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Omosessualità e Cristianesimo

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Messaggio Da Jessica Mer Giu 29, 2022 12:54 pm

Prima che finisca il pride month, mese della consapevolizzazione contro l'omotransfobia, vorrei offrirvi questa riflessione sul mondo cristiano in rapporto alle tematiche LGBT.

I motivi per farlo sono tanti: primo fra tutti spezzare il circuito dell'ignoranza, che spesso ci impedisce di vedere la realtà.
Quando nel 2020 stavo affrontando la mia trasformazione verso la Cristianità (non uso il termine "conversione", anche se risulterebbe più semplice, perché lo trovo improprio), questo è stato un tema che ho studiato al meglio delle mie possibilità, perché non volevo aderire ad una tradizione religiosa che alimentasse intolleranza o rifiuto verso una minoranza oppressa.

La sintesi dei miei studi però mi ha rapidamente portato sollievo!

Sollievo, perché ad una lettura di facciata del mondo cristiano il tema dell'opposizione verso la comunità LGBT è ancora pericolosamente molto presente, purtroppo.
Temevo di scoprire che la religione che mi aveva così fortemente chiamata a sé fosse un culto di rigidità e intransigenza, che proponesse una visione del mondo che coltivasse stereotipi ed incomprensioni rispetto alle distinzioni tra umani, invece di comprenderle e riconciliarle.

Vorrei quindi fare la mia parte condividendo le riflessioni che mi hanno aiutato a proseguire nel mio cammino  Omosessualità e Cristianesimo 936791

Qui di seguito approfitto per fare chiarezza sulla terminologia relativa a sesso vs genere, orientamento sessuale e identità!
Se ritieni di avere già familiarità con questi concetti, passa pure ai paragrafi successivi Omosessualità e Cristianesimo 13860 altrimenti, ti invito prima a leggere questa parte!

TERMINOLOGIA

Il sesso di un individuo si riferisce alla forma dell'apparato riproduttivo che possiede, distinto per la specie umana in due tipi prevalenti: maschio e femmina. Questo tratto è codificato geneticamente dal cromosoma sessuale X (=femmina) o Y (=maschio) di un individuo e tipicamente genera corrispondenza tra il sesso genetico ed il sesso anatomico. Più raramente la forma dei genitali esterni e/o interni di una persona non coincide con quello previsto per il suo sesso genetico, come può essere nel caso delle persone intersex o altre condizioni mediche specifiche.

Il genere di una persona si riferisce, invece, all'insieme dei comportamenti e percezioni sociali rispetto all'essere "uomo" (o "ragazzo") e "donna" (o "ragazza").
Questo è un costrutto culturale, ma non una novità moderna, bensì un aspetto documentato da sempre in antropologia. Infatti, culture diverse presentano diversi tipi di genere, non soltanto "uomo" o "donna", come li conosciamo oggi nella società occidentale. In alcune culture il genere può essere transitorio nella vita di una persona (la persona vive parte della vita secondo un genere e poi lo "cambia" ed eventualmente ritorna a quello originario, in base alle funzioni sociali che deve svolgere) possono essere espressi più generi contemporaneamente ed in generale l'espressione di un genere anche "riconoscibile" perché simile a quelli che conosciamo può essere diversa (il modo di essere "donna", per esempio, può corrispondere a copioni socio-culturali molto diversi tra culture diverse)

Il sesso è quindi una dimensione biologica e genetica (è obiettivo), mentre il genere è una dimensione psicologica, sociale e culturale (è soggettivo).

Orientamento sessuale
Quando una persona è attratta da persone del sesso opposto, è definita eterosessuale, quando è attratta da persone dello stesso sesso è definita omosessuale, rispettivamente dal greco "etero", ovvero "diverso", ed "homo", ovvero "uguale". Quando è attratta da entrambi, è definita bisessuale. Quando è attratta dalle persone in modo indipendente dal genere, è definita pansessuale (dal greco "pan", "tutto"). Esistono altre sessualità identificate in letteratura, ma non mi soffermerò su queste.

