considerata come sinonimo della capacità di produrre una gravidanza attraverso l’atto sessuale, conseguenza che può essere vissuta con elevata angoscia e forti timori o preoccupazione.
Va precisato che la necessità o il desiderio di evitare una gravidanza in modo sicuro ed efficace sono bisogni assolutamente legittimi e più che comprensibili: i motivi per i quali l’eventuale arrivo di un figlio rappresenta un evento che metterebbe i partner in grande difficoltà possono, infatti, essere moltissimi, tutti completamente personali e sempre validi.
Ma cosa succede quando siamo talmente motivati verso la conquista di una soddisfacente protezione dalle gravidanze, tanto da far balzare in primo piano nella nostra gerarchia di priorità il requisito della massima efficacia contraccettiva possibile, ma al tempo stesso da farci dimenticare rapidamente i potenziali costi per la nostra salute?
Quante persone, infatti, sembrano essere disposte ancora oggi -proprio come lo erano i nostri antenati- ad esporsi al rischo di effetti dannosi per il loro benessere, più o meno seri, ma comunque legati in modo esclusivo al consumo di forme di contraccezione?
Sono davvero disposte a farlo o le loro scelte sono condizionate da altro? Pressioni interni, pregiudizi culturali o magari mancanza di informazioni ? Lo scopriremo in questo articolo, ma intanto osserviamo che le persone prevalentemente colpite da questo fenomeno sono ancora oggi, per la grande maggioranza, donne.
Contraccettivi a tutti gli effetti (collaterali)
Pensiamo all’impatto di alcuni dei più popolari metodi contraccettivi destinati alla popolazione femminile.
Il meccanismo d’azione della contraccezione ormonale, nelle sue diverse forme (pillola, anello, cerotto, impianto sottocutaneo), consiste nella soppresione farmacologica della naturale ciclicità femminile, un processo biologico fondamentale per la salute fisica ed il benessere della donna.
Al suo utilizzo si associa una serie di potenziali effetti collaterali, da “semplicemente” fastidiosi (come mal di testa o disturbi del tratto digerente) a quelli che interferiscono con l’attività sessuale stessa (come secchezza vaginale, infezioni uro-genitali ricorrenti, calo della libido) fino a quelli che rappresentano un pericolo di vita (ictus, embolie, eventi trombotici). La contraccezione ormonale rappresenta anche un fattore di rischio per il benessere mentale, mostrando una correlazione significativa con la probabilità di sviluppare depressione, ansia o alterazioni sensoriali durante il suo utilizzo o nel periodo successivo.
Dall’altro lato, l’uso della spirale contraccettiva (disponibile anch’essa in diverse varianti), un dispositivo appositamente inserito all’interno della cavità uterina, porta con sé delle altre potenziali conseguenze per il benessere psicofisico, quali aumentato rischio di infezioni pelviche, di flussi emorragici, sensibilizzazioni allergiche.
Ma nel novero delle pratiche contraccettive più invasive, anche il sesso maschile non è escluso. Benché molto meno popolare del più conosciuto preservativo, la sterilizzazione permanente (vasectomia) è l’alternativa disponibile.
La collezione dei più noti metodi contraccettivi moderni potrebbe, quindi apparire ricca e variegata. Però, se possiamo trovare molte delle opzioni del passato decisamente poco pratiche e sconvenienti, come mai alcune delle proposte moderne, che ricordano ancora un po’ troppo da vicino i loro precursori, ci risultano invece perfettamente tollerabili?
Che rapporto abbiamo con la nostra fertilità?
Nella mia opinione, tutto ciò rimanda ad un rapporto con la nostra fertilità in cui quest’ultima è percepita come qualcosa da combattere o dominare, una forza pericolosa da sopprimere, come un problema da risolvere o una malattia sconveniente da curare, e di conseguenza ci sembra naturale farlo a qualunque costo e con qualsiasi mezzo.
Il problema principale con questo approccio, dal mio punto di vista, è duplice:
Una visione negativa della fertilità come nemico da cui difendersi, nega e si sostituisce alla possibilità di interpretare la fertilità come risorsa psicofisica a disposizione dell’individuo: un’esperienza da vivere, uno strumento capace di generare attivamente benessere.
Sovrascrivere questo processo (pensiamo alla soppressione dell’ovulazione e della ciclicità attraverso la contraccezione ormonale) ci fa perdere l’opportunità di imparare ad apprezzare e coltivare il nostro potenziale fertile come profondo valore creativo, anziché soltanto pro-creativo, con immaginabili ricadute sul rapporto con il proprio corpo e la propria autostima;
La rinuncia ad un rapporto positivo con la propria fertilità, valorizzata in tutte le sue dimensioni psicofisiche, può dirsi pienamente consapevole? Come è noto, compiere la “scelta giusta”, soprattutto su decisioni che riguardano la salute, implica avere accesso completo a tutti i dati rilevanti che permettano di esprimere un consenso realmente informato. La chiave di ogni processo decisionale agito in consapevolezza, risiede, infatti, nella conoscenza
La realtà attuale ci mostra, però, che le cose non stanno propriamente così. Una notevole percentuale di donne ancora oggi rivela di non aver ricevuto sufficienti informazioni rispetto al funzionamento del metodo contraccettivo che sta utilizzando, né sul rapporto costi/benefici per la propria salute.