Identità di genere
Quando sesso e genere coincidono, un individuo con genitali maschili si percepisce e si identifica come uomo, una persona con genitali femminili si percepisce ed identifica come donna. Quando una persona non percepisce appartenenza psicologica al genere associato al proprio sesso biologico, ma a quello opposto, la persona è definita transgender, dal Latino "trans", che significa "attraverso", "attraversare". Cis-gender è invece utilizzato per riferirsi ad una persona che percepisce coesione tra il suo sesso e il suo genere. Il prefisso "cis" deriva sempre dal Latino e significa "congruente", "dallo stesso lato". L'uso di questi prefissi per riferirsi all'identità di genere deriva dalla chimica, dove sono usati per riferirsi all'aspetto di molecole della stessa sostanza, che possono però avere strutture speculari (chi vuole approfondire, è il fenomeno della chiralità, che significa "specchio")

Alcune persone invece non percepiscono alcuna appartenenza psicologica ad un genere e si considerano non-binarie (o a-gender, gender free), mentre altre persone si percepiscono appartenenti ad entrambi i generi (bi-gender). Esistono altre identità di genere oggi identificate, ma anche in questo caso non mi soffermerò molto su queste.

L'orientamento sessuale e l'identità di genere sono dimensioni collegate (motivo per cui le ho raccolte in un'unica riflessione), ma solo parzialmente sovrapposte.
Ovvero, una persona può essere cis- o trans-gender ed essere etero- oppure omo-sessuale, e così via.

N.b. In base a questo, si comprende che l'espressione "sesso assegnato alla nascita" (es. AFAB, AFAM in inglese), oggi abbastanza diffusa nella community LGBT, non è in realtà corretta quando si applica a persone delle quali il sesso è facilmente caratterizzabile (la maggior parte). Tale espressione nasce originariamente nel contesto dell'assegnazione del sesso (e a cascata del genere) di persone intersex, ovvero che alla nascita presentano un'anatomia riproduttiva ibrida, non chiaramente distinguibile in uno dei due sessi conosciuti, maschio e femmina.

In passato purtroppo la condotta medica predominante era quella di identificare a quale sesso i genitali somigliassero di più e in base a questo i genitori avrebbero cresciuto il bambino secondo il genere congruente a tale sesso. Questo ha causato vari problemi psicologici ai soggetti coinvolti ed oggi è un approccio che richiede molta più cautela.

Per le persone che invece alla nascita presentano un sesso distintamente maschile o femminile, tecnicamente il sesso non può essere "assegnato", in quanto è una caratteristica biologica di fatto: sarebbe come dire che il colore "assegnato" del cielo è blu - semplicemente diciamo che "il cielo è blu", poiché questo è l'aggettivo che si usa per descriverne l'aspetto, al pari di "maschio" o "femmina" per una persona rispettivamente dell'uno o l'altro sesso.

Queste definizioni in breve tentano di descrivere l'esperienza psicologica di persone diverse, che tutti siamo chiamati a rispettare, in quanto legate al vissuto e al cammino personale di ciascuno.

TORNANDO AL TOPIC...

Come si pongono i Cristiani verso questi temi? Come dovrebbero porsi?
L'intolleranza è purtroppo ancora un atteggiamento prominente ed è invece fondamentale andare alla radice della questione per combattere pregiudizi poggiati sull'inconsapevolezza e le distorsioni delle Scritture.

Ma partiamo da quelle che si possono riassumere come le tre posizioni principali dei cristiani nel mondo attualmente verso il tema dell'omosessualità (riprenderò in un altro topic il tema del transgenderismo nel Cristianesimo)

Posizione 1) L'omosessualità è peccato perché lo dice la Bibbia. A dire il vero, questa posizione riguarda poco l'Italia, dove il Cattolicesimo è la denominazione prevalente e quindi la guida del Clero viene ascoltata ancora prima della parola di Dio. Ma nelle denominazioni Protestanti, ad esempio, è corretta la prassi che porta a ricercare conferme e punti di riferimento sicuri nella Parola.

Cosa dice quindi la Bibbia sull'omosessualità?

A mio avviso, prima di tutto è doveroso chiederci questo.

Il problema è che pensare di aprire la Bibbia e trovare la risposta già pronta è generalmente molto rischioso e teme di essere fuorviante o creare pericolosi preconcetti, se prendiamo la Parola sempre alla lettera, senza senso critico.

Non dobbiamo infatti scordare che la lingua nativa del Cristo era l'Aramaico (dialetto galilaico), insieme all'Ebraico ed al Greco che sono rispettivamente le due lingue in cui la Bibbia è stata trascritta originariamente. Dunque, tutto quello che leggiamo nei nostri testi sacri al giorno d'oggi in altre lingue è per forza di cose una traduzione, frutto dell'opera dell'uomo e dunque soggetta non solo ad errore, ma anche alle trasformazioni culturali intervenute nel tempo.

L'esegesi (=interpretazione delle Scritture, fondamentale per il rapporto con Dio) deve tenere conto di questi aspetti e non essere soppiantata dal desiderio di snocciolare versetti come formule matematiche di pronta soluzione!

La realtà è che la Bibbia non parla mai di omosessualità, intesa come orientamento sessuale, come la conosciamo oggi.

I versi tipicamente citati a supporto della visione dell'omosessualità come peccato sono Levitico 18:22 e Levitico 20:12.
Le versioni moderne della Bibbia traducono questi passaggi come "l'uomo non deve giacersi con altro uomo come fa con la donna, poiché ciò è un abominio."
Il problema è che ritornando alla parola originale in Greco, troviamo che l'uomo non deve giacersi con arsenokoitai, ovvero con giovani bambini maschi.
Questo passaggio biblico infatti condannava severamente ciò che era una prassi dell'epoca nei templi pagani, teatro di prostituzione minorile e pederastìa, spesso a sfondo rituale.

Certamente possiamo tutti convenire che tale ammonizione sia assolutamente giusta da un punto di vista morale ed allineata alla legalità soprattutto in tempi moderni.
E noteremo però che è anche completamente distante da qualsiasi concetto di relazione adulta e consenziente di natura sentimentale o sessuale di tipo omosessuale.
Questo concetto, infatti, non esisteva pubblicamente all'epoca come lo conosciamo oggi e compare solo a metà del 1800 in manoscritti in lingua tedesca.

Anche Martin Lutero nella sua traduzione tedesca della Bibbia utilizza il termine knabenschander, "molestatore di bambini".

La prima volta che la parola "omosessuale" compare invece nella Bibbia è in una versione tedesca del 1983. Alcuni studiosi ritengono che questo fosse un riflesso del clima culturale dell'epoca, in cui la diffusione dell'HIV era un tema prominente nella società ed inizialmente la promiscuità di uomini omosessuali era stata incolpata di essere la causa (oggi sappiamo che statisticamente la probabilità di contagio più alta deriva da un rapporto con uomo eterosessuale coniugato).

Inoltre, un'obiezione all'uso di questi versi risiede nel fatto che la Bibbia non cita mai in alcun modo i rapporti omosessuali femminili e per tale discriminazione non sarebbe peraltro offerta alcuna spiegazione nei testi stessi.

Specifico che il mio intento qui non è portare una disamina completa ed accurata dell'argomento, perché è molto vasto e non intendo mettermi al pari di chi ha studiato la materia molto più di me: quello che voglio fare è darvi lo spunto a fare voi stesse ricerche ed approfondimenti, perché questo vi porterà semplicemente più vicino alla parola di Dio, più vicini a Cristo, più vicini al Padre. E non è quello che un Cristiano desidera?

Ci sono autori che hanno trattato la questione in grande dettaglio e ve ne consiglio le letture: un esempio è Matthew Vines, attivista LGBT statunitense ed autore del libro
Posizione 2) L'omosessualità è peccato, ma la Chiesa rifiuta il peccato, non il peccatore

Questa è una visione espressa soprattutto in seno alla Chiesa Cattolica, che si premura di distinguere la condanna di un atto considerato impuro dalla condanna globale della persona che lo compie.