Quando compaiono effetti collaterali più o meno gravi, che conducono all’interruzione del proprio metodo contraccettivo, alla frustrazione si aggiungono la fatica e, spesso, la confusione di dover ricominciare da capo la ricerca di un modo per vivere la sessualità in modo sereno.
La situazione della contraccezione in Italia
Tuttavia, stando a recenti statistiche sul territorio nazionale, verrebbe da dire che non c’è grande motivo di preoccupazione. Infatti, in Italia l’impiego e nella diffusione dei metodi contraccettivi più efficaci è considerato ancora scarso dalle istituzioni che vigilano sul tema.
In base a questi dati, appena poco più di metà della popolazione in età tra i 18 e i 54 anni utilizza una forma di contraccezione, rispettivamente il 58% (studio AIDOS) e il 62% (studio ISTAT), con un uso di metodi ormonali che, sebbene risulti in aumento nel tempo, collocandosi tra il 13 e il 20% si posiziona ancora indietro rispetto ai dati di altri Paesi Europei.
I motivi di tali comportamenti sembrano risiedere, nel parere degli studi citati, nella difficoltà di sostenere i costi della contraccezione sicura nel tempo – per esempio, la pillola non è più rimborsabile come spesa sanitaria dal 2016 e richiede controlli medici ripetuti. A questi si sommano la difficoltà di reperibilità e di utilizzo dei metodi che richiedono intervento medico per l’applicazione, come la spirale o l’impianto sottocutaneo.
Ma è soprattutto l’accesso alle informazioni a preoccupare i ricercatori, con una percentuale media dell’85% degli adolescenti che rivela di dipendere dai contenuti delle ricerche online per la loro conoscenza della contraccezione e della sessualità (Studio nazionale di Fertilità).
Per tutte queste ragioni, alcuni metodi naturali notoriamente poco efficaci, come il coito interrotto o le app da cellulare che forniscono stime del periodo fertile, tendono ad ottenere ancora una certa popolarità e ad esssere impiegati nonostante non siano in grado di fornire una valida sicurezza contraccettiva.
Insieme agli aspetti sociali e culturali, non dobbiamo dimenticare, però, il ruolo dei fattori psicologici che conducono i partner all’uso di un metodo contraccettivo. All’origine di tale scelta, infatti, c’è sempre una storia personale e relazionale che può rivelarci molto sul nostro rapporto con la sessualità.
Chi sceglie realmente il tuo metodo contraccettivo?
E’ senz’altro auspicabile che questo momento sia vissuto dalla coppia come un’ opportunità di incontro e dialogo. E’ un esercizio prezioso per le competenze ed abilità comunicative, emotive e relazionali e rappresenta un passo importante della vita insieme.
Per entrambi i partner si tratta di un’occasione di riflettere e sostenersi reciprocamente sui delicati temi della riproduzione e del valore che essi rivestono, sia al livello personale di ciascuno, sia al livello dell’intersoggettività e dei significati condivisi.
Ci si augura, quindi, che la decisione sia maturata di comune accordo e naturalmente che non sia la conseguenza di una presa di posizione unilaterale. Ciò accade quando uno dei due partner ha già deliberato in cuor suo ed impone psicologicamente all’altro, in modo diretto oppure indiretto, di conformarsi alla sua visione.
A questo titolo, risulta particolarmente importante quel percorso decisionale definito come “pianificazione”: attraverso le fasi di acquisizione di informazioni, confronto tra alternative e discussione aperta e sincera delle rispettive preferenze, la coppia può emergere più forte e unita sulle decisioni da prendere.
Si potrebbe obiettare che il diritto all’”ultima parola” appartenga al soggetto che dovrà poi assumersi in prima persona la responsabilità del metodo selezionato. Rispetto a questo: avete mai notato che più il metodo contraccettivo è invasivo (e quindi è potenzialmente più impattante sulla salute della persona che ne fa utilizzo) e meno la contraccezione risulta equamente condivisa tra i partner?
“Il grado di invasività di un metodo contraccettivo è inversamente proporzionale alla sua condivisibilità di coppia.
E' forse tempo di rimettere la palla al centro?”
Ci sono metodi barriera il cui utilizzo può rappresentare un momento di intimità da compartecipare. Sono metodi a bassa invasività, come il preservativo maschile o femminile. Mentre altri metodi barriera più invasivi, come il diaframma ed il cappuccio cervicale, associati a spermicidi, richiedono di essere applicati internamente in vagina alcune ore prima del rapporto. Anche l’assunzione della pillola avviene in un momento temporalmente sconnesso dall’attività sessuale e non richiede la presenza o assistenza del partner.
Alle misure contraccettive più permanenti, dunque più invasive, invece, le possibili conseguenze sul piano fisico e/o psicologiche riguarderanno solo il partner che riceve l’intervento, distribuendo in maniera ancora più asimmetrica le ricadute della contraccezione di coppia.
Il punto è che ciascuna scelta rappresenta il modo in cui ci prendiamo cura della fertilità, insieme.
Scegliere il metodo contraccettivo è, quindi, una decisione personale oppure una questione di coppia? L’importante è che sia frutto della nostra piena consapevolezza! Questo significa avere la percezione di aver fatto la scelta autentica per noi, quella che ci appartiene veramente e che non provenga da pressioni, influenze o distorsioni, che possono essere tanto interne quanto esterne, sia psicologiche, sia culturali.
Quanto, infatti, i valori della società giocano un ruolo più attivo di quello che pensiamo?
“E’ considerato anti-femminista mettere in discussione il fatto che la contraccezione ormonale sia la migliore, la più sicura, la più desiderabile per le donne.” – Ilene Richman
Un contributo importante della psicologia come scienza umana è stato quello di sostenere una visione della persona come soggetto attivo nella propria vita, capace di prendere decisioni e costruire in modo personale la sua strada verso il benessere.
L’evoluzione dal modello biomedico, in cui l’autorità del professionista sanitario era assoluta, verso il modello biopsicosociale (OMS, 1947) ha permesso di ampliare i nostri sistemi di cura della salute collettiva, includendo le dimensioni più personali, intime, affettive e sociali come risorse necessarie per il benessere.
Sembra, però, che culturalmente facciamo ancora fatica a trovare la nostra autonomia nel ruolo di pazienti e ad instaurare dialogo genuino con il nostro corpo, con il rischio che affidarsi al parere medico equivalga a delegare interamente a questa figura la responsabilità delle decisioni sulla nostra salute.
SCEGLI TU?
Ci sono quindi altri “partner” invisibili in gioco nelle scelte della nostra sfera intima e sessuale. A determinare le nostre azioni sono sempre i nostri valori e schemi di pensiero, personali, culturali e sociali.
Ma quando non ne siamo consapevoli, significa che in realtà qualcuno sta scegliendo per noi.
Ad esempio, una visione comunemente diffusa della gestione della salute femminile sostiene da decenni la contraccezione ormonale come trionfo della scienza sulla natura – quella umana – fatta di cellule, certo, ma non soltanto.
E’ spesso considerata non solo come uno dei più efficaci metodi anticoncezionali esistenti (e di fatto, se usata correttamente, lo è), ma ancora oggi come un potente strumento di emancipazione femminile, esattamente come lo fu alla sua nascita, a partire dagli anni ’60 (quando il divorzio non era ancora una realtà e sottrarsi alle gravidanze non desiderate ancora più problematico di oggi).
Da quel momento, lungo il susseguirsi delle generazioni, il messaggio sulla contraccezione ormonale come sinonimo di modernità, progresso scientifico e libertà ha riecheggiato fino a noi.
Ma accanto a queste voci se ne levano delle altre. Raccontano una storia in qualche modo diversa e non si arrendono al timore dei giudizi e critiche che le etichettano come “irragionevoli” o “retrograde”. Sono quelle di donne che si dichiarano non più disposte a rinunciare alla loro integrità corporea in cambio della protezione dalle gravidanze. Perché ciò che era una liberazione al tempo, oggi ha cambiato significato.
Vogliono di più. Sono donne che hanno deciso di seguire il proprio intuito nel cercare una maniera rispettosa e fisiologica di vivere la sessualità in sicurezza ed hanno trovato nella scienza ogni buona ragione per farlo.
Sono le donne che puoi trovare qui nel forum, con le loro voci, la loro esperienza e la loro enorme forza che le ha guidate a scegliere la contraccezione naturale! A volte hanno remato contro chi voleva scoraggiarle, molte hanno impegnato tempo a valutare pro e contro, ad informarsi, a capire - e tutte hanno deciso che rispettare il proprio corpo ed amare la propria fertilità era la scelta migliore!
E se sei qui, potresti essere anche tu una di loro!
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Dott.ssa Jessica Borgogni
www.jessicaborgogni.it
Psicologa dell'area clinica e perinatale
Educatrice del Metodo Ladyfertility
I miei grafici: https://www.fertilityfriend.com/home/1db1de
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