La Chiesa infatti accoglie il "peccatore" e non lo rifiuta, scegliendo una posizione moralmente più evoluta, anche perché non desidera alienare il fedele dal culto.

Il problema con questa visione è che ha generato conseguenze molto problematiche, tra cui la nascita di vari programmi (soprattutto negli Stati Uniti) di "conversione terapeutica" attraverso la preghiera. I danni psicologici di queste "terapie" sono elevatissimi, in quanto oggi sappiamo dalle scienze psicologiche che l'orientamento sessuale NON è una scelta e pertanto NON si può modificare né attraverso la forza di volontà, né dall'esterno con interventi di vario tipo.

E' certamente però esistita una generazione di uomini e donne che si sono auto-persuasi a contrarre matrimonio (un sacramento molto importante nella visione della vita di un Cristiano), facendo di fatto pura violenza a loro stessi, al coniuge, alla famiglia che hanno costruito su premesse che, purtroppo, poggiavano sulla falsità. Una condotta certamente non biblica (Satana è il padre della menzogna!) e quindi non da incoraggiare.

L'alternativa che questa visione propone ai fedeli omosessuali è di semplicemente accettare, con spirito di contrizione e sacrificio, la "croce" di... essere nati con "desideri sbagliati"? In questo allora però c'è un giudizio verso Dio che li ha creati così. C'è inoltre l'enorme peccato di considerarsi superiori poiché eterosessuali e risparmiati da tale croce. Le derive di questo pensiero sono tante e tutte sdrucciolevoli...

E poiché il peccato risiede nell'atto, e non nel cuore, la via che per loro è tracciata come unica possibile secondo questa visione è quella di vivere una vita non solo di completa castità, ma anche in isolamento sociale, deprivati di relazioni non solo sessuali, ma anche romantiche.

D'altronde, il messaggio di Cristo è un messaggio di accoglienza del sacrificio e di trasformazione attraverso la sofferenza. Cristo non viene per garantire che tutti siamo sempre felici, realizzati o auto-determinati, come piace alla Psicologia. Anzi, ci viene fatta espressa richiesta di "non conformarci (più) alle maniere del mondo". Però nella stessa frase ci viene al tempo stesso chiesto di "rinnovare la nostra mente", attraverso Cristo.

Romani 12:2 "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà."
Romans 12:2 "Do not conform to the pattern of this world, but be transformed by the renewing of your mind. Then you will be able to test and approve what God’s will is—his good, pleasing and perfect will"


E' quindi doveroso notare che mentre una vita all'insegna del celibato o nubilato è considerata un percorso che glorifica Dio, questo si applica SOLO nel caso in cui sia una scelta attiva, consapevole, che genera gioia, pace ed altri sentimenti biblici in chi sceglie questa strada, come troviamo in:

2 Corinthians 9:7 "Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia."
2 Corinthians 9:7 "Each one must give as he has decided in his heart, not reluctantly or under compulsion, for God loves a cheerful giver"


Mortificare il proprio desiderio umano di compagnia, relazione, intimità profonda con l'altro è castrante e contrario alla gloria divina, quando se è fatto invano e non come puntuale obbedienza ad una esplicita e chiara prescrizione da parte di Dio. Soffrire invano infatti non è biblico e anzi annulla il potentissimo significato del sacrificio di Cristo, che ci invita a riempire di significato la sofferenza per vincerla.

E di nuovo, nulla nella Bibbia ci dà indicazioni contrarie all'esistenza di un rapporto profondo, tenero, sentimentale tra due uomini oppure due donne. Anzi, al contrario, il patto di alleanza (covenant) tra Davide e Gionata ad esempio ci parla di un rapporto molto speciale e caro a Dio, visto che aiuta addirittura Davide a salvarsi la vita ed accedere al trono, come Dio aveva designato.

Il che ci porta alla...

Posizione 3) L'omosessualità non è peccato, la Bibbia è silenziosa sull'argomento

Questa è una posizione più moderna che comincia a farsi strada (e chissà, perfino data per scontata in epoche precedenti senza che nella nostra ci sia noto), man mano che il mondo cambia le sue forme e, sebbene la parola di Dio e Cristo siano gli stessi "oggi, domani e sempre", siamo condotti a fare i conti col fatto che sempre di meno esistono risposte pronte, preconfezionate, a cui poter attingere dalla Bibbia. E' sempre più necessaria dunque l'esegesi per avvicinarci a Dio e vivere pienamente nella Sua parola.

Se utilizziamo questo approccio, comprendiamo allora che l'omosessualità è un tema su cui la Bibbia semplicemente non si pronuncia. Non condanna, non approva, non si esprime. E se questo può sorprenderci o metterci in confusione, dobbiamo considerare che fa lo stesso per molte altre questioni di grande importanza sociale, culturale o spirituale. Semplicemente i testi sacri, soprattutto nel Nuovo Testamento, la guida per i Cristiani, non sono un elenco statico di divieti e permessi, ma emanano princìpi ispiratori, attraverso i quali possiamo dare risposta ai nostri quesiti di vita e che possano così davvero continuare ad essere vivi nei secoli dei secoli.

Ad esempio, nel Nuovo Testamento è riconfermata l'importanza del matrimonio tra uomo e donna, come dono consacrato da Dio che permetta loro di evitare l'immoralità sessuale. E' prescritto chiaramente che ogni uomo avrà una moglie, prendendo le distanze dalla poligamia dell'Antico Testamento; è sottolineata in tantissime parti diverse l'importanza di celebrare l'unione tra uomo e donna, denominata "matrimonio", caratterizzata dalle specificità biologiche, psicologiche ma anche socio-culturali associate a questo tipo di unione.

Mentre un altro aspetto collegato sul quale la Bibbia sembra offrire silenzio è la questione del matrimonio per coppie omosessuali o in generale sulla loro ufficializzione o regolarizzazione da un punto di vista socio-legale. La deduzione logica è che ciascuno è libero di vivere i propri sentimenti e la propria sessualità secondo le forme designate da Dio o comunque purché non in contravvenzione di forme espressamente vietate (quelle che ad oggi, grazie a Dio, sono illegali).

Facendo un passo oltre, la Bibbia sembra suggerire la visione di una società dove ogni tipo di rapporto ha la propria specificità: il sacramento del matrimonio tra uomo e donna per le coppie eterosessuali e quelle che oggi chiamiamo "unioni di fatto" per le coppie omosessuali.
Il primo come continuazione del modello forgiato con la Genesi, del quale si fa espressamente menzione sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, e forme civilmente riconosciute, di pari diritti e doveri, che sanciscono ogni altra forma di famiglia, verso cui dal punto di vista biblico non c'è alcun divieto.

Il motivo per cui la Bibbia può aver scelto di esprimersi sul matrimonio eterosessuale, mentre è silenziosa sulle unioni omosessuali è perché quest'ultime hanno meno ricadute sulla trama della società, in quanto non prevedono l'accesso automatico ad una progenie ed alle questioni patrimoniali associate (aspetti su cui sappiamo ricorre enfasi nell'Antico Testamento).

Se qualcuno vede una segregazione in questa proposta, io incoraggio a vederla dall'altro lato come un rispetto delle specificità, in entrambe le direzioni.
Infatti sarebbe una fallacia logica sostenere che per ottenere pari diritti e doveri sia necessario appiattire qualunque differenza tra gli essere umani: anzi, si può ritenere che valorizzare tale specificità possa servire a rispettarla maggiormente come autonoma e dignitosa allo stesso modo, ciascuna forma nella propria unicità, ciascuno secondo il cammino che Dio ha per lui o lei.

Che ne pensate? come sempre, ogni punto di vista è accolto Omosessualità e Cristianesimo 412261

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Dott.ssa Jessica Borgogni
